Dopo i viola club, tocca al mio amico Max fare la parte del finto tonto sulla prassi dei mister squalificati (tutti). I viola club vogliono impedire l’ingresso di Antonio Conte allo stadio di Firenze e ciò provocherà aggravi al bilancio nazionale. Bisognerà infatti isolare Conte armi in pugno pagando straordinari per fargli da bodyguard di stato. Più o meno quello che successe al mio amico Luciano Moggi a Roma nel 2005 a Roma per Roma-Juve. Allora si intendeva far pagare a Moggi il fatto di aver sborsato soldi per comperare Emerson. L’attuale dg romanista, Baldini, se l’era venduto a suon di bigliettoni e trovò il modo per passare una normale storiaccia di mercato come spoliazione di sistema e passare poi una comoda serata tv sul salotto della Dandini.
A Firenze la stessa cosa. Usano Berbatov per dare addosso al sistema. I tifosi fiorentini corrono il rischio di far passare una grande città di mondo come Firenze da paesotto lunare pur di far finta di ignorare un paio di cose elementari. A Firenze s’indignano per la prassi. È prassi che nel calcio mercato ci siano colpi bassi. È prassi un mister squalificato in tribuna. Tutta questa indignazione per l’acqua calda è ingiusta per Firenze. Perché la fa sembrare un paesello di sprovveduti.
Adesso sono sicuro che contro Conte si aggregherà anche Renzi. Quando quelli del Pd possono perdere voti, chi può fermarli. Il mio amico Max vuol fare la stessa cosa. Oltre il provocare un botto di click e un botto di botte (che non fan mai male, né i click né le botte). Vuol passare da scemo pur di far dare i domiciliari ad Antonio. Che male neanche gli farebbero, intendiamoci. L’uomo è quello che è, un passionale. Squalifiche del genere van bene per Zeman. Starsene chiuso nel gabbiotto è un pericolo per il gabbiotto. Prevedo ci resisterà o meglio il gabbiotto resisterà ancora per poco se continua così. Per fortuna pare che l’arbitrato di sua natura è un compromesso e questa tortura verrà ridotta ragionevolmente entro Natale. Così evitiamo questa pagliacciata.
Perché è vero. La squalifica di Conte è una pagliacciata. Non lo dico io, lo dice il mio amico Max. “Forse sarebbe il caso che qualche signore dello sport italiano dica qualcosa sul modo in cui la giustizia sportiva sta arrivando alla propria verità. Una modalità che sembra lontana anni luce da quella che tutti noi ci augureremmo se dovessimo trovarci nei panni di Antonio Conte”. Adesso nei panni di Conte, Max non vuole più starci. Anzi vuole levarglieli per metterlo in pigiama. A casa, davanti la tv. Ma il suo garantismo è autentico. Su Carobbio non spendo una sola parola. I redenti non fan per me, ho paura del contagio. Quindi mi fido delle parole di Max. Il quale disprezza chi buca le ruote del carro dei vincitori quando di vincitori non ve n’è più traccia.
Maledice “Il gioco preferito dagli italiani: il linciaggio del campione caduto”. Spende parole di consapevolezza sul falso mito delle regole che valgano per tutti: “In Italia no, il talento è lesa maestà. E quando sbagli, paghi di più”. Rimpiange Mourinho, quello che quando fu squalificato si fece chiudere negli spogliatoi. Che immagino dovettero allargarglieli per contenerne l’ego. Figurarsi quanto rimpianga quel Novellino trasportato nel carrello dei panni sporchi tra un tempo e l’altro non fosse altro che per aver ceduto il posto in panchina del suo amato Napoli al suo amatissimo Zeman per una vacanza di due mesi a due miliardi con il conto a spese del sistema.
Dirò di più. Concordo con il suo articolo (a parte le inesattezze su La Stampa naturalmente filo bianconera perché nel 2006 sembrava Il Romanista e le partite contestate a Conte perché gliene è rimasta una giusto per far contenta della pubblicità aggratis la proloco di Albino e Leffe). Come dargli torto. “A questo punto, per evitare l’ennesima ipocrisia italiota, varrebbe la pena di farlo accomodare direttamente in panchina”. Fosse per me anche subito. Anche su due. Quella della Juve e quella dell’avversario. Così, per vedere se riusciamo a perdere con qualcuno. Dice Gallo che la forma è salva. Non potrebbe dire altrimenti. Il regolamento parla chiaro. Però la sostanza è sbagliata. Potendo dirigere la squadra comunque durante la gara tanto varrebbe dai su e andiamo e che davvero davvero. “Tanto, non c’è alcuna differenza”.
Ma questa è istigazione a delinquere. Ma come. Capisco che a Gallo faccia schifo il sistema ma che inviti a violare palesemente le regole poi. Inviti gli juventini per giunta. Gente che fino al 2006 non faceva manco mezza polemichetta con nessuno, si scappellava persino il 2 Giugno al passaggio degli alpini. Gente che era abituata al rispetto militaresco, sabaudo, coglione di tutte le regole scritte e decisioni di qualunque sesso. Gente che poi è diventata quella che è. Dopo il 2006. Riottosi, anarchici, una tifoseria sparpagliata mezza boheme e mezza banlieue. Che non rispetta più nessuno, manco gli Agnelli.
È pericoloso il gioco di Gallo perché è come offrire un sasso a un palestinese. Per quello è meglio di un euro. No, Max. Bisogna rispettare le regole. Non credere che ci piaccia. Questa del rispetto delle regole e delle sentenze anche ingiuste è una brutta storia. Un brutto romanzo criminale. Ogni qual volta sento rispetta sentenza e bevi cicuta, mi viene in mente che quello che l’ha inventata era uno sfaccendato borghese messo sotto dalla consorte. Ogni volta che sento la regola è questa, metto mano a Santippe. Però viene pure il tempo di farsi furbi usando il rispetto. E quindi. No, Max. Bisogna rispettare le regole. Conte non può andare in panca. Deve sedersi in gabbia pure perché se lo metti in tribuna in trasferta lo menate. Se lo metti in tribuna allo Juve Stadium, data la distanza col campo, si sentirebbe solo la voce sua manco quella di Caressa. Il gabbiotto è cosa buona e giusta.
Rispetta la prassi che tu conosci ma che vuoi ignorare da fessacchiotto per ribadire forse una differenza. Differenza tra noi e voi che purtroppo, lo dico per entrambi perché entrambi ci terremmo ancora a esser diversi, unici e diversi e irripetibili come unici diversi e irripetibili sono tutti gli abitanti del cimitero, purtroppo non c’è più. C’è un sistema che schifiamo entrambi. Un sistema che magari per voi o per il tuo amico Zeman è una entità astratta di poteri forti e grandi vecchi mentre per noi ha facce concrete, indirizzi di casa, nomi cognomi e bestemmie e cambiali precise. Ma che è lo stesso. Un sistema oggi non si nega a nessuno.
Ps
Poi magari mi dici dov’era il tuo Mazzarri il giovedì europeo. A prender bottigliate al Pomodorino? Non credo. Non basta avere gli occhi chiari per sembrare svedese. Figurarsi sapere quanto basti per sembrare diverso.