Sarà sempre meglio che lavorare, però anche il mestiere di giornalista presenta i suoi svantaggi. E così, nel bel mezzo del torrido agosto, tra Nerone e Caligola, Josefa Idem e Usain Bolt, purtroppo ci tocca doverci difendere da attacchi non richiesti che screditano la nostra testata. Ad agosto, dicevamo, non c’è granché da scrivere e così Italia Oggi non ha trovato di meglio che pubblicare un articolo su di noi così titolato: “Linkiesta ci riprova, mezzi freschi dopo il rosso di un milione”. Di fatto il quotidiano traccia un quadro fallimentare della nostra impresa editoriale, soprattutto a livello economico. In soldoni, scrivono che il giornale ha pure un suo seguito (bontà loro), ma ha perso più di un milione in un anno, coi ricavi praticamente a zero (70mila euro). E che il risultato è stata una mazzata per i soci. Una tale botta che l’aumento di capitale è stato aperto e chiuso nel giro di poche settimane.Vale la pena ricordare che lo stesso giornale giallo, tre mesi fa, aveva anticipato la notizia dell’aumento di capitale scrivendo però che i ricavi erano pari a 400mila euro. Allora la notizia fu presentata come una rinnovata fiducia dell’assetto societario, oggi come una disfatta.Ma veniamo a noi. Brevemente, così non vi facciamo perdere tanto tempo. Nessuno degli ottanta soci de Linkiesta era così folle da credere che in un anno e mezzo una start-up avrebbe potuto sfondare e reggersi sul mercato. Come peraltro scritto giustamente da Italia Oggi tre mesi fa, il pit-stop per fare rifornimento era ampiamente previsto. Rifornimento, alias aumento di capitale, che non solo è avvenuto in poche settimane, ma che ha lasciato fuori altri investitori pronti a mettere soldi ne Linkiesta. Insomma, andiamo talmente male che nuovi soci bussano alle porte e noi, che un po’ ce la tiriamo è vero, riapriremo le casse solo a settembre. Venendo a toni più seri, l’aumento di capitale per un valore di 1 milione di euro è stato già sottoscritto. E a settembre ci sarà l’apertura di una piccola finestra per soci internazionali e leader su Internet che ci hanno chiesto di poter partecipare e non vedono l’ora. Nel frattempo – ricordando che noi, diciamo noi, non abbiamo debito – un altro professionista che di Internet sa poco, Stefano Maruzzi, ex capo di Google Italia, è entrato nel nostro cda; la struttura si è dotata anche di un direttore generale, Davide Meretti, proprio per affrontare in modo adeguato lo sviluppo de Linkiesta; e il parco firme si è arricchito di un certo Luca Ricolfi. Insomma, atteggiamenti tipici di un giornale in crisi.Certo, stare sul mercato non è semplice. Lo sapevamo. Del resto abbiamo scelto di non fare alcuna richiesta di finanziamento pubblico e affidarci esclusivamente alla nostra voglia di lavorare e informare. Il prodotto, e voi ce lo confermate, cresce di giorno in giorno. E ce lo testimoniano anche le “attenzioni” della concorrenza. Cui, però, noi facciamo un grande in bocca al lupo. Nel mondo dell’editoria c’è posto per tutti. Basta avere tanta passione e magari un pizzico di invidia in meno.
9 Agosto 2012