Le amiche che ho sono quasi tutte di sinistra. Dico quasi per scrupolo di memoria, ma non ricordo una destra significativa nella mia vita e se c’è stata evidentemente non deve aver lasciato tutto questo segno. Con queste amiche (di sinistra), le volte che ci si incontra, il tono della leggerezza consapevole è probabilmente quello che mi piace di più. La loro leggerezza, ovviamente, perché – qui lo dico e non lo negherò mai – considero le donne decisamente più mature e più profonde degli uomini.
È proprio con questa premessa storica che ho felicemente aderito alla proposta di Massimiliano Gallo, amico e collega indispensabile di LK, di buttare giù due righe sul suo blog che testimoniassero una certa nostra partecipazione emotiva (controllata e divertita, ca va sans dire) alla Minetti bagno(s)vestita. Max Gallo ha risolto come sapete. Apriti cielo.
Ecco, appunto: perché non ti apri, cielo? Perché sotto la volta celeste non si può attribuire anche a noi, maschi inferiori, una certa leggerezza consapevole, pur con la semplificazione delle parole, che non è proprio volgarità, ma risoluzione emotiva e vagamente goliardica di un sorriso compiaciuto?
Non mi è mai sfuggito quello stesso sorriso sulla bocca delle mie amiche (di sinistra), quando magari in gruppo si assisteva al passaggio di un ragazzo molto, molto carino, o di un uomo decisamente affascinante. Ebbene, spesso i commenti viravano al «peggio» (secondo la morale corrente), perche non di rado partiva, da una di loro, un «hai visto che fico pazzesco?» che raccoglieva l’adesione divertita di tutte le altre. Non solo. Molto spesso mi hanno raccontato, sempre le mie amiche di sinistra, che nei conciliaboli più intimi e raccolti, le parole e i linguaggi subirebbero un surriscaldamento erotico di un certo peso, così da ricreare quell’atmosfera goliardica che maldestramente ieri vi avremmo proposto.
Qui allora vorrei porvi la questione: c’è evidentemente, da parte di certi mondi femminili, una non-fiducia nella leggerezza consapevole dei maschi (quella che fa delle donne persone lievi e profonde), l’idea che si possa dire e fare una cosa che si chiude nel momento stesso in cui viene immaginata, che non subisce pelosi trascinamenti maschilisti, che viene pensata (sembra incredibile) nel massimo rispetto per l’altro sesso. Che non ha altro obiettivo che muovere al sorriso. (Un secondo dopo avere scritto quel post sulla Minetti, il collega Gallo e il sottoscritto erano tornati a occuparsi dello scandalo della Regione Lazio). Altrimenti, si dovrà concludere che i maschi sono grevi per definizione (e moltissimi lo sono, per carità) e le donne invece sempre eteree, pur nella sostanziale identità dei linguaggi.
C’è evidentemente una questione culturale. Su questo dobbiamo parlarne, credo.
E poi, lasciatemi ancora il tempo di una malizia. Anche questa piuttosto consapevole. Il sospetto che il soggetto prescelto per la nostra scorribanda – la signorina Minetti – abbia grandemente contribuito al fastidio collettivo è forte. E naturalmente, ciò era nel conto. Una parte di voi identifica questa persona con il Male e se questa è la pietra di paragone nessun ragionamento potrà convincervi del contrario. Ma la signorina Minetti è semmai «solo» una profittatrice di questo tempo malato, ne è la conseguenza, l’effetto, non la causa.
Altrimenti, prima ancora di mettere sotto una lente di ingrandimento un post di LK, sarebbe utile rivolgere al Corriere della Sera, il giornale liberal ed elegante per eccellenza, la seguente domanda: come mai, sul vostro sito, ogni giorno (ogni giorno) c’è una galleria fotografica della signorina Minetti mentre fa shopping in centro a Milano, mentre mangia una pizza a Milano, mentre guida a Milano, mentre parla al telefonino a Milano, mentre briffa con le amiche olgettine a Milano?
Insomma, care amiche, regalate anche a noi maschi la buona fede di una leggerezza consapevole. Qualcuno non vi deluderà.