Il derby di Milano è da sempre una delle sfide più attese, non solo della serie A. Una partita che per importanza equivale da sempre ad altri grandi scontri, come il clasico tra Real Madrid e Barcellona. Ieri sera si sono giocate entrambe le sfide. Con due grandi differenze. La prima: il risultato. In Spagna non è bastato lo scontro diretto per decretare un vincitore, mentre a San Siro i 3 punti se li è presi l’Inter. Per la seconda, basta guardare le formazioni. Al Camp Nou c’erano in campo Leo Messi e Cristiano Ronaldo a fare una doppietta ciascuno, a Milano un Coutinho evanescente e un Emanuelson che non ne imbrocca una. meno male che per l’Inter c’è Samuel: con lui in campo, 10 derby e 10 vittorie.
Non è stata una bella partita. L’Inter l’ha ‘spaccata’ subito, andando in vantaggio con Samuel e rovinando i piani del Milan. Massimiliano Allegri ha disposto un 4-2-3-1 dove l’unica mossa davvero azzeccata sembra quella di Bojan titolare. Per il resto, poche idee e tanti muscoli. Insomma, è il solito Milan, che però cerca di attaccare soprattutto nel primo tempo sulla destra, per spostare la difesa a 3 dell’Inter dalla parte di Juan Jesus ammonito. Il problema è che là davanti non si concretizza, soprattutto con Boateng, un fantasma rispetto a quello delle ultime due stagioni. Fare 2803 passaggi senza metterla dentro non è incoraggiante. E così la squadra deve affidarsi ai tiri da fuori di Montolivo. Al Milan manca la rabbia della Juve, ormai è assodato. Mentre i bianconeri hanno preso a pallate il portiere del Siena per buona parte del secondo tempo (in serie A la Juve ha prodotto 49 tiri in totale), i rossoneri hanno giocato un secondo tempo con l’uomo in più ma senza attaccare su ogni palla. In questo modo, non serve a nulla totalizzare 30 minuti di possesso palla contro i 12 dei nerazzurri, se poi segni solo 7 gol in campionato contro i 17 della Juventus.
Sulla differenza Milan-Juve, i numeri parlano chiaro. Al ‘Franchi’ la Juventus si è presa la vittoria di diritto, con il suo mostruoso possesso palla del 70%, i 537 passaggi utili (contro i 173 del Siena), i 25 cross a 10 e la traversa di Andrea Pirlo su punizione. La squadra di Carrera-Conte ha pure rischiato però, perchè affidare il centro della difesa a un giovane come Luca Marrone significa esporsi agli attacchi di giocatori smaliziati come Calaiò e Rosina. Ma la squadra, come visto dalle cifre, può supplire a queste mancanze con la voglia di vincere. E con i 301 passaggi di un Pirlo inesauribile.
Andrea Stramaccioni sta trovando la quadratura, anche se qualcosa va ancora registrato. La difesa a 3 sembra essere diventato il nuovo comandamento e mentre Juan Jesus mostra progressi, Andrea Ranocchia sembra molto più a suo agio accanto a uno come Walter Samuel: sono 18 in totale i contrasti vinti dall’ex prodotto del vivaio nerazzurro in questa stagione, numeri che gli stanno valendo la convocazione in Nazionale. Il centrocampo regge e grazie ai muscoli lì in mezzo, i nerazzurri hanno vinto in campionato fino ad ora 133 contrasti: sono secondi in questa speciale classifica, dietro i 136 della Fiorentina. L’impressione è che stavolta, se non ci fosse stata l’incornata vincente del difensore argentino, l’attacco sarebbe rimasto a secco. Ma è anche vero che senza Sneijder, con i suoi 205 passaggi attacco, è più dura avere occasioni da sfruttare.
Una menzione speciale va fatta al Catania. Dopo che l’amministratore delegato Pietro Lo Monaco aveva lasciato il posto quest’estate, il club etneo sembrava destinato al naufragio. Certo è ancora presto per dire se si salverà, ma questo Catania piace. Stupisce la capacità – e la gran voglia di rischiare – della dirigenza di affidarsi ad allenatori giovani e con idee nuove: Mjahilovic, Montella e ora Maran, che come ogni buon tecnico che deve salvarsi sa bene che la permanenza in serie A bisogna guadagnarsela in casa. Al ‘Massimino’, il Catania non ha ancora perso, riuscendo a segnare un gol in quasi tutte le partite grazie al tridente Bergessio-Gomes-Barrientos. E quando non ha gonfiato la rete, ha fermato sullo 0-0 il Napoli, l’unica al momento vera antagonista della Juventus in chiave scudetto. Il Catania gioca bene ed è cinico. In campionato ha tirato 32 volte nello specchio della porta siglando 9 reti, già 2 più del Milan e 4 più del Cagliari in fondo alla classifica. Francesco Lodi e Gomez hanno totalizzato 2 assist a testa e contro il Parma, nell’ultima vittoria casalinga, i rossoblu hanno fatto meno possesso palla (46%) ma vinto il conto dei tiri (7-0) aprendo la partita con un gol. Come una vera provinciale.