“Ho sognato Renzi, facevamo cose irriferibili” e le primarie diventano eros

“Ho sognato Renzi, facevamo cose irriferibili” e le primarie diventano eros

Ebbene sì. Ho sognato Matteo Renzi. E no, non avevo mangiato la ’nduja di Soverato la sera prima, altrimenti, ve lo garantisco, avrei sognato altro, tipo Bersani in versione dominatore che frusta Agnoletto col gatto a nove code. Era un sogno dettato da smottamenti che nulla hanno a che fare con la digestione. Uno di quei sogni che non si prendono manco la briga di ricorrere a simbolismi o messaggi cifrati, ma di quelli onesti e genuini, in cui tua madre è tua madre e non una vasca d’acqua calda come il liquido amniotico in cui galleggiavi allegramente e una vivace intesa è una vivace intesa, e non un sigaro fumato con voracità.

Ovviamente, non vi racconterò il contenuto del sogno. Un po’ per pudore e un po’ perchè se scendo nei dettagli, Renzi vince le primarie dopo quindici minuti netti di scrutinio e mi sembrerebbe scorretto nei confronti dei suoi avversari politici. Ora però si pone un problema: capire il perchè di questo Inception versione Leopolda, visto che i messaggi dell’inconscio non vanno ignorati e io, consciamente, non avevo mai manifestato alcun sintomo di sfrenata passione nei confronti del sindaco di Firenze. Soprattutto, è importante capire come sia possibile che io e Iva Zanicchi abbiamo messo gli occhi addosso allo stesso uomo, anziché alla stessa teglia da forno. Voglio dire. Le affinità elettive tra me e la Zanicchi non dovrebbero andare oltre la passione comune per la polenta di castagne, per cui mi chiedo come sia successo che Matteo Renzi, almeno nella sfera onirica, metta d’accordo il mio ormone con quello dell’Aquila di Ligonchio e, a quanto pare, con quello di parecchie altre fan e groupie del rottamatore che raccoglie estimatrici a destra e a sinistra. Perfino Daniela Santanchè ha dichiarato che se vince Renzi lo andrà a baciare e se è vero che dopo un anno di Sallusti si cadrebbe in tentazione pure con Scilipoti, l’ammissione è indicativa del consenso femminile di cui gode il prode Matteo.

Insomma. C’ho pensato un po’ e alla fine ne sono venuta a capo. La verità è che Matteo Renzi lavora sul subliminale. La sua immagine, il suo linguaggio, la sua comunicazione non verbale sono un subdolo coacervo di richiami erotici e messaggi allusivi. Evocano la figura del maschio e quella del super eroe. Cominciamo dai polsini delle camicie. Renzi li tiene spesso slacciati. La scelta potrebbe essere quella semplice dell’informalità o quella banale della comodità. E invece no. Lo fa apposta. Lui lo sa che quella trasandatezza distratta evoca nella donna l’immagine irresistibile del maschio che si tira su le maniche lentamente, con quella ritualità graduale e assassina, e poi t’acchiappa senza tanti complimenti. E poco importa che dal colletto delle sue camicie bianche, fresche di bucato, sbuchi quella faccia da Mr Bean di Rignano sull’Arno, perché di Renzi piace soprattutto questo. L’idea che sia uno diventato sexy a sua insaputa. L’idea che fino a ieri fosse il secchione un po’ nerd della Ruota della fortuna che a 19 anni vince cinque puntate e quando la Barale sculetta davanti al tabellone diventa rosso fuoco e oggi sia il candidato alle primarie.

L’idea che fosse il secchione del primo banco che guardavi meno del crocifisso sopra la cattedra, l’occhialuto Gianni di sapore di mare, Clark Kent un attimo prima di entrare nella porta girevole e oggi sia Matteo Renzi col polsino sbottonato e la battuta pronta. Noi non ce ne rendiamo conto, ma a livello di appeal, c’è più subliminale nella sua rivalsa virile da sfigato che mette il mantello di Superman che nella pubblicità del Magnum. E poi quelle domeniche allo stadio, con la maglietta della Fiorentina stropicciata e sudaticcia da maschio alfa, perchè se Bersani dà l’idea di tenersi il cachemire addosso pure quando cuoce braciole sul barbecue in giardino, lui no, lui la camicia bianca torna a casa, se la toglie e la lancia nel cesto della biancheria perchè la moglie la rottami in fretta. È subliminale anche la selezione dei suoi amici e sostenitori. Mica se li sceglie cessi, Renzi-polsino-sbottonato. Sa che la seconda scelta di ogni donna è il suo migliore amico e allora si circonda di un nugolo di fighetti, così noi tutte lì a immaginare un governo meglio di un raduno di tronisti con Guardiola agli esteri, Gori agli interni, Brizzi all’economia e Baricco all’istruzione.

E non parliamo del linguaggio, che evoca ambiguità di ogni genere. Leggi «Renzi» e lo trovi sempre abbinato a parole e frasi che richiamano titolacci da filmetti anni ’80 o, peggio, pellicole pecorecce: l ’inciucio, i segreti della Casta, la Leopolda, tre giorni di Big Bang e così via. E non è che Renzi non lo sappia. Non è che lavori sul subliminale a sua insaputa. Lo sa che l’inconscio femminile è debole. C’è cascata perfino Barbara Berlusconi che dichiarò a Vanity: «Renzi mi piace, da lui mi sentirei rappresentata», tanto che alcuni maliziosi pensano che abbia scaricato Pato per diventare prémiere dame. Insomma, non so chi vincerà le primarie ma so quale sarà il titolo del prossimo best seller: «Cinquanta sfumature di Renzi». E se le sfumature fossero quelle dei colori politici che se lo arruffianano, potrebbero arrivare pure a sessanta.Vi racconto la mia notte con Renzi “Facevo cose irriferibili con Matteo” 

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