Fermare il Declino si mangia Italia Futura: il paese reale se ne accorgerà?

Fermare il Declino si mangia Italia Futura: il paese reale se ne accorgerà?

Ci sono più elementi di stravaganza politica – se non proprio d’inattendibilità progettuale – nella fusione fredda di Italia Futura e Fermare il Declino, le due organizzazioni politiche che si richiamano alle figure di Luca di Montezemolo e Oscar Giannino. Intanto, l’interrogativo più evidente e che non ha avuto (ovviamente) una risposta definita e definitiva da parte dei protagonisti: chi si è sciolto veramente nell’altro? Qualche giorno fa, a Roma, i due eserciti si sono fronteggiati in una convention comune per capire se i punti di contatto potessero sovrastare le diversità, in modo poi da procedere compatti verso una comune felicità. E, almeno apparentemente, così è andata, come speravano peraltro i maggiorenti dei due schieramenti, consapevoli che, prese singolarmente, le organizzazioni non avrebbero potuto contare su un sensibile interesse (elettorale) dei cittadini.

Vorremmo provarci noi, a grattare sull’opportunità politica che ha consigliato a IF e FID una sostanziale e paritaria convergenza di facciata per dirvi subito chi ha perso, e anche duramente: Italia Futura. E per mano – per alto tradimento si potrebbe dire – dei suoi più autorevoli dirigenti, legati a tal punto al presidente della Ferrari da abbandonarlo nel momento più delicato. Non era ancora nata, infatti, la corrente «gianninista», che già i tre cervelli di Italia Futura, Nicola Rossi, Andrea Romano e Irene Tinagli, avevano apposto la loro firma in calce al suo manifesto, peraltro di tale leggerezza da rasentare l’impalpabilità. Si era in questo modo formalizzata ai più alti livelli l’inconsistenza politica del candidato Montezemolo e dall’interno della sua organizzazione: il padre ucciso dai suoi stessi figli!

Oscar Giannino avrà particolarmente goduto di questa (effimera) vittoria, ma sapendosi ancora troppo debole sul piano economico, ha pensato di sfruttare cinicamente la potenza di fuoco dei cugini «perdenti». Il comunicato di Fermare il Declino che racconta l’incontro tra i due eserciti («Sabato si è tenuto a Roma un incontro tra Fermare il Declino e Italia Futura, presso la sede nazionale di IF: loro hanno uffici e personale retribuito, sono in pista da due anni e mezzo…») è un piccolo capolavoro di diplomazia mal riuscita, perché in un sol tempo ribadisce la supremazia intellettuale di FID attraverso il sarcasmo assai poco liberale del riconoscere agli «amici» un’invidiabile condizione da riccastri. Sembra quasi maliziare, Giannino: ma perché avete addirittura personale retribuito se non siete capaci di fare politica?

Definita (da Giannino, ma anche dall’inconsistenza montezemoliana) la primazia intellettuale, le due organizzazioni sono passate a immaginare lo sviluppo di un’unica creatura politica. Vi risparmiamo il linguaggio un po’ burocratese, per cui vi sarebbero commissioni, sottocommissioni, commissari organizzativi, segretari regionali (con polemiche annesse) etc, etc., e ci soffermiamo su uno dei punti distintivi dell’iniziativa comune: le questioni condivise e da condividere. 

«Noi – recita il comunicato di Giannino – restiamo fedeli all’idea che partiti e movimenti con una linea definita su ogni cosa siano un retaggio delle vecchie chiese. Nasciamo su alcune priorità per invertire il declino italiano, riconosciamo che dobbiamo perfezionare (?) profondità ed estensione delle nostre proposte su alcuni temi, ma non ambiamo a diventare produttori di linea per ogni voce dell’enciclopedia». 

Secondo lorsignori la legge 40, giusto per fare un esempio tra i tanti, è voce da enciclopedia? E il fine vita? E così millanta d’altre questioni di fondamentale importanza e anche molto diverse dai cosiddetti nodi etici. Perché allora si capirebbe bene il tratto di questi sedicenti liberali: il ridurre il mondo a faccenda economica e osservarlo sempre e comunque da quell’angolazione. 

E quando si tratterà di esaminare qualche tema sensibile della nostra vita di poveri umani, cosa lasceranno, Fermare il Declino e Italia Futura, libertà di coscienza ai loro deputati di riferimento? Che poi è esattamente il rifiuto culturale della responsabilità, travestito da rispetto per qualunque posizione politica, etica, morale. Che poi è il non avere il coraggio di delimitare il campo, tracciarne i confini, all’interno dei quali – questo sì – ognuno possa regolarsi con la propria coscienza. Non è forse questo il problema che oggi assilla il Partito Democratico, formatosi in laboratorio dalla storia di due culture molto diverse come Democrazia Cristiana e Partito Comunista, e che senza una sintesi profonda, senza un confronto vero e magari anche doloroso, un bel giorno si fece partito unico senza bussola, in balia delle Binetti e dei Fioroni di turno? 

Troppa cultura forse centrifuga i dubbi e agita i tormenti delle proprie storie, ma poca cultura – cari FID e IF – è inevitabilmente l’eclisse del giorno nuovo. 

Ps. Oggi il professor Ricolfi sulla Stampa parla solo di Montezemolo, a cui annette Fermare il Declino. È un errore grave ma perdonabile.

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