Sallusti condannato a 14 mesi (ma la pena è sospesa)

Sallusti condannato a 14 mesi (ma la pena è sospesa)

I fatti risalgono a quando Sallusti era direttore responsabile di Libero. Il caso, forse lo ricordate, è quello della ragazzina di tredici anni autorizzata dal Tribunale ad abortire. Libero pubblicò un corsivo – a firma Dreyfus – che si concludeva così: «Qui ora esagero. Ma prima domani di pentirmi, lo scrivo: se ci fosse la pena di morte e se mai fosse applicabile in una circostanza, questo sarebbe il caso. Per i genitori, il ginecologo, il giudice». Beh, si sarà pentito. 

Infatti è andata che il giudice, Giuseppe Cocilovo, non ha gradito. Ha denunciato Sallusti. E ha ottenuto in primo grado il risarcimento di cinquemila euro. Ma non gli è bastato, ha fatto ricorso. E Sallusti è stato condannato, dalla Corte d’Appello di Milano, a 14 mesi senza condizionale perché considerato pericoloso e, se lasciato libero, potrebbe reiterare il reato, oltre ad aver perso altre cause per diffamazione (come spiega Vittorio Feltri «i direttori perdono molte cause, quindi accumulano precedenti su precedenti, e addio sospensione della pena»).

Ora lo sappiamo che tanti lettori staranno sghignazzando. Sallusti sarà anche antipatico e insopportabile, ma 14 mesi di galera per un corsivo fanno rabbrividire. Il Fatto quotidiano oggi pubblica un pezzo sul tema, in difesa di Sallusti. O meglio contro il principio che un giornalista possa essere messo in galeria per l’esercizio delle proprie opinioni.

Se la legge non sarà cambiata, e la Cassazione confermerà la sentenza, Sallusti sarà arrestato. Oggi tocca a lui, domani a qualcun altro. Nelle democrazie compiute non funziona così.