Anche il modello Alto-Adige è travolto da scandali all’italiana

Anche il modello Alto-Adige è travolto da scandali all’italiana

Gli ingredienti per una commedia all’italiana ci sono tutti. Di quelle che ormai imperversano sui media, dalla regione Lazio alla Lombardia. Non proprio per tornaconto personale e impepate di cozze ma per il “bene collettivo”, così almeno si difendono i protagonisti dello scandalo.

Siamo in Alto Adige, terra da cartolina, elogiata pochi giorni fa da una puntata di Report come una delle meglio amministrate e più lungimiranti. Il suo presidente, il potentissimo “Landeshauptmann” Luis Durnwalder, ricordava con fare da pigmalione di aver rovesciato le previsioni del commissario europeo Sicco Mansholt di 20 anni fa; allora sorvolando in elicottero le montagne altoatesine il commissario aveva detto che non c’era più futuro in alta quota, che i masi sarebbero giocoforza spariti e avrebbero fatto posto a una riserva di cervi. «Lui è andato, noi siamo rimasti», aggiungeva sorridendo Durnwalder.

Rimasti sono rimasti. Con la Svp (Suedtiroler Volkspartei), il partito “etnico” che rappresenta la maggioranza della popolazione tedesca, che ancora oggi detiene 18 su 35 seggi in consiglio provinciale. Ora però c’è una grossa gatta da pelare. E i colonnelli della Svp iniziano a mostrare insofferenza nei confronti della finora incontestata leadership del governatore più longevo d’Italia, in carica dal 1989. Il suo ormai ex assessore all’energia, Michl Laimer, è accusato di irregolarità nel rilascio di concessioni idroelettriche, truffa, turbativa d’asta, violazione del segreto di ufficio e falso ideologico. Il tutto per favorire l’assegnazione di 12 centrali idroelettriche. A chi? Alla Sel, la società elettrica altoatesina posseduta per il 93,8% dalla Provincia. Le gare, bandite dalla provincia autonoma nel 2005, sono state tutte vinte con un’unica eccezione dalla società di proprietà della stessa, sbaragliando le aziende concorrenti. Al momento della sua costituzione, molti avevano storto il naso, vedendo nella Sel un grande conflitto di interessi. Nelle gare per le concessioni la provincia si trovava ad essere arbitro e giocatore.

Ma veniamo ai fatti. Secondo la ricostruzione della Procura nel tardo pomeriggio del Venerdì santo del 2006, a termini ampiamente scaduti per il deposito delle offerte di gara, quando il palazzo della Provincia era vuoto, si incontrarono l’allora direttore Sel, Maximilian Rainer, un suo collaboratore reo confesso Armin Kager e l’assessore Laimer. In serata, nel suo ufficio, vengono modificati i piani di offerta della Sel per le concessioni, dopo aver visionato illegalmente le offerte delle aziende concorrenti. La Sel, poi, vinse praticamente tutte le gare. A chi non piace vincere facile? Passano anni e scoppia il caso. Dopo mezze ammissioni, l’assessore Laimer si dimette e, complici le forti pressioni del partito, lascia anche il Consiglio provinciale. La Stella Alpina (Svp) non vuole venire travolta dallo scandalo. Laimer, dal canto suo, dice di non essersi intascato nulla. La procura sembra credergli, ma molti altri reati gli sono contestati e, nonostante lui ritenga di «aver agito per il bene della collettività», parte il processo.

Dopo il Venerdì santo però, prima della resurrezione, ci vogliono tre giorni. E la stessa Svp, che pensava di cavarsela e risorgere dicendo di essere estranea ai fatti, ora è sotto il fuoco amico e nemico. I partiti della destra tedesca sperano infatti di guadagnare consenso in vista delle elezioni provinciali dell’autunno. «La Svp ha raggiunto gli standard italiani di corruzione e malgoverno», attacca il falco Sven Knoll, consigliere di Südiroler Freiheit, il partito che chiede l’autodeterminazione del Sudtirolo. «È il sistema Stella», aggiunge il consigliere Andreas Poeder. I Verdi, invece, parlano del più grande scandalo politico della storia dell’Alto Adige. Il presidente Luis Durnwalder, in queste ore, deve far fronte anche al fuoco amico. Un pezzo da novanta del suo partito, il capogruppo in consiglio provinciale Elmar Pichler Rolle, ha invitato il governatore ad assumersi le sue responsabilità, «anche perché Durnwalder ha sempre gestito in prima persona l’affare energia».

In ballo ci sono circa 500 milioni di euro che Sel rischia di dover pagare (l’intero valore delle concessioni) oltre ai danni che Enel e le altre aziende elettriche locali truffate potrebbero chiedere. Il commissario europeo Mansholt si era sbagliato: le riserve di cervi non ci sono. Le volpi però abbondano. E ogni tanto, qualcuna, finisce in trappola.  

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