Bonino: “Renata? È lì da anni, poteva fare qualcosa prima”

Bonino: “Renata? È lì da anni, poteva fare qualcosa prima”

«Sono qui per dire basta», dichiara Renata Polverini all’inizio della seduta straordinaria del Consiglio Regionale del Lazio. Una seduta convocata per affrontare l’uragano Francone Fiorito, consigliere regionale ed ex capogruppo Pdl, che avrebbe fatto un uso più che disinvolto dei fondi del partito e ora indagato per peculato. Quello che è accaduto, sostiene la Polverini, è «una catastrofe che può essere paragonata all’alluvione di Firenze». La prende da lontano, ma la metafora è chiara: il fango che emerge dai fiumi di soldi dei finanziamenti consiliari sta tracimando, e rischia di travolgere tutto e tutti. E così bisogna intervenire e fare pulizia, altrimenti, «con il nostro comportamento rischiamo di far perdere credibilità alle istituzioni». E quindi, «o si cambia o si va tutti a casa». Un cancro che «va estirpato, come il mio tumore». Ne emerge una Polverini immacolata che combatte contro l’ingiustizia? Come spiega a Linkiesta Emma Bonino, sua avversaria per le elezioni regionali, (terrà martedì 18 una conferenza stampa con i radicali sulla questione), «Dico solo che è stata eletta nel 2010, e sono passati due anni e mezzo. Il tempo non le è mancato, poteva fare qualcosa prima».

Duro anche il Pd, che chiede le dimissioni della governatrice, mentre il Pdl, dopo ore roventi di trattative, ha risposto alle sue richieste, confermando la fiducia al nuovo capogruppo, Francesco Battistoni, dopo che lo stesso Fiorito si era dimesso. Insomma, cerca di placare la situazione. Lei chiede un giro di vite sui finanziamenti ai gruppi consiliari: «Azzerare i contributi destinati ai gruppi consiliari e sospendere quelli per il loro funzionamento» e poi «dimezzare le commissioni consiliari e cancellare quelle speciali», e infine la «riduzione di consiglieri e assessori». Uno scontro politico, duro.

Ma sullo sfondo di tutto c’è lui, Francone Fiorito, l’ex capogruppo Pdl quarantunenne, detto er Batman perché una volta cadde dalla moto stando fermo, enorme e acrobatico, soprattutto nelle spese lussuose e lussuriose. Esagerate come il Suv di cui «aveva davvero bisogno», e che ha comprato con i soldi del partito, cioè pubblici, (88.000 euro) anche se poteva utilizzare un’auto blu in quanto consigliere, ma anche altri sperperi e movimenti strani dei conti correnti segnalati dalla Banca di Italia, da dove è cominciato tutto. Le indagini continuano, e lui sceglie di collaborare, sventolando, o minacciando di svetolare, le ricevute di altri consiglieri Pdl, che a suo avviso rivelerebbero che, nel sistema malato, non fosse il solo. 

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