Renzi va a Piombino e il Pd locale si scopre poco democratico

Renzi va a Piombino e il Pd locale si scopre poco democratico

Galeotto fu il volantino, e chi lo scrisse. E pensare che il volantino ciclostilato ha fatto la storia della sinistra italiana, dal Pci al Pds ai Ds, fino al Partito Democratico. Che per città come Piombino, cuore operaio della provincia di Livorno, sede di uno dei più grandi stabilimenti siderurgici del Paese, è sempre stato, cambiamenti anagrafici a parte, semplicemente “il Partito”.

L’estate calda dell’Ilva di Taranto ha portato anche Piombino al centro dell’attenzione del Pd, che ha deciso di eleggere la locale festa del partito (quella che una volta si chiamava Festa dell’Unità) a manifestazione nazionale dell’economia e del lavoro. Sotto i tendoni della festa, nei primi mesi di settembre, sono sfilati Sergio Cofferati, Cesare Damiano, Susanna Camusso. Non Matteo Renzi, che in quei giorni lanciava definitivamente il guanto di sfida alla vecchia generazione del partito candidandosi alle primarie. Ma poi c’è andato.

L’appello al rinnovamento lanciato dal sindaco di Firenze è piaciuto a un gruppo di giovani piombinesi che pensano bene di aprire su Facebook un gruppo per sostenere la candidatura di Renzi. Quale occasione migliore dei giorni della festa per promuovere il nuovo gruppo? I ragazzi inventano un volantino che ha sullo sfondo la foto di Dick Fosbury, il saltatore in alto pioniere dello stile “all’indietro” spesso citato da Renzi come esempio di innovazione, e in primo piano, l’indirizzo internet del gruppo Facebook. Chiedono al gruppo dirigente del Pd locale il permesso di distribuirlo negli stand della Festa, ma non lo ottengono. «Quella sera c’era un dibattito sul rinnovamento e ci sembrava l’occasione giusta per poter parlare della nostra iniziativa», dice Martina Pietrelli, cresciuta a pane e Pci e che a 35 anni ha già alle spalle due legislature da consigliere comunale, prima Ds e poi Pd. «Abbiamo chiesto di intervenire e di dare un volantino, ma questa cosa non è stata vista bene dal gruppo dirigente che ce l’ha negato». I ragazzi comunque non si scoraggiano, e decidono di distribuire il loro volantino all’interno del parcheggio. «Ci sembrava un peccato non poter esprimere la nostra opinione e abbiamo pensato che fosse necessario una iniziativa di disobbedienza, per dimostrare che noi eravamo lì anche se non ci era stato dato il permesso di esserci».

Il motivo principale del rifiuto, secondo il giovane segretario della federazione locale del Pd Valerio Fabiani, sarebbe stato che alla festa del partito non ci doveva essere spazio per la propaganda dei singoli aspiranti alla carica di candidato premier, ma solo per le proposte del Pd. Sarà per quello allora che nei giorni successivi, alle pareti degli stand, è apparso il volto di Pierluigi Bersani. Segretario sì ma anche candidato, al pari di Renzi.

Nel frattempo sui giornali locali il caso monta, anche perché se il Partito (quello che intendono a Piombino, con la P maiuscola) si chiama democratico, stavolta la democrazia sembra essersela un po’ dimenticata. Per colpa, o per paura, di un volantino. Il caso vuole che proprio in quei giorni il sindaco “rottamatore” stia preparando il suo tour in camper attraverso tutte le province italiane. Il viaggio è lungo e le città da visitare sono molte. In teoria ci sarebbe spazio solo per i capoluoghi di provincia. E invece, un po’ a sorpresa, tra le tappe spunta proprio Piombino.

L’appuntamento è fissato per un lunedì sera nella sala convegni di un albergo a due passi dal porto, sede anche di una residenza per anziani. Ti aspetti che si ribellino ai proclami di pensionamento della politica da parte del sindaco ragazzino, e invece l’affluenza è massiccia. Mille persone, dicono gli organizzatori. Ci sono cartelli dei comitati pro Renzi di Cecina, Collesalvetti e Livorno. Giovani e meno giovani, tutti ad ascoltare il verbo di Renzi, che scende dal camper e per un’ora e mezza, tra video di Troisi e Will Smith, parla di quello che farà se sarà premier. E convince.

Ora, per capire perché questo è strano, va capita la natura del Partito. A Piombino, a partire dal 1946, il principale partito di sinistra sotto le varie denominazioni non è mai sceso sotto il 45% e i sindaci “rossi” hanno sempre vinto con oltre il 60% di preferenze al primo turno. Merito, a onor del vero, anche del buon livello di amministrazione garantito. Eppure è un fatto che da quelle parti una vera e propria forza di opposizione non si è mai vista. Neanche all’interno del Partito.

«C’è stata un po’ di sorpresa rispetto alla nostra iniziativa, che è stata vista come una invasione di campo soprattutto rispetto alle abitudini della gente», continua Martina Pietrelli. «Per noi a Piombino il partito è il partito e fa parte un po’ della cultura popolare. In un territorio in cui l’amministrazione è sempre stata soddisfacente e il benessere è sempre stato garantito con un modello industriale oggi profondamente in crisi, si può capire un attimo di disorientamento rispetto a questa scelta. Però ribadiamo che la nostra scelta non va contro il Pd ma vuole arricchire il Pd, ampliare e rinnovare, perché ce n’è assolutamente bisogno».

E Renzi apprezza. Anche se del volantino non parla. «Non conosco nel dettaglio le vicende locali, ma ho visto che Martina e gli altri ragazzi hanno lavorato moltissimo per organizzare una serata come quella di stasera per parlare insieme e discutere», dice a incontro concluso. «Mi pare che la gente non mancasse, anzi mi scuso con quelli che sono rimasti fuori, però sono contento che ci fosse tanta gente che vuole ancora parlare di politica. Poi ciascuno voti per quello che vuole, ma ogni occasione di libero confronto democratico arricchisce il Pd. Noi facciamo parte di un partito che si chiama democratico. Quando ci chiameremo partito totalitario potremo pensare di non far parlare qualcuno, ma finché ci chiameremo democratici viva Martina e tutti coloro che hanno lavorato con lei per far sì che questo appuntamento potesse tenersi».

Per la cronaca, né il sindaco di Piombino Gianni Anselmi (indipendente in quota Pd) né il 28enne (ma non rottamatore) segretario Fabiani erano presenti alla serata. Il secondo avrebbe chiesto di intervenire, ma all’ultimo momento è saltato tutto, pare per un’incomprensione con lo staff di Renzi. Certo che è proprio difficile essere Democratici. 

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