FonSai, la Gdf perquisisce l’Isvap, indagato Giannini

FonSai, la Gdf perquisisce l’Isvap, indagato Giannini

La Guardia di finanza ha perquisito questa mattina la sede dell’Isvap, l’autorità di vigilanza delle assicurazioni, su mandato della Procura di Torino, nell’ambito dell’inchiesta su Fondiaria Sai. I pm titolari dell’inchiesta, Vittorio Nessi e Marco Gianoglio, hanno inoltre iscritto nel registro degli indagati Giancarlo Giannini, già presidente e ora commissario straordinario dell’Isvap, per l’ipotesi di reato di concorso in falso in bilancio di FonSai. È stata perquisita anche l’abitazione di Giannini. «Si cercano riscontri – si legge in una nota della Gdf – in ordine a presunti inadempimenti e ritardi dell’Authority delle assicurazioni, negli anni 2009-2011, nell’esercizio dell’azione di vigilanza sul gruppo Fondiaria-Sai. Sono state inoltre notificate informazioni di garanzia per concorso in falso in bilancio». A breve, «i dirigenti dell’istituto in grado di riferire sui fatti, saranno sentiti direttamente dai due magistrati». Oltre agli uffici del presidente, sono stati perquisiti anche gli uffici del vicedirettore generale Flavia Mazzarella, e gli uffici Vigilanza I e Vigilanza II, rispettivamente guidati da Giovanni Cucinotta e Roberto Roberti, la direzione coordinamento operativo-ispettorato e antifrode, e l’ufficio per le relazioni esterne e i rapporti istituzionali.

Inadempimenti, ritardi e collusioni.  Nel decreto di perquisizione si legge che il gruppo FonSai ha tenuto «condotte gravemente anomale nel ramo Rca» e, nonostante questo, «per quanto consta allo stato degli atti, non risulta mai stata estesa ispezione alcuna avente a oggetto la Rc generale» da parte dell’Isvap.  Da parte dei vertici dell’autorità di vigilanza, e «in particolare da parte del suo presidente» è possibile trovare «traccia di inadempimenti, ritardi e, financo, collusioni con il management della società sottoposta a controllo». I ritardi sono innegabili: «Pur avendo appreso della criticità nella determinazione della riserva sinistri del ramo auto della compagnia assicurativa Fondiaria-Sai fin dal marzo 2009 è stata disposta ispezione solo nel gennaio 2011, dopo l’aver preannunciato l’attività fin dall’agosto 2010 e ciò anche a seguito di plurime sollecitazioni».  

Fra il 2009 e il 2011 Fondiaria Sai ha bruciato quasi 2,5 miliardi di euro. Parte delle perdite del 2010 e dell’ultimo esercizio deriva dall’emersione di un’insufficienza delle riserve tecniche (oltre 800 milion solo nel 2011), ovvero gli accantonamenti effettuati dalle compagnie di assicurazione per far fronte agli impegni verso gli assicurati. Giannini è presidente dell’Isvap dal 2002 e aveva già autorizzato l’aggregazione della Fondiaria da parte della Sai della famiglia Ligresti. Da luglio, in seguito al varo della riforma dell’Isvap, che sarà posto sotto l’ala della Banca d’Italia e ridenominato Ivass, Giannini ha assunto il ruolo di commissario straordinario. La fase di transizione, salvo accelerazioni determinate dagli ultimi eventi, dovrebbe chiudersi il 4 novembre con l’approvazione dello statuto dell’Ivass e la nomina dei suoi organi di vertice. 

Due inchieste. L’inchiesta della magistratura torinese è una delle due in corso sullo scandalo che ha investito la Fondiaria Sai sotto la gestione dei Ligresti. A Torino si indaga in relazione all’ipotesi di falso in bilancio ed ostacolo all’attività di vigilanza per gli anni 2008-2011. In questo periodo la società era guidata dalla presidente Jonella Ligresti e, dal punto di vista operativo, prima dall’amministratore delegato Fausto Marchionni e poi, da inizio 2011, da Emanuele Erbetta, che è poi il manager rimasto al comando fino a oggi, in attesa del passaggio definitivo a Unipol. Il 2 agosto sono stati perquisiti anche gli uffici di FonSai a Torino e Milano e sono stati iscritti nel registro degli indagati i componenti del comitato esecutivo e del consiglio di amministrazione in carica negli esercizi finiti sotto i riflettori della magistratura. Fra gli altri, sono indagati per falso in bilanci Jonella Ligresti, Giulia Maria Ligresti, Antonio Talarico, Fausto Marchionni, Vincenzo La Russa, Giaocchino Paolo Ligresti ed l’a.d. Erbetta.  

A Milano, invece, il pm Luigi Orsi indaga per aggiotaggio e ostacolo alla vigilanza in relazione ai movimenti anomali dei titoli Premafin e alla proprietà dei trust esteri (The Ever Green e The Heritage) riconducibili secondo la Consob e gli inquirenti alla famiglia Ligresti. Per tali ipotesi di reato, lo scorso luglio Salvatore Ligresti è stato iscritto nel registro degli indagati. Orsi indaga anche sul fallimento delle holding immobiliari-edili dei Ligresti (Imco e Sinergia) e sul patto occulto che i Ligresti avrebbero raggiunto con Alberto Nagel, amministratore delegato di Mediobanca, anche lui indagato per ostacolo all’autorità di vigilanza. In cambio del loro sì all’intervento di Unipol nella ricapitalizzazione di Premafin-FonSai, e alla successiva fusione fra i due gruppi, i Ligresti avrebbero ottenuto 45 milioni. Mediobanca ha negato valore contrattuale al foglio su cui compare la firma dell’a.d. Nagel e le richieste della famiglia Ligresti. 

(aggiornato alle 19.45)

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