Sono lo spauracchio di tanti. E solo pronunciare l’acronimo Ogm, organismi geneticamente modificati, fa venire la pelle d’oca a molti. Ma siamo sicuri che queste coltivazioni siano così dannose? E perché? Ne abbiamo parlato con Roger Beachy, direttore del National Institute of Food and Agriculture (Nifa) ed ex consulente del presidente Barack Obama sul tema Ogm, in questi giorni in Italia per partecipare a “Trieste Next”, Salone europeo dell’innovazione e della ricerca scientifica che si terrà a Trieste da oggi fino al 30 settembre. «Non c’è alcuna evidenza scientifica che certifichi che gli Ogm siano dannosi», dice Beachy. Anzi, «la comunità scientifica internazionale è d’accordo sulla loro sicurezza». E sul divieto di coltivazione e sperimentazione degli Ogm nel nostro Paese, dice: «I politici italiani mi diano una sola spiegazione scientifica per questo. Emerge una profonda mancanza di rispetto per la scienza, che rappresenta il futuro per l’umanità».
Professor Beachy, partiamo dall’abc. Come viene creato un organismo geneticamente modificato?
La modificazione genetica delle cellule delle piante può essere realizzata con differenti tecniche, alcune delle quali causano mutazioni genetiche random, usando raggy x e agenti chimici, mentre altre mirano a generare specifici cambiamenti nella sequenza del dna. Le tecniche per introdurre nuovo dna includono: l’uso di comuni batteri del suolo (Agrobacterium tumefaciens) come vettori biologici, la rottura meccanica delle cellule, come lo smembramento elettrico, la fusione della membrana o il bombardamento delle cellule o dei tessuti con microparticelle rivestite con informazioni genetiche da introdurre nel tratto desiderato. Una volta introdotto il dna nelle cellule, queste vengono tenute in incubazione in colture di tessuti per rigenerare intere piante a partire dalle singole cellule “geneticamente alterate”. Tutte le cellule della pianta rigenerata hanno quindi lo stesso contenuto genetico della singola cellula selezionata in partenza.
Perché le coltivazioni Ogm sono utili?
Contadini e produttori hanno, per migliaia di anni, usato diversi metodi per sviluppare una varietà di piantagioni che possiedono caratteristiche che i contadini prediligono per la crescita. Nel caso in cui i tratti desiderati non possono essere introdotti per innesto o con la mutagenesi, i produttori agricoli hanno oggi la possibilità di introdurre geni estratti dalle stesse specie, correlate e non correlate, usando le tecniche di ingegneria genetica. I produttori stanno cercando di mettere a punto nelle piantagioni tipologie di piante che richiedono meno acqua per l’irrigazione, ad esempio, quantità minori di pesticidi chimici contro insetti, batteri, funghi e altri parassiti, quantità minori di fertilizzanti, resistenti alle alte temperature e più nutritive, dotate di quantità maggiori di vitamine e minerali.
E perché potrebbero invece essere dannose?
Gli studi sceintifici negli ultimi venti anni hanno confermato che le tecniche usate per l’ingegneria genetica non sono pericolose. In ogni caso, è la sicurezza dei prodotti di ingegneria genetica l’oggetto sul quale si concentrano questi studi. Se un organismo geneticamente modificato crea una allergia alimentare o ha altri effetti sulla nutrizione, o ha impatti sconosciuti sull’ambiente, questi sono considerati fattori negativi che potrebbero interrompere la commercializzazione del prodotto stesso. Esistono studi specifici che mirano a ridurre o eliminare la possibilità che un organismo geneticamente modificato possa essere meno sicuro di un prodotto convenzionale.
Esistono studi di lungo termine e accurati che accertino che gli Ogm non siano dannosi per la salute umana?
Le nuove varietà di piantagioni sviluppate dai moderni processi genetici, al contrario delle varietà che sviluppate con i raggi x e la mutagenesi chimica, sono soggette a studi estensivi per accertare che questi organismi siano sicuri quanto le altre varietà. Negli Stati Uniti, ad esempio, è responsabilità del produttore agricolo confermare che il gene usato per sviluppare il tratto genetico desiderato non abbia effetti negativi su animali e microbi comuni nell’ambiente, usando procedimenti di verifica standard. Queste informazioni sono poi comunicate alle autorità dopo aver anche testato le caratteristiche agronomiche delle nuove varietà. Allo stesso modo, ci sono studi condotti per confemare che i materiali delle piante e il cibo proveniente dalle coltivazioni Ogm non abbiano effetti involontari. Ci sono stati molti studi in questo senso, inclusi studi multigenerazionali, su numerose varietà di coltivazioni geneticamente modificate coltivate e consumate negli Stati Uniti. E, in base a questi stdui, non c’è alcuna evidenza che le coltivazioni geneticamente modificate possano causare danni all’ambiente o alla salute umana. Basta pensare che queste coltivazioni sono state introdotte per la prima volta nel 1996.
Quando un nuovo gene viene inserito, questo gene dovrebbe modificare una parte del dna per ottenere gli effetti desiderati. Come possiamo esser sicuri che le mutazioni desiderate agiranno nell’area scelta e non in altre parti della sequenza con il rischio di causare danni alla pianta?
Durante il processo di sviluppo di una nuova varietà di piante, anche quando vengono usate tecniche di ingegneria genetica, i produttori agricoli testano molte singole piante nelle serre e nei campi per selezionare quelle che possiedono i tratti desiderati e che non subiranno altri cambiamenti indesiderati. Questi esperimenti sono molto utili per eliminare quelle piante nelle quali un nuovo gene potrebbe avere cambiamenti indesiderati sulle coltivazioni. Un approccio che molti contadini hanno usato per centinaia di anni per sviluppare le nuove varietà da coltivare.
Un ulteriore tema è la contaminazione delle altre piante. Può un seme Ogm “infettare” le coltivazioni convenzionali?
L’impollinazione incrociata delle piante molto simili ad altre è molto comune nell’agricoltura, sia nella produzione convenzionale sia in quella molecolare. In ogni caso, la produzione incrociata non può esistere tra piante che non siano quasi identiche tra di loro, o comunque molto simili. La produzione incrociata non può avvenire tra specie diverse di piante.
Cosa potrebbe accadere se un Ogm impollina un non Ogm?
Quando l’impollinazione avviene tra piante altamente correlate per produrre una nuova varietà, questa varietà conterrà il dna e alcuni dei tratti che si possono trovare in ognuno dei due genitori. Questo accade spesso in agricoltura. Nel caso dell’incrocio tra una coltura non geneticamente modificata e una geneticamente modificata, una parte della progenie avrà i tratti genetici di entrambi i genitori. La maggiore preoccupazione, naturalmente, riguarda la sicurezza della coltivazione. La questione di interesse è se il mix genetico abbia effetti negativi sul valore delle coltivazioni che ne risultano. Poiché molti coltivatori sono convinti della qualità migliore delle varietà non geneticamente modificate, sono preoccupati che l’impollinazione incrociata possa ridurre il sovraprezzo che potrebbero incassare invece per coltivazioni non geneticamente modificate. Naturalmente, questa non è una questione collegata alla salubrità dl cibo in sè, ma ha che fare con i prezzi degli alimenti.
Si può risparmiare, invece, coltivando piante geneticamente modificate?
Le coltivazioni geneticamente modificate commercializzate finora hanno generalmente accresciuto la produzione agricola, ridotto l’uso di insetticidi e migliorato i prodotti permettendo di controllare meglio anche le erbacce. I contadini dei Paesi ricchi che adottano coltivazioni geneticamente modificate pagano prezzi più alti per i semi, ma risparmiano altro denaro per altri costi, perché queste coltivazioni richiedono meno insetticidi chimici e riducono le spese di aratura e sarchiatura. Come risultato, i contadini possono realizzare un profitto più alto e la terra è esposta a minori quantità di sostanze chimiche. La prossima generazione di Ogm richiederà minori quantità di acqua per l’irrigazione e di fertilizzanti e pesticidi chimici. Questo permetterà di risparmiare denaro nella produzione di cibo e dovrebbe quindi avere come risultato una riduzione del prezzo del cibo o una crescita più lenta nell’aumento del prezzo del cibo. Naturalmente, ci sono altri fattori come le siccità e le alte temperature che possono ridurre la produzione e causare la crescite del prezzo del cibo in tempi molto brevi. Nel lungo termine, tecnologie come quelle Ogm, fanno parte di un portfolio di conoscenze e approcci per accrescere la produzione globale di cibo connessa alla continua crescita della popolazione mondiale.
Potrebbe quindi essere la soluzione per i Paesi in via di sviluppo?
Sì, le coltivazioni geneticamente modificate possono essere uno strumento importante per i produttori agricoli per sviluppare vegetali più resistenti alle siccità, al calore, agli insetti e alle malattie, così come avviene nei Paesi più ricchi e sviluppati come l’Italia. Nel futuro, le moderne tecnologie genetiche – incluse le tecnologie Ogm – saranno usate per accrescere la presenza di vitamine e minerali nei vegetali, in modo da migliorarne le capacità nutritive nei cibi. E questo potrebbe essere utile sia per i Paesi sviluppati sia per quelli in via di sviluppo. Certo, le coltivazioni Ogm non sono la panacea per tutti i mali dell’agricoltura. Sono uno strumento a disposizione dei produttori agricoli per sviluppare varietà più utili all’alimentazione.
Cosa pensa della ricerca francese pubblicata sulla rivista Food and Chemical Toxycology e guidata da Gilles-Eric Séralini, che ha egistrato un collegamento tra il consumo di Ogm e l’aumento dei casi di cancro?
Il recente report di Séralini e colleghi è stato ampiamente criticato da illustri scienziati di tutto il mondo, per il modo in cui gli studi sono stati condotti e per la mancanza di evidenze statistiche e scientifiche su cui i ricercatori hanno poggiato gli annunci finiti sulla stampa popolare. Non c’è alcuna evidenza della crescita dei casi di cancro presentata nella loro pubblicazione, nonostante loro dicano il contrario. Sono d’accordo con chi ha criticato la ricerca e mi sono meravigliato che una ricerca di così bassa qualità e mancanza di credibilità sia stata invece pubblicata su una rivista prestigiosa. E mi ha anche stupito il modo in cui gli autori hanno urlato i loro proclami sui media. L’impatto negativo sul pubblico e sulla sfera politica potrebbe avere conseguenze negative per il futuro per anni: forse era questa l’intenzione dell’articolo e del gruppo che ha supportato la ricerca.
Nel 1998, in una atmosfera di paura nei confronti della scienza – con la diffusione della mucca pazza e la clonazione della pecora Dolly – ci fu una moratoria in Europa contro gli Ogm. Qual è oggi il senso comune nei confronti degli Ogm?
Come ho detto prima, non c’è alcuna controversia sulla sicurezza delle coltivazioni geneticamente modificate tra la maggioranza degli scienziati in tutti i Paesi del mondo. Molte delle più famose facoltà di scienze e medicina hanno rilasciato comunicati e dichiarazioni su questo. La Commissione europea ha speso più di 300 milioni di euro nella ricerca per stabilire che gli Ogm sono sicuri: studio dopo studio hanno mostrato che queste coltivazioni sono tanto sicure, se non più sicure, delle coltivazioni convenzionali per il consumo animale e umano e anche per l’ambiente. Le comunità di consumatori, invece, sono diffidenti nei confronti dei cibi Ogm, apparentemente per una varietà di ragioni, molte delle quali non hanno a che fare con la scienza ma con le dichiarazioni di coloro che guidano la battaglia contro gli Ogm e con le politiche di governi che impediscono lo sviluppo e la sperimentazione delle coltivazioni Ogm.
Qual è la situazione negli Stati Uniti in termini legislativi?
Le leggi americane permettono una varietà di esperimenti con le coltivazioni Ogm sia nei laboratori sia nelle serre. Le prove sul campo possono essere condotte con facilità nella maggioranza dei casi, nonostante molte coltivazioni e caratteristiche genetiche richiedano maggiori controlli di altre. In contrasto, le norme che regolamentano il commercio di Ogm sono un po’ più restrittive, richiedendo spesso molti anni di sperimentazioni seguiti da controlli per l’approvazione da parte delle agenzie americane, che possono anche respingere il prodotto. Inoltre, i permessi per la commercializzazione sono spesso soggetti ai cambiamenti di direzione legislativa delle corti, una tattica che può ritardare il rilascio del permesso commerciale anche per molti anni. Alla fine, comunque, il sistema americano può contare su un valido e sano sistema scientifico per la commercializzazione di nuove coltivazioni geneticamente modificate.
In Italia gli alimenti Ogm non possono essere coltivati, ma possiamo comunque importare alimenti che derivano da semi Ogm. E anche la ricerca non è permessa. Cosa si sente di dire agli italiani e al governo italiano in merito?
Io vorrei chiedere al governo italiano di fornire una motivazione scientificamente razionale che giustifichi queste decisioni, sia nel settore alimentare sia nel settore agricolo. Non facendo questo, loro screditano il rispetto per la scienza in Italia, che invece è alla base del progresso dell’umanità. Viviamo un momento della storia denso di insoddisfazione, un momento in cui il pubblico sembra più incline a diffidare della scienza anziché credere negli scienziati e nei risultati delle loro ricerche. Questa diffidenza si vede anche in temi come le cellule staminali, le basi scientifiche del cambiamento climatico, il fabbisogno energetico, la medicina e la salute, il cibo, la nutrizione, l’agricoltura e altri grandi cambiamenti che affronta l’umanità. L’Italia ha molti grandi scienziati e istituzioni scientifiche: gli scienziati italiani, come quelli negli altri Paesi, dovrebbero essere liberi di portare avanti la conoscenza e di tradurre questa conoscenza per aiutare l’umanità ad affrontare questi temi. Finora, agli scienziati in Italia non è stato permesso di fare questo nei campi collegati all’alimentazione e all’agricoltura. Che peccato.