Fenomenologia del camper, ecco cos’hanno in comune Renzi, Baudo e Grillo

Fenomenologia del camper, ecco cos’hanno in comune Renzi, Baudo e Grillo

Ci sono almeno due camper a rilievo pubblico che stanno girando lo Stivale. E scorrazzano due personaggi che, per quanto dissimili, sono straordinariamente vicini, in sorprendente rottamatoria simpatia. Sono Matteo Renzi con la sua campagna “Adesso!” e Pippo Baudo con la sua trasmissione tv “Il Viaggio”. Cosa c’entri lo sfasciacarrozze democrat e l’emblema dell’andreottismo applicato al quinto potere, è presto detto: come l’uno vuole mandare a casa la classe dirigente del Nazareno, così l’altro ha lanciato strali contro i papaveri di Viale Mazzini, sospettati di boicottaggio, e colpevoli di volerlo sostanzialmente pensionare.

Con una certa sottigliezza il Pippo baldo ha scelto la platea lasettica di Cristina Parodi – renziana per via coniugale, essendo moglie di Giorgio Gori, braccio sinistro del sindaco fiorentino – per accusare la Rai, la Chiesa («Il Papa ha sbagliato a non partecipare ai funerali del Cardinale Martini»), e gli ultrasettantenni più in vista della politica e del piccolo schermo (il coetaneo Berlusconi e il disprezzato Vespa, nonché il compatito Fede). Lui, nato a Militello, Catania, nell’anno del signore 1936. Separato anagraficamente da quarant’anni con Renzi, avverte la sua medesima indole di sollevazione. Scontro generazionale, si chiama: solo che Pippo ce l’ha con la propria, di generazione. Ma poco importa, viva il nuovo, viva Renzi!

Il camper, si diceva. Lo stesso mezzo prescelto da quell’ircocervo nato dall’accoppiamento fra palcoscenico e politica: Beppe Grillo. Anche Grillo sceglie il camper, per i suoi spettacoli-comizi (o comizi-spettacoli, se si preferisce). Ma che avrà questo camper per attirar così? È forse perché accomoda la libertà (se vuoi quella e basta, non serve più d’una moto) nel calore del gruppo che tutto insieme si muove e si riposa. In qualche modo un conciliatore di famiglie (concetto fondamentale per la partita di Renzi, e anche per Baudo), più stabile e compatto della roulotte perché non separato dalla motrice. L’auto più la casa, la strada con annesso il nido. Un sano simbolo nazional-popolare, pacifico e amoroso, in quanto provvisto di andamento lento e multifunzionali posti-letto. 

Televisivamente, valorizzato per la prima volta con scelta geniale in una non geniale benché seguitissima trasmissione come “Stranamore” che aveva il camper e i baffi di Alberto Castagna. Politicamente, identificato con intelligenza da Renzi (che essendo toscano ha in casa nella senese Poggibonsi la capitale dei camper e dei caravan) come mezzo adatto alla sobrietà di gruppo, più contenuto del pur vincente pullman prodiano (per non parlare delle navi da crociera, il così discreto veicolo elettorale del Cavaliere…).

Camper, e così sia. Peraltro è un mezzo che agli italiani piace non poco. Giusto domenica scorsa a Parma si è chiuso il più importante salone nazionale del ramo (il secondo in Europa): 120 mila persone accorse, 2 milioni le pagine visualizzate sul sito durante i nove giorni di manifestazione. Cultori dei profilati, dei motorhome, dei van, dei mansardati. Scovatori di percorsi, di mete, di parcheggi. Viaggiatori en plein air, non turisti della democrazia. Che annoverano nel club un arrembante aspirante premier, un temutissimo leader anti-sistema e il più inaffondabile dei nostrani showman. Hai detto niente.

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