I dibattiti tv sono inutili, gli americani hanno già votato

I dibattiti tv sono inutili, gli americani hanno già votato

NEW YORK – A tre giorni dal primo dibattito presidenziale, digerite le impressioni a caldo che dipingevano una sconfitta netta per Obama, secondo gli analisti americani è ancora troppo presto per capire il reale impatto che la buona performance di Romney avrà sui sondaggi. Il guro delle statistiche, Nate Silver sul New York Times azzarda però che l’ex governatore del Massachussetts potrebbe aver ridotto il distacco dal presidente di due punti, passando quindi da meno cinque a meno tre, tenuto conto del margine di errore che in questi casi è sempre abbastanza alto.

Mitt Romney quindi, dopo aver vissuto un settembre catastrofico, soprattutto a causa della pubblicazione di un video in cui, durante un fundraising ha descritto il 47% degli americani come parassiti «dipendenti dal governo», che pensano di essere solo delle vittime, ha ripreso fiducia. Vede «la vittoria» a portata di mano e si prepara più agguerrito di prima per affrontare l’ultimo mese, e i restanti due dibattiti, prima del fatidico 6 novembre, giorno in cui sapremo chi governerà gli Stati Uniti per i prossimi quattro anni.

Soprattutto l’ultimo faccia a faccia, che si terrà in Florida, a Boca Raton, il 22 ottobre ha nei piani di Romney un’importanza cruciale. Si parlerà di politica estera. Se è vero che Obama in questo campo ha molte carte da giocare a suo favore (uccisione di Bin Laden, fine della guerra in Iraq e il ritiro delle truppe dall’Afghanistan nel 2014), i recenti disordini, causati dal video anti-Maometto, in Medio Oriente e la tardiva ammissione che l’uccisione in Libia dell’ambasciatore Chris Stevens è stata causata da un “atto terroristico”, mettono a rischio la popolarità del presidente. Da mesi il suo sfidante cerca infatti di screditarlo con la teoria, tutta repubblicana, della perdita di leadership dell’America a livello internazionale. Lo aggredirà verosimilmente sull’affare Siria, il nucleare in Iran, e ovviamente l’allentamento dei rapporti con gli alleati israeliani.

Quattro settimane da giocare tutte in attacco, che potrebbero pero’ non bastare a Romney per recuperare. “L’Election day” infatti è già iniziato. Per il momento solo Iowa e Ohio hanno aperto le urne, ma il 22 ottobre, saranno 32 gli Stati in cui sarà possibile votare. Questo significa, come spiega John McCormick su Bloomberg News, che «i candidati potrebbero esibirsi, durante i prossimi dibattiti, nella migliore performance della loro carriera», ma che questo potrebbe non bastare «per influenzare il voto di una larga fetta dell’elettorato». Migliaia e migliaia di americani infatti, a quel punto, avranno già votato e anche volendo non potranno cambiare idea. L’impatto è ancora più forte se si pensa che sei dei nove Stati chiave, classificati come ancora indecisi e quindi non assegnati a nessuno dei due partiti, prevede l’“early Voting”, il voto anticipato. La scorsa settimana ha iniziato l’Iowa, il 2 ottobre l’Ohio, il 18 sarà la volta della Carolina del Nord, poi il Nevada il 20 ottobre. Solo la Florida, in contro tendenza, ha ridotto i giorni di voto da 14 a otto, aprendo i seggi quindi il 27.

Si prevede che per il 6 novembre più del 40% degli elettori avrà già espresso la propria preferenza. Secondo le stime pubblicate dal sito “Politico.com”, nel 2008, tra voto per corrispondenza e “di persona”, in almeno quattro Stati, più del 50% dei voti totali si sono registrati nelle settimane prima del 6 novembre. Tra questi: Colorado con il 79%, Nevada 63%, Carolina del Nord, 61% e Florida dove hanno usufruito del voto anticipato il 52% degli elettori.

Quello dell’ “Early voting” è un fenomeno che nell’ultimo decennio si è espanso notevolmente negli Stati Uniti. Anche se il voto anticipato non è una peculiarità solo americana, per un europeo è sicuramente abbastanza strano capire perché vengano concessi 30 giorni per votare. Le ragioni sono multiple: strutturali e di organizzazione. Gli Stati Uniti sono un Paese molto vasto; in alcune zone del Midwest, treni e trasporti pubblici sono un miraggio, lo spostamento è un problema e spesso bisogna percorrere numerosi chilometri per raggiungere i seggi. Per questo si è deciso di agevolare “il viaggio” verso il voto concedendo più tempo. C’è poi lo stile di vita da considerare. Molte persone viaggiano frequentemente, odiano le file davanti alle urne elettorali e hanno una vita famigliare e lavorativa molto impegnata.

I democratici stanno cercando di sfruttare al massimo questa possibilità. In Stati a rischio come Ohio e Florida, da mesi cercano di sensibilizzare la popolazione, con telefonate e email. Sono stati messi a disposizione persino pullmini per portare gruppi di persone (impiegati di un’azienda o di un sindacato ad esempio) prima a registrarsi (negli Usa è necessario iscriversi alle liste elettorali ) e poi a votare. Anche i repubblicani stanno cercando di fare lo stesso, ma in cuor suo, se potesse, il voto anticipato Romney lo cancellerebbe subito. L’ “Early Voting” infatti non aiuta la sua corsa alla Casa Bianca. Prima di tutto perché molti americani voteranno in un momento in cui, nonostante i risultati del dibattito, i sondaggi sono favorevoli a Obama. Negli Stati chiave, il presidente è in vantaggio di tre punti in Florida, quasi 8 in Ohio e Pennsylvania.

Inoltre, è stato dimostrato che nelle elezioni 2008 gli Stati che hanno registrato una maggiore percentuale di voti anticipati, poi sono stati vinti dai democratici. Secondo Eric Johnson and Kim Palmer dell’agenzia Reuters, questo si spiega perché, «le persone che vanno a votare prima del 6 novembre tendono a portare con loro anche amici e famigliari che non votano spesso, come i giovani, le minoranze e chi ha un reddito basso. Gruppi che solitamente sono più vicini ai democratici».

In realtà il partito repubblicano, anche se indirettamente, ci ha provato a ostacolare il voto anticipato. In Ohio, ad esempio, è stata firmata una legge che vieta il voto nei tre giorni prima del sei novembre, cioè nel weekend. I democratici hanno denunciato una palese discriminazione nei loro confronti. Il 6 novembre infatti è un martedì, giorno feriale quindi. Per poter votare, gli elettori devono prendere un’ora di permesso, o l’intera giornata. Le minoranze e le famiglie meno abbienti (coccolate dai democratici) spesso hanno bisogno di lavorare molte ore al giorno perché sottopagati e non rinuncerebbero mai a un’ora di retribuzione per raggiungere i seggi. Oggi la Corte d’Appello ha dato ragione al partito dell’asinello, confermando la decisione del giudice di bloccare la legge. Per i democratici si tratta di un’importante vittoria. I residenti dell’Ohio potranno votare quindi anche nel fine settimana che precede l’“Election Day”. Se si ripeterà il trand del 2008, più del 50% di quei voti saranno tutti in favore del presidente Obama.

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