E al concorso del San Raffaele vince un altro figlio di papà

E al concorso del San Raffaele vince un altro figlio di papà

Pubblicazioni prestigiose ignorate, curricula trascurati e cognomi che si ripetono. Così, a vincere un posto per ricercatore a tempo indeterminato è stato il candidato con impact factor pari a zero. Vale a dire, senza alcuna citazione su riviste internazionali. Accade all’università San Raffaele di Milano, dove è finito sotto accusa un concorso indetto dalla facoltà di medicina nel settore delle malattie odontostomatologiche. Quelle dei denti, per intenderci.

Uno degli ultimi posti a tempo indeterminato a disposizione, visto che con la riforma Gelmini questa figura scomparirà dalle università italiane, è andato al classico figlio di papà: Raffaele Bollero, figlio di Enrico Bollero, direttore generale del Policlinico di Tor Vergata a Roma, membro della commissione nazionale della ricerca sanitaria, consigliere del Consiglio nazionale dell’economia e del lavoro (Cnel) e componente del Consiglio superiore di sanità. Niente di male, se non fosse che la commissione giudicatrice non avrebbe valutato correttamente i curricula dei candidati. Soprattutto quello del vincitore. A dirlo, è anche il Tar di Milano, che ha accolto il ricorso presentato da una delle candidate escluse, Simona Tecco, annullando di fatto il concorso. Che, quindi, dovrà esser rifatto tutto da capo. Intanto, dopo quasi nove mesi di lavoro, a fine luglio (dopo la sentenza del Tar) il vincitore è stato licenziato. E ora tutti aspettano la decisione dell’università. 

Dopo la pubblicazione del bando, del 16 febbraio del 2010, la commissione (composta da Felice Enrico Gherlone, Gian Antonio Favero e Giuseppe Gallina) ha giudicato i curricula dei candidati. Sei in tutto. I commissari, dopo aver espresso le singole valutazioni, hanno dato un «giudizio collegiale» su ciascuno degli aspiranti ricercatori. E alla fine, «la Commissione ha valutato il candidato dott. Raffaele Bollero pienamente idoneo alla ricerca scientifica e con un grado di maturazione complessiva, plurispecialistica» e soprattutto «superiore a quella di tutti gli altri candidati».

Ma siamo sicuri che il curriculum di Bollero sia così superiore a quello degli altri? Il Tar, con una sentenza del luglio scorso, risponde di no. Il motivo è la mancata applicazione degli indici previsti dal decreto del ministero dell’Università e della ricerca n.89 del 28 luglio 2009 sulla “valutazione dei titoli e delle pubblicazioni scientifiche”. Che sono: «I. numero totale delle citazioni, II. numero medio di citazioni per pubblicazione, III. “impact factor” totale, IV. “impact factor” medio per pubblicazione, V. combinazioni dei precedenti parametri atte a valorizzare l’impatto della produzione scientifica del candidato». Nessuno dei cinque indici «contemplati è stato preso in considerazione dalla Commissione», si legge nella sentenza di annullamento del Tar, «non risultando alcun riferimento ai medesimi in nessun giudizio, né individuale né collettivo».

Le pubblicazioni di Bollero, «vengono valutate “originali, che ne evidenziano la competenza nella materia (prof. Antonio Favero), adeguate come numero, congrue, continuative e con buona tracciabilità (prof. Gherone), con buona collocazione editoriale (prof.Gallina)». La produzione scientifica di Simona Tecco, invece, «viene valutata “di buon livello, su riviste nazionali e internazionali” (Prof. Antonio Favero), congrua, collocata su riviste di buona tracciabilità, continuativa (prof. Gherone), collocata su riviste nazionali e internazionali di ampia diffusione (prof. Gallina)». 

«Nel corso dei colloqui con i membri della commissione a settembre del 2011», racconta Simona Tecco, «le pubblicazioni non sono state per niente nominate. Anzi, quando le nominavamo ci è stato detto di discutere solo dei titoli di studio». In ogni caso, ribadisce, «tutti gli altri candidati avevano nel curriculum un numero maggiore di pubblicazioni rispetto al vincitore». E il Tar parla chiaro: gli indici bibliometrici previsti non sono stati rispettati.

Per verificare la produzione scientifica di Raffaele Bollero, basta andare sul sito di Pub Med, che raccoglie tutte le riviste medico-scientifiche americane, e digitare “Bollero R” nella finestra di ricerca. Il risultato è costituito da due sole voci: Evaluation of effects on bone tissue of different osteotomy techniques del 2009 e Clinical approach to anterior adhesive restorations using resin compositive veneers del 2007. Basta usare lo stesso procedimento con Simona Tecco e il risultato è di ben tre pagine per un totale di 60 voci.

Eppure, quello delle pubblicazioni è un criterio fondamentale per il giudizio sugli aspiranti ricercatori: secondo il Consiglio universitario nazionale, chi vuole intraprendere questa carriera deve essere autore o coautore di almeno cinque-dieci lavori pubblicati su riviste scientifiche importanti e avere il primo nome in almeno uno-due di questi lavori. Ma tra le riviste elencate da Pub Med, il nome di Bollero non è primo nell’elenco degli autori in nessuna delle due pubblicazioni.

«La differenza salta subito all’occhio», dice Simona Tecco. Nonostante questo, il candidato vincitore dopo la nomina aveva già cominciato a lavorare e ha percepito uno stipendio. Fino al suo licenziamento, avvenuto a fine luglio. «La sentenza è una vittoria parziale», racconta la candidata esclusa, «perché è stata riconosciuta solo la mancata applicazione dei criteri di valutazione delle pubblicazioni». La speranza, continua, «è che ora, ammesso che venga nominata una nuova commissione, non verrà riconfermato lo stesso vincitore». Ma, a distanza di quasi quattro mesi, gli esclusi non hanno ancora ricevuto alcuna notizia. In ogni caso, precisa Tecco, «l’università San Raffaele ha a disposizione sei mesi per fare appello contro la sentenza del Tar o accoglierla, accettando di rivalutare i curricula». Ne sono rimasti a disposizione altri due. 

La sentenza del Tar

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