“Sallusti non va in prigione se chiede i servizi sociali”

“Sallusti non va in prigione se chiede i servizi sociali”

La condanna è arrivata anche dalla Cassazione: l’ex direttore del Giornale Alessandro Sallusti (si è dimesso oggi) dovrà andare in carcere. Quattordici mesi, senza condizionale. La Corte ha respinto le richieste del procuratore generale, il quale, considerato il caso, aveva chiesto di annullare la sentenza, rinviandola alla Corte d’Appello, perché venissero considerate le attenuanti. La Corte poteva procedere in questo modo, ma ha preferito confermare la sentenza del primo e del secondo grado. Insomma, niente da fare. Per Sallusti si aprono le porte della prigione.

Ma è proprio così? Come spiega a Linkiesta l’avvocato Paolino Ardia, le cose sono più complesse. «Per reati come la diffamazione, e con pene inferiori ai due anni – come è il caso di Sallusti – viene notificato l’ordine di esecuzione sospeso», cioè «Sallusti ha trenta giorni per chiedere di scontare la pena con misure alternative rispetto al carcere». Servizi sociali, ad esempio che rappresentano una possibilità senz’altro preferibile. Stando così le cose, le porte della galera, per lui, restano chiuse.

«Il suo caso è, comunque, a norma di legge. Sallusti non è un perseguitato», specifica Ardia. Non ha avuto la possibilità della condizionale, «perché ne ha già usufruito due volte in passato, in altri procedimenti». E due volte, secondo la legge, è il numero massimo consentito, oltre non è prevista. «Questo non stupisce».

Quello che invece suscita perplessità «è che 14 mesi non sono pochi», e che «il reato di diffamazione, commesso da Sallusti, non è così eclatante». Soprattutto se confrontato «a quanto viene scritto su altri giornali, soprattutto nei confronti dell’ex presidente del Consiglio, che per sua politica personale ha sempre cercato di evitare le querele». In altri casi analoghi, ricorda, «viene comminata una pena minore, tanto bassa che può venire convertita in una pena pecuniaria», cioè, in una multa. Ma per Sallusti no. A lui, ora, restano trenta giorni di libertà per decidere se andare in carcere o scegliere misure più leggere.

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