La Ue punisce il digitale e tassa gli ebook più della carta

La Ue punisce il digitale e tassa gli ebook più della carta

Vi siete mai chiesti perché la differenza di prezzo tra un ebook e la sua versione cartacea sia così ridotta? Dopo tutto, il libro digitale ha un costo di produzione praticamente pari a zero: niente carta, inchiostro, stampa, trasporto o distribuzione. È vero, necessita pur sempre di un servizio di vendita online, ma i suoi costi non sono paragonabili a quelli della stampa tradizionale. Per giunta, con gli ebook la spesa degli editori rimane invariata rispetto al numero di copie vendute: con il digitale niente ristampe o giacenze di titoli invenduti.

Perché allora i vantaggi che traggono gli editori dalla rivoluzione della stampa digitale non si sono ancora tradotti in un calo dei prezzi? Un articolo apparso lo scorso dicembre sul New York Times ha risposto al quesito che molti lettori si ponevano da tempo, ma da allora nulla è cambiato. A tenere alti i prezzi, e di conseguenza a frenare il mercato europeo dell’ebook, è una tassazione iniqua e discriminatoria, che penalizza le edizioni digitali a favore della vecchia carta stampata.

In tutta l’Unione Europea, infatti, la suddetta politica di discriminazione è attuata tramite un’applicazione di imposte sul valore aggiunto fortemente penalizzanti per i titoli digitali. In Italia gli ebook sono soggetti a un’Iva più di quattro volte superiore a quella applicata ai volumi cartacei: si tratta, infatti, dell’aliquota ordinaria del 21% sui primi contro una agevolata al 4% sui secondi. La situazione non è dissimile in paesi come Svezia, Regno Unito, Danimarca, Ungheria e molti altri. In Germania, ad esempio, l’aliquota dell’imposta sul valore aggiunto è al 19% per gli ebook e solo al 7% per i libri stampati.

Paesi come Francia e Lussemburgo hanno tentato di eliminare la differenza di trattamento tra libri digitali e cartacei, ma si sono dovuti scontrare con la Commissione Europea che ha condannato i loro ribassi all’aliquota. Infatti, la direttiva comunitaria in materia di Iva considera gli ebook come prodotti elettronici e di conseguenza soggetti all’aliquota ordinaria, non a quella ridotta che spetta ai soli prodotti culturali.

Per porre fine a questa disparità, dunque, occorrerebbe rivedere la direttiva europea che disciplina le imposte sul valore aggiunto, ma i consumatori e i piccoli editori devono vedersela con la ferma opposizione della lobby dei grandi gruppi editoriali. La riduzione del peso fiscale che grava sugli ebook contribuirebbe di certo allo sviluppo di un mercato già in forte espansione, ma una politica fiscale più leggera finirebbe anche per aprire il settore alle piccole realtà editoriali. I grandi gruppi, però, non intendono rinunciare a quelle posizioni di privilegio garantite dallo status quo di un regime in cui la concorrenza è tenuta fuori dal mercato tramite barriere all’ingresso e aliquote penalizzanti.

Dopo tutto, non è certo questa la prima volta in cui la legislazione comunitaria viene confezionata direttamente da promotori di interessi privati, spesso in contraddizione con l’interesse generale o con altri interessi lobbistici sostenuti dall’Unione. Ogni anno, ad esempio, l’Ue spende milioni di euro in sussidi a delle organizzazioni ecologiste che si prefiggono di influenzare la sua stessa agenda ambientale. Allo stesso tempo, però, accontenta anche quelle lobby che — penalizzando lo sviluppo dell’editoria digitale — si pongono in ostacolo alla riduzione del consumo di carta e inchiostro che tanto danno procura alla natura.

Sono i casi come questo, alimentati da ingiustizie e contraddizioni, ad accrescere nei cittadini europei la sensazione che Bruxelles non sia il luogo dove si lavora per l’unione politica ed economica dell’Europa, ma semplicemente un grande centro di scontro di interessi privati, spesso sostenuti a scapito dei contribuenti e dei consumatori. Il futuro dell’Europa passa anche attraverso la legittimazione delle sue istituzioni, ma non è certo con comportamenti simili che gli euroburocrati riusciranno a farsi guardare di buon occhio da parte dei cittadini.
 

X