Formigoni si dimetta e ridìa l’onore alla Lombardia

Formigoni si dimetta e ridìa l’onore alla Lombardia

C’è stato un tempo in cui Milano rivendicava il ruolo di capitale morale di questo paese. Un tempo in cui la sua borghesia rivendicava, con orgoglio, la sua diversità dalle “paludi” dei palazzi della politica, dall’abitudine alla corruttela. Proprio da Milano e dal nord Italia, dopo Tangentopoli, partirono movimenti di rivolta e di orgoglio: per riaffermare la diversità di uno stile e l’operosità silenziosa e costante di un pezzo di paese.

Dove è finita quella storia? A guardare quanto è successo in questi anni, a contare sulle dita di molte mani gli scandali che abbiamo visto svolgersi dentro le mura della Regione Lombardia guidata da 17 anni da Roberto Formigoni, sembra davvero che quel dna sia stato archiviato, sia una storia del passato. Questo non è accettabile. Non è accettabile che una grande città e un’intera regione assistano a questo stillicidio senza indignazione, e senza prendersi la responsabilità di chiedere, subito, un cambio di passo radicale. Che serve a tutto il paese ma serve anche, anzitutto, alla Lombardia e a Milano. Chi non ha paura di dire che vuole un’altra Lombardia, chi non ha paura di fare la sua piccola parte per una rifondazione umile e profonda del ruolo di Milano e della sua borghesia, può firmare queste poche righe.

Rimaniamo garantisti, e non ci sfugge che Formigoni non sia direttamente coinvolto nelle inchieste che riguardano molti dei suoi assessori e consiglieri. Ma, appunto, queste inchieste sono tante e pongono un tema di credibilità politica, oggi più che mai con l’ingresso “ufficiale” della ‘Ndrangheta nella vita politica lombarda. Chi ha permesso che tutto questo succedesse, chi ha responsabilità di rappresentanza della Lombardia in Italia e nel mondo, deve fare un gesto chiaro e di rottura. Formigoni si dimetta e restituisca alla sua Regione e al capoluogo la possibilità di interrogarsi, ripensarsi e rifondarsi. Lasciandosi alle spalle un ciclo politico che non ha mantenuto le promesse di trasparenza e onestà che lo avevano generato.

Adesioni:

Alberto Albertini
Alberto Alemagna
Giorgio Alpeggiani
Tommaso Amirante
Michele Appendino
Natalia Aspesi
Orlando Barucci
Lavinia Borea
Giovanni Bovio
Salvatore Bragantini
Guido Brera
Cesare Buzzi Ferraris
Giuseppe Calabi
Saro Capozzoli
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Giovanni Chiaramonte
Alessandra Chiodi Daelli
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Francesco Clementi
Aldo Colamartino
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Alberto Crepaldi
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ProLombardia
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Alberto Sabbadini
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