Il consulente 2.0 dell’università? Ha 58 anni ed è fratello del rettore

Il consulente 2.0 dell’università? Ha 58 anni ed è fratello del rettore

All’università di Catania, a breve, partirà una web Tv. Iniziativa interessante e all’avanguardia, che rientra nell’ambito del progetto BRIT, integralmente a spese del Ministero dell’Istruzione dell’Università e della Ricerca (Miur) con fondi PON 2007-2013, finanziata con 350mila euro. Fin qui niente di male, anzi. Se non fosse che tra i tanti giovani senza lavoro o precari, esperti in comunicazione e pieni di idee, il concorso per curare la regia, è stato vinto (guarda caso) da Severino Recca, fratello del rettore Antonino. E che al momento, ovviamente, è in pensione.

Il bando per la selezione di un «responsabile di produzione, un responsabile del palinsesto e un responsabile di regia della web tv universitaria» reso pubblico lo scorso 23 maggio, chiedeva fra i requisiti per la partecipazione: una laurea e «esperienza documentata in relazione alla figura professionale di responsabile di produzione, ovvero di responsabile del palinsesto, ovvero di responsabile della regia, maturata presso emittenti televisive operanti con concessione governativa per il territorio regionale o nazionale» come riporta Livesicilia.

Insomma un’esperienza che difficilmente un giovane trentenne potrebbe avere. Ma che invece, Severino Recca, che da sempre lavora nel mondo dell’informazione catanese e il cui nome è legato alle produzioni televisive del gruppo Ciancio, ha. E così il bando se l’è aggiudicato lui, alla bella età di 58 anni. E con un compenso di 18mila euro annui, “oltre gli oneri a carico dell’amministrazione”. Oltre a Severino Recca sono stati selezionati Rosaria Macauda e Christian Bonatesta.

È l’ennesimo episodio di baronia universitaria? Viene spontaneo chiederselo, soprattutto oggi a due anni dalla morte di Norman Zarcone, il ragazzo ventisettenne che si è tolto la vita per «una scelta etica e filosofica, dettata dall’incapacità di accettare un sistema corrotto da baronie, familismo e raccomandazioni» come racconta suo padre Claudio a Linkiesta. «Il suo è stato un grido di dolore, perché si è sentito offeso nella sua essenza spirituale». Norman ha scelto di farsi sentire con un gesto forte, per denunciare questo sistema malato che sta portando un intera generazione alla deriva. La “generazione Norman”, dei ragazzi specializzati ma senza un lavoro all’altezza delle proprie aspettative e costretti a ripiegare su altro. Soprattutto se non sei nessuno e non hai “santi in paradiso” che possano aiutarti a entrare nel sistema. E fintanto che i “dinosauri” in pensione, magari tutti con lo stesso cognome, continueranno a passarti davanti.
 

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