Già manager fra i più pagati, e capitalista con meno capitali, Marco Tronchetti Provera è vicino a segnare un nuovo record. Il più grande salvataggio immobiliare della storia finanziaria italiana avverrà sotto la stella dell’uomo che per qualche tempo si cullò nel segno di essere l’erede di Gianni Agnelli nel firmamento del capitalismo italiano. Si tratta di una partita che nel complesso vale 6,5 miliardi di euro. Più delle ristrutturazioni di Risanamento, Coppola e Aedes messe insieme.
Debiti stratificati. Prelios, la ex Pirelli Real Estate nata dieci anni fa una costola del gruppo di pneumatici, è impegnata in una delicata trattativa che dovrebbe sancire l’ingresso di un nuovo socio di riferimento. Entro il 10 ottobre il cda presieduto da Tronchetti farà un primo punto sul negoziato in corso con la newyorkese Fortress e con Feidos, la cordata promossa da Massimo Caputi con la famiglia Haggiag, e fra i due candidati e le banche. Per Pirelli Re/Prelios è la seconda ristrutturazione finanziaria in tre anni, dopo quella del 2009 che richiese anche un aumento di capitale da 400 milioni. Secondo l’ultima informativa mensile, diffusa su richiesta della Consob, a fine agosto 2012 i debiti lordi della capogruppo Prelios ammontano a 625 milioni, mentre in cassa ci sono 12,8 milioni. Il primo creditore della società è la Pirelli, 160 milioni a rimborso unico nel luglio 2017, più le banche che lo scorso dicembre avevano rinnovato i finanziamenti per complessivi 359 milioni (scadenza 2014). Le difficoltà finanziarie hanno però costretto Prelios a interrompere i pagamenti tanto nei confronti della società-cugina quanto verso le banche (Unicredit, Intesa Sanpaolo, Mps, Bpm e altre). I creditori si sono mostrati compresivi: il pagamento alle banche della prima rata di interessi, originariamente prevista per giugno 2012, è stata differita a fine anno; mentre dalla Pirelli, che è parte correlata, è stato ottenuto un rinvio addirittura al 30 giugno 2013 delle due rate previste per il 2012. Quasi superfluo aggiungere che la società è fuori da tutti i parametri (covenants) previsti dai contratti di finanziamento. Ma l’entità del salvataggio è ben più ampia di quella riscontrabile al piano più alto della galassia Prelios.
Il “secondo livello”. C’è infatti un “secondo livello” di ulteriore indebitamento che sfiora 6 miliardi e fa capo a circa 200 entità giuridiche formalmente separate. Negli anni del boom immobiliare la Prelios ha infatti investito in immobili e “Npl”, non performing loan, ossia la gestione giudiziale e stragiudiziale per il recupero di crediti in sofferenza per conto di banche e investitori. Il patrimonio complessivo in gestione viene invece stimato 11,7 miliardi di euro, di cui 10,6 sono immobili e il resto Npl. Le operazioni sono state effettuati tramite fondi e veicoli ad hoc, ai quali Prelios partecipa mediamente con una quota del 25 per cento. Chiunque metta mano al salvataggio, perciò, non può non tenere in considerazione valori patrimoniali, debiti e redditività in capo a questi veicoli, da cui dipende la sostenibilità di tutta il castello immobiliare. Non a caso, più ancora che con Tronchetti, che via Camfin ha il 14,8% di Prelios, la vera trattativa corre fra i due candidati al salvataggio e banche. L’indebitamento bancario netto al 30 giugno di questo “secondo livello” è di 5,9 miliardi di euro, di cui 4,9 miliardi gravante su beni immobiliari e 1 miliardo relativo ai “Npl”.
Patrimonio netto positivo? Nella prima semestrale di quest’anno, viene precisato che «la quota totale di competenza di Prelios nell’indebitamento bancario dei fondi e delle società di investimento partecipati pari a 1,5 miliardi di euro è suddivisa in circa 1,2 miliardi di euro impegnati nella componente del real estate e circa 0,3 miliardi di euro negli Npl». I principali creditori sono Intesa Sanpaolo e Unicredit, con un’esposizione complessiva (fra società a monte e veicoli) di circa 900 milioni a testa. A fronte dei debiti (per lo più mutui), ci sono attivi pro-quota il cui valore è stimato in 2,2 miliardi, da cui risulta al netto dei debiti risulterebbe un valore patrimoniale netto di 700 milioni. Dovrebbe bastare per tranquillizzare i creditori. Che però non sono per nulla tranquilli. La preoccupazione dei banchieri è il castello di investimenti non sia più in grado di sostenere l’onere del debito, e che in qualche caso gli attivi abbiano valore inferiore ai debiti. Ovviamente, sul tavolo non c’è solo la “fettina” di competenza di Prelios ma tutto l’aggregato immobiliar-creditizio gestito dalla società.
L’hub della sofferenza. I principali creditori sono Intesa Sanpaolo e Unicredit, con un’esposizione complessiva intorno a 900 milioni. E, forse, più ancora che gli immobili, è questo il vero asset del gruppo immobiliare presieduto da Tronchetti, che gli consentirà di superare quest’ennesima disavventura. Il banchiere Enrico Cucchiani ha già preso posizione a favore di Tronchetti nella vicenda che vede il manager contrapposto alla famiglia Malacalza («Credo che siano problemini, Tronchetti è uno degli imprenditori italiani più illuminati»). Ma Cucchiani non pensava solo a Camfin-Pirelli: nella testa dell’amministratore delegato di Intesa Sanpaolo c’è anche Prelios. Le principali banche non hanno nessuna intenzione di lasciar deflagrare la “bomba”. L’attenzione è alta: dopo Telecom, il “sistema” deve intervenire di nuovo per mettere una toppa a un’avventura di Tronchetti finita male. È probabile che, per evitare il passaggio in tribunale, necessario nel caso della procedura tecnica di ristrutturazione dei debiti vera e propria (ex 182-bis della legge fallimentare), si ricorra al più comodo piano di risanamento ex articolo 67. Soluzione che richiede solo un un perito di fiducia, di fatto indicato dai creditori, senza intervento dei giudici.
Per i banchieri, comunque, il salvataggio degli immobili di Tronchetti è un’occasione formidabile per realizzare un grande “hub delle sofferenze bancarie”: un moloch in cui affogare via via la gestione dei prestitiandati a male, specialmente nell’immobiliare. Un progetto per cui, più che le competenze e l’esperienza internazionale di Fortress, risulta perfetto il profilo di Caputi. Forse un po’ chiacchierato, forse un po’ distratto – si dimenticò 45mila euro in contanti nella stanza di un albergo, e disse che era per pagare gli stipendi dei dipendenti della sua tenuta agricola – ma di sicuro molto “di fiducia”.
Twitter: @lorenzodilena