“Questo articolo sull’insulter è quanto di più inutile e banale abbia mai letto, ma purtroppo questo è quello che tocca trovare in giro, che dire… con tutte le cose di cui si può parlare scrivete ‘sta roba?… ma impara a scrivere, ma che articolo è, ma un minimo di informazione sui fatti che citate?… ma ti prego, che vuol dire “insulter”, ma come stai, ma ci sei andato a scuola? …mamma mia, poveri noi, poi ci si meraviglia se tutto va in malora, meglio che non parli… ma come si fa a sostenere che esista l’insulter quando tutti sappiamo di chi è la colpa?… certo non ci si può aspettare la verità da certa gente che poi si sa tutti chi sono, sempre i soliti. Che vergogna!… senza offesa, ma che ci trovi di interessante in uno che insulta da scriverci un articolo? Secondo me sei proprio uno stronzo!… ma quanto cavolo è lungo sto articolo, ma sei scemo?…”
C’è il blogger, l’user, il troll, il flamer e poi c’è lui… l’insulter. L’uomo (o la donna) che commentano nella maniera più acida o rude gli articoli e i post di chi scrive su Internet. Tutti quanti siamo stati almeno una volta insulter e chiunque può essere un insulter. L’insulter è il nuovo antieroe del web, un uomo per tutte le stagioni digitali. Lotterò sempre e ostinatamente per una rete piena zeppa di insulter piuttosto che vedere Internet in mano a qualche mortifero censore.
Però gli insulter sono troppo interessanti per non scriverne. Gli insulter sono l’opposto dei critici, scelgono per principio la contrapposizione assoluta, sono poeti della mera distruzione, eppure aprono spessissimo squarci di verità, è innegabile. E visto che, personalmente, non sono così seguito da avere una mia truppa di fedeli insulter, non ho potuto che iniziare, qui sopra, immaginandomi l’opera di insulter fantasma, che fanno a pezzi con gioiosa rabbia quello che non ho ancora nemmeno scritto.
L’insulter non è di un solo tipo, ce ne sono tanti di insulter DOC e ne potrò elencare solo alcuni. Troveremo ora personaggi che non sono proprio gradevoli, ma anche altri insulter specializzati, dei veri e propri artisti di cui non riuscirò a nascondere il genio. Probabilmente vi è già chiaro che le parole che state leggendo non possono che essere state scritte da un potenziale insulter, da un ammiratore di insulter, da un insulter in incognito.
Insulter occasionale
L’insulter occasionale è il più diffuso ed è molto facile diventarlo. Capitava di là. É finito sul post giusto nella giornata sbagliata (o viceversa). Probabilmente ha letto solo il titolo di un articolo. Probabilmente ha appena litigato con il o con la partner. Probabilmente gli fa male un piede. Probabilmente gli sta sulle palle come si chiama chi ha scritto un contenuto online. O semplicemente non sopporta la faccia del profilo di un autore. Probabilmente voleva scrivere lo stesso articolo ma non lo ha scritto e non crede valga la pena scriverne un altro.
Probabilmente ha un capo imbecille sul lavoro e ha identificato senza alcun motivo l’autore come vicino alla linea gerarchica che, giustamente, detesta. E quindi insulta, l’autore dell’articolo, non il capo, è un insulter, mica un ribelle… Eccolo che si lancia sulla tastiera e commenta acido, spara a zero, distribuisce botte di “ignorante” e “incompetente”, esterna tutta la sua meraviglia di fronte al fatto che “si possano scrivere cose del genere” e che lo si possa fare “in un paese normale” o “nel 2012” o “su un giornale che si reputi serio”.
Si chiaro, il web è pieno di articoli che si meritano simili commenti, ma la particolarità dell’insulter è il distribuirli a caso, con furiosa superficialità. Finita la sua invettiva, l’insulter occasionale sparisce, non telefona, non scrive, non lascia nemmeno un bigliettino. É tornato alla sua vita, magari rinvigorito dal suo sfogo. Ogni tanto, d’ora in poi, si prenderà una vacanza di insulting, di piccole scorribande anonime in rete, scambiando questo parodia di libertà per qualcosa di formidabile.
Insulter aficionado
Roba tosta, a volte. Un insulter aficionado è uno che si sceglie un blogger e decide di rompergli le scatole per tutta la vita. Una specie di matrimonio, quindi. Il fenomeno dell’insulter aficionado tradisce il persistere di una mentalità da fan o anti-fan in un mondo che, invece, è cambiato. L’insulter aficionado tratta un blogger qualsiasi come un divo del cinema, non smette di seguirlo perché crede che quel blogger sia più importante di quello che è, perché vive ancora nell’era pre-internet, dove solo pochi potevano scrivere ed esprimersi.
Questo insulter è impigliato in un tempo che sta svanendo, in cui scrittura ed espressione erano direttamente emanati da precise e riconoscibili strutture di potere, un potere immobile e duraturo. Come potrebbe dare troppa importanza ad un blogger, così l’insulter aficionado gli dedica anche un odio reverenziale che significa ancora “ti insulto perché io sto sotto e tu stai sopra. Ed è qualcosa che non può cambiare. Tu spettacolo, io spettatore”. Se invece si prende atto di un mondo, quello digitale, dove ognuno può provare a dire la sua in situazioni abbastanza mutabili, allora si capisce perché la furia dell’insulter aficionado non ha più molto senso.
Certo anche online ci sono enormi differenze di valore, ma è difficile che l’autorevolezza sia fatta solo di autorità, e, allora, non ci sono più molti motivi per insultare (per l’invidia, invece, vedi più sotto). L’insulter aficionado è riconoscibile per lo scarso senso della misura. Parla a un nuovo Web Magazine come se parlasse a “la Repubblica”, interagisce con la pagina social di una startup come se stesso parlando con l’ufficio stampa della Fiat, critica un blogger che scrive i suoi appunti da freelance come se stesse parlando al direttore di una grande rivista sostenuta da soldi pubblici. L’insulter aficionado usa spesso un’angosciante seconda persona plurale: “Ma che dite? Ma come vi permettete? Ma siete scemi? Vergonatevi”. É un insulter che sta un passo indietro e che dovrebbe smettere di guardare la televisione. É un insulter che dovrebbe capire che i buoni e i cattivi esistono, ma non vanno in giro con una scritta sulla fronte e nemmeno stanno tutti legati assieme.
Insulter-direttore editoriale
Questo è un personaggio pregiatissimo, che va sempre ascoltato. Non ce l’ha con quello che è stato scritto. É che, in quanto direttore editoriale, ci tiene a ricordare che si sarebbe dovuto scrivere di altro: cose più importanti, più attinenti. Cose decisamente prioritarie. Il suo sogno è essere il burbero direttore del giornale in cui lavora Peter Parker-Spiderman. Spesso ha pure ragione, l’insulter direttore, si potrebbe sempre scrivere di altro.
L’era dell’informazione pare sia piena di notizie di cui si potrebbe scrivere. Ma, a dire il vero, l’era dell’informazione è anche piena di altre fonti da leggere se non si trova quello che si cerca… L’insulter-direttore ci vede comunque lungo, questo è certo. Ma l’insulter-direttore dimentica un dettaglio: non è il direttore editoriale del sito che sta leggendo. E chi su quel sito scrive può rispondere: “Tu c’hai pure ragione. Però… vuoi essere il mio direttore editoriale? Allora pagami, almeno”
Psycho-Insulter 1: doppia personalità
E’ un insulter 100%, ma ha una caratteristica che ne fa un eroe dell’assurdo che nemmeno Camus avrebbe potuto immaginarsi. Questo Psycho-Insulter inizia il suo insulting post o il suo commento con un poetico “Senza offesa…” Per poi sfoderare l’indicibile o, comunque, dedicarsi ad una collaudata tecnica di insulting. Se leggete qualcosa che inizia con un “Senza offesa”, iniziate a contare fino a 27. Poi godetevi il pamphlet.
Insulter Linciatore
Un po’ un vigliacco. É difficile da individuare, perché si confonde tra chi ha ragione da vendere. Soprattutto sul web. Capita spesso che ci siano proteste digitali attorno ad un argomento. Capita che uno specifico personaggio o una specifica istituzione/impresa vengano bombardati di commenti online perché l’hanno fatta o detta grossa. Spesso le ragioni di chi si getta a criticare, anche con rabbia, sono nobilissime. Ma, ad un certo punto, arrivano online anche vagonate di insulter linciatori.
I linciatori hanno ben poco legame con l’indignazione da cui era partita una protesta online, più che altro amano visceralmente l’occasione di insultare in branco. L’insulter linciatore è quello che trasforma una potenziale indignazione popolare in una caccia all’untore di stampo manzoniano. La cosa peggiore dell’insulter linciatore è che, una volta detto “cacca e pipì” online, molla tutto e lascia devastato il campo della critica, vanificando ogni prospettiva. L’insulter linciatore è comunque ineliminabile in democrazia. Dobbiamo tenercelo stretto come la nostra libertà.
Insulter scemo
É chiamato così solo per una sua caratteristica fondamentale, una qualità non troppo difficile da intuire. L’insulter scemo è quello che non ha capito la battuta. L’insulter scemo insulta perché non ha il dono divino dell’ironia. O forse non ha proprio capito quello che ha letto, ammesso che lo abbia letto. E più è scemo, più insulta. In questo caso non c’è molto da fare… tutti lo lasciano insultare nel (cyber)vuoto. Gli scemi, del resto, sono un patrimonio dell’umanità.
Insulter Invidioso
Facile da capire. Nulla da spiegare. Quindi? L’invidia è un motore propulsore, se non la ingoi e non la sputi sotto forma di insulti. Un tizio, che ringrazierò sempre, mi ha detto nel 2008: “Alla tua invidia devi volerle bene, devi accoglierla, ascoltarla, non devi nasconderla dalla vergogna. L’invidia è uno dei pilastri della società. L’invidia ha a che vedere con te, non con uno a caso che ti sembra se la stia passando meglio. La tua invidia goditela, usala per avere voglia di fare qualcosa che valga, vedrai che si trasformerà presto in materiale meno inutile”. Credo che tutti gli insulter mossi da mera invidia dovrebbero parlare con questo tizio.
Insulter talk-show
Il solo insulter che davvero detesto. Specialista delle conversazioni sui social media. Soffre della sindrome da talk-show televisivo: è soprattutto un replicante degli show dove antagonisti fasulli mettono in scena discussioni più o meno concordate nella loro strenua contrapposizione. Dove uno viene chiamato per dire fortissimamente che il quadrato è tondo e l’altro che il tondo è quadrato, avete presente?
L’insulter talk-show è simile, non ha una sua vera e propria opinione, ha preso quella che era rimasta libera sullo scaffale del supermercato delle opinioni confezionate. Se in una discussione online è già stato detto che l’altro lato della luna è viola, gialla e blu, allora lui farà la parte di quello che dice che è verde. Se è già stato detto che è verde, gialla e blu, allora farà la parte di quello che crede assolutamente che l’altra parte della luna sia viola.
L’insulter talk-show difende brutalmente l’opinione che ha scelto e la forza della sua ostinazione e intolleranza è dovuta al fatto che ancora deve convincersi da solo di quello che sostiene. Una conversazione online infestata di insulter talk-show finisce con un enorme palazzo di nulla costruito da metri cubi di insopportabili frasi fatte. Al termine del festival del luogo comune, tutti tornano a postare su Facebook quelle foto dementi con una poesia del povero Neruda scritta in rosso fuoco sulla foto di due gabbiani che volano.
Psycho-Insulter 2: il tuo inconscio
Caso clinico. O forse trattasi di mistico visionario. Comunque uno degli insulter più preziosi che ci siano. É quello che sa meglio di te quello che volevi dire. Non lo trovi solo in fondo agli articoli, ma anche sui social. Tu sei proprio convinto che intendevi dell’altro, ma lui ti spiega che in verità volevi dire qualcosa di tremendo, di ancestralmente aggressivo o immorale. E non c’è niente da fare, lui attinge dal tuo inconscio, roba che tu non controlli. É inutile che provi a negare, neghi proprio perché è roba del tuo inconscio (ed è così che funziona, almeno secondo Mastro Freud). Ecco perché questo tipo di insulter è davvero fondamentale per chiunque abbia a cuore la conoscenza di se stesso, dico sul serio.
L’Insulter-blogger che scrive articoli sugli insulter
Il peggiore di tutti. É un insulter che vorrebbe insultare talmente tanto il mondo intero da spacciare i suoi insulti generalizzati per una specie di analisi meta-antro-cyber-epistemologica sullo stesso fenomeno degli insulti online. Roba da carcere a vita. Di solito l’insulter-blogger si ricorda solo alla fine delle sue inutili invettive di non aver ancora spiegato perché non dovremmo diventare tutti insulter, visto che non è riuscito a nascondere quanto sia bello e liberatorio essere un insulter.
E allora l’insulter-blogger cerca di cavarsela dicendo che bisogna sempre chiedersi se si insulterebbe allo stesso modo qualcuno che si ha di fronte, dal vivo. Cerca di cavarsela sostenendo che, prima di insultare senza appello qualcuno che scrive online, bisognerebbe annusarlo per bene, prendersi il tempo per capire chi sta scrivendo. Si dovrebbe pensare qualcosa del tipo: “Forse chi vorrei insultare non è come credevo. Forse non diceva quello che pensavo dicesse, forse ho letto quello che mi andava di leggere, forse se metà del mondo è marcio lui non c’entra…“.
Ma in questo modo il blogger-insulter la butterebbe sul sentimentale, e sarebbe davvero penoso. E allora il blogger-insulter chiamerebbe in proprio soccorso un Maestro immortale con laurea ad honorem, il Dr. Prof. Er Monnezza. Sì, proprio lui, che spiegherebbe con viscerale onestà quello che non si è stati capaci di dire fin qui con tante parole. Cosa? Che un insulto non è un vero insulto se non rischi di prenderti un pugno in faccia. Direbbe Er Monnezza: “Se insulti sul web, invece, rischi d’esse solo un gran paraculooo”.