PARIGI – Il governo del presidente socialista François Hollande, davanti alla crescente disoccupazione e al numero elevato di fallimenti di stabilimenti di primo piano, sta valutando modi per introdurre più flessibilità nel mercato del lavoro francese.
Molti predecessori di Hollande, incluso il conservatore Nicolas Sarkozy, hanno tentato e fallito nel diminuire le rigide regole del mercato del lavoro francese. I tentativi del passato hanno portato a proteste in strada e passi indietro del governo.
Per cercare di evitare queste insidie, Hollande ha mandato rami d’ulivo sia ai sindacati dei lavoratori, sia ai rappresentanti delle imprese. Ha bandito il termine “flessibilità” (flexibility) dal gergo governativo, preferendogli invece il “buon funzionamento” (smoothness) – parole giudicate meno aggressive alle orecchie dei sindacati. E ha chiesto al ministro del lavoro, Michel Sapin, un politico comunemente ritenuto “pro-business”, di guidare le trattative tra sindacati e imprenditori.
Entrambe le parti hanno accettato d’incontrarsi una volta a settimana a partire dal 4 ottobre. Se non trovano nessun compromesso per un cambiamento di rilievo del codice francese del lavoro entro la fine di dicembre, Sapin ha fatto sapere in un’intervista recente che il governo presenterà una legge propria al parlamento.
«La situazione è così seria che sia i sindacati che i rappresentanti dell’impresa sono pronti a negoziare» ha detto il ministro Sapin, che è anche un membro del Partito Socialista. «Può funzionare».
La Francia è sotto pressione crescente per rendere più facile per le imprese assumere e licenziare lavoratori. Altri governi europei, inclusi quello italiano e spagnolo, sono al lavoro per semplificare le proprie normative del lavoro, misure che potrebbero dare una spinta alla competitività una volta usciti dalla crisi europea dei debiti sovrani.
In Italia, il governo ha facilitato le procedure di licenziamento. In Spagna, il primo ministro Mariano Rajoy ha allentato le procedure di contrattazione collettiva e ha ottenuto qualche beneficio.
Anche Hollande sta prendendo in considerazione modi per ridurre i costi del lavoro abbassando le spese di retribuzione pagate dalle imprese.
L’Italia, la Spagna e la Francia cercano d’imitare la Germania, che negli ultimi dieci anni ha dolorosamente tagliato alcuni aspetti del welfare quando le imprese hanno premuto sui sindacati perché accettassero restrizioni della paga e pratiche di lavoro più flessibili. I cambiamenti hanno aiutato la Germania nell’espandere le esportazioni e a tenere la rotta durante la recessione del 2009. «È abbastanza chiaro che [in Germania] funziona meglio che qui» ha dichiarato Sapin.
Ad agosto, la disoccupazione in Francia è cresciuta fino al 10,2% della popolazione attiva, e il governo ha riferito che probabilmente l’aumento continuerà per un altro anno.
Secondo le considerazioni di Sapin, le leggi sul lavoro francese non sono in contatto con la realtà. «Sono inadatte per un’economia aperta, mercati e tecnologie in evoluzione, e per l’economia reale» ha spiegato.
Le leggi sul lavoro esistenti non hanno raggiunto l’obiettivo di proteggere i lavoratori, ha proseguito il ministro. In Francia, un’impresa può seguire trentasei modi diversi per assumere e licenziare. Questo ha creato un sistema a due strade, con un gruppo, in diminuzione, di lavoratori coperti da contratti di lungo termine, i più protetti. Solo un nuovo assunto su cinque rientra in questo contratto, ha detto il ministro.
«I contratti di lungo termine sono considerati la colonna portante delle leggi francesi in materia di lavoro» ha spiegato Sapin, e ha aggiunto: «Eppure, le imprese hanno cercato di eluderli in ogni modo possibile». I contratti di lungo termine sono, in teoria, ancora il punto di riferimento, ha aggiunto il ministro, ma in pratica sono stati sostituiti da contratti più flessibili.
Sapin suggerisce che, tagliando alcuni dei benefici presenti nei contratti a lungo termine e rendendo più costoso per le imprese assumere con contratti a breve termine, si incoraggerebbero le imprese ad assumere più persone con contratti a lungo termine, e ne beneficerebbero sia i lavoratori che i datori di lavoro.
I leader del sindacato e delle imprese dichiarano di rispettare Sapin, nonostante alcuni rappresentanti dei sindacati dicano di temere che il ministro possa appoggiare i “padroni”.
«Questo è un governo di sinistra» ha detto Mourad Rabhi, che rappresenterà il potente sindacato di sinistra Confédération Générale du travail durante i tre mesi di dibattito con i leader delle imprese. «Sarebbe incredibile se adottasse misure esclusivamente in favore dei datori di lavoro».
Il ministro Sapin ha fatto sapere che avrebbe mantenuto una severa neutralità al tavolo della discussione.
Il ministro Sapin, noto per vestire sempre una tenuta sportiva con calze rosa chiaro, si è formato agli inizi degli anni Novanta quando è stato ministro delle finanze durante l’amministrazione del presidente socialista François MItterand. Nel settembre 1992, Sapin ha supervisionato il referendum francese sul trattato di Maastricht, che ha portato alla creazione dell’euro.
Sapin aveva detto che era importante trovare un ambito in cui i rappresentanti dei sindacati e dell’impresa potessero avere interesse a trovare un compromesso.
«Quando non ti muovi, le cose ti si muovono attorno» ha concluso.
(Hanno collaborato alla stesura dell’articolo Christopher Emsden da Roma e Jonathan House da Madrid. Il pezzo è stato tradotto per Linkiesta da Alessio Mazzucco)