10) Opus Dei
Dopo la defenestrazione di Gotti Tedeschi, un marasma incontrollato si è impadronito dei cardinali che governano la cassa vaticana. Dopo qualche mese passato a valutare i migliori prodotti editoriali su piazza, pare che Benedetto XVI abbia personalmente speso una parola per Linkiesta, considerandolo il più pronto a baciare qualunque pila odorasse di acquasantiera. La strategia, sottile ma pervasiva, ha dato i suoi primi frutti, piazzando un insider all’interno della redazione: un nipotino del mai dimenticato Marcinkus ha fatto uno stage a LK meritandosi un primo contrattino: presentatosi sotto falso nome – tal Dario Ronzoni – ora viene visto con un certo sospetto dal resto dei colleghi, che bestemmiano senza pietà credendolo timorato.
9) Minettiani
È durato lo spazio di un mattino, ma l’impatto è stato forte fortissimo. E forse dovuto a una reazione eccessiva alle dolorose accuse di non avere interesse per il sesso. Fatto sta che, nottetempo, riuscendo a scardinare il sistema operativo di LK che respinge ogni immagine femminile superiore al tacco 1,5 cm., Gallo e Fusco hanno buttato in pagina la passerella bagnovestita della Minettona. Avevano messo nel conto, i due, una reazione eguale e contraria, avendo LK educato i suoi lettori alla supermorigeratezza sessuale per più di un anno e mezzo. Ma non in questi termini. Subissati dagli insulti, Gallo e Fusco non hanno potuto progettare né immaginare altre scorribande, rientrando immediatamente nei ranghi della politica depressiva che conosciamo.
8) Huffingtoniani
All’inizio fu qualche salamelecco. Ammettiamolo. Per buon vicinato, abbiamo ceduto a quella schermaglia di buone maniere che ha messo in allarme più di un lettore di LK. «Vi piacerà mica quella roba lì?», ci minacciavano. A noi, effettivamente, mica ci piaceva, ma insomma come fai a non dare credito all’Ariannona fondatrice dell’Huffington Post e a tata Lucia che ne perpetua l’orma italica? E poi, a corredo, il gruppo l’Espresso con la sua potenza di fuoco. Per qualche giorno, noi timidi ragazzi di LK ci siamo un po’ studiati, nessuno ha avuto il coraggio di dire nulla, spaventati com’eravamo da quei milioni e milioni di clic sulla Rete. Così alimentando la voce che non si potesse (non) morire Huffingtoniani. Poi, piano piano, il fronte interno di LK si è rotto: ha cominciato Max Gallo, il condirettore, scrivendo che sulla faccenda del figlio di Alemanno l’Huff aveva torto. E via via tutti gli altri, confortati giorno dopo giorno da un lavoro certamente onesto ma mica così strabiliante come si temeva. Per cui, ragazzi, c’è posto per tutti.
7) Comunione e liberazione
Non possiamo negare un nostro antico interesse per il movimento, prima a livello singolo quando ancora LK non era nata, poi in tempi più recenti come impresa più collettiva giornalistica. Il fatto, poi, che una decina di giorni fa una giornalista della Stampa, in diretta su Radio 3, ci abbia bollato come «giornale vicino a CL», questo non solo ci ha inorgoglito, ma ha subito mosso una serie di iniziative no-profit (è bene specificarlo) che dovrebbero farci guadagnare parecchie posizioni nel cuore di Don Juliàn Carròn, dal 2005 alla guida del movimento. Tra queste, la più luminosa, e pensiamo davvero meritoria, è «La ronda solidale di LK »: sostanzialmente, a turno, un giornalista di LK passerà la sua giornata sotto San Vittore, portando voce, pensieri e anche qualche dolcino all’amico Daccò, pesantemente recluso da qui a dieci anni (questo significa anche che per una decina d’anni almeno vi ciucciate Linkiesta).
6) Grillini
È stata una fase. Breve ma intensa. Nel racconto politico ci è capitata anche questa, d’essere considerati contigui al Beppone nazionale sol perché noi si diceva che quel suo movimento, nato da un vuoto economico ma da un pieno tecnologico, non poteva essere sottovalutato. Come è finita lo sappiamo, che adesso Grillo nei sondaggi vale il 17. E comunque, ragazzi, non si può essere leccaculisti di Grillo per più di qualche giorno, lui stesso non te lo permette e in fondo è la sua grandezza. Basta scrivere che un anche un pelo, un pelino, delle sue cose non va e lui ti manda direttamente a cagare, augurandoti mille anni di sventure. Meglio di così…
5) Citroën
Questa è la più sottile, ne conveniamo. Circola solo nei salotti che contano, anzi nei corridoi, in quei momenti aspettando che il bagno si liberi. Ma a quegli insolenti chi gliela dà la grana, che stanno sempre a parlar male della Fiat? La Citroën? Ogni giorno a stroncare Marchionne, mai che lo abbiano difeso, chiunque abbia avuto un pass di ingresso per Mirafiori viene fatto a fettine. Per non parlare di quel napoletano, lì, quell’ultrà antijuventino, tutto sfogliatella e Zeman, mamma mia che indecenza…
4) Renziani
Il secolare fermo immagine che attanaglia il Partito Democratico ha provocato l’inevitabile conseguenza di “attenzionare” le gesta del sindaco di Firenze ben oltre i suoi meriti. Nei primi tempo della sua discesa in campo, ogni più piccola stronzata del Matteo è stata valutata da Lk come una solenne benedizione, pensando allo stato catatonico/depressivo del Pd. Una media di quattro pezzi al giorno sulla vita e le opere del Renzi ha sfibrato i lettori al punto che gruppi interi di abbonati, per reazione, hanno cominciato a raccogliere in anticipo le firme per le primarie (a favore di Bersani, naturalmente). Sino al momento in cui, anche la zia di Fabrizio Goria, notissima destra liberale, si è detta affascinata da quel «giovinotto toscano che dice cose tanto belle». A quel punto, con un ordine di servizio, il direttore Tondelli ha stabilito che il primo che parla di nuovo di Renzi viene chiuso un paio d’ore al buio nello sgabuzzino delle scope.
3) P2 (ovvero Profumo e Passera)
Magari ci avessero attribuito il cappello protettivo del Venerabile. In genere sono molto più superficiali, scorrono l’elenco dei soci e, oplà, alla P trovano Alessandro Profumo. E distillano ogni scritto alla luce di questa lente. Poi, mannaggia a lui, ci si mette quel guastafeste di Dilena con i suoi pezzi su Monte Paschi. Ma non l’hanno capita subito, eh? Anzi, alcuni sono ancora convinti che sia depistaggio. Chi si è rassegnato, però, ha solamente cambiato fronte. Da un banchiere all’altro, stessa lettera. E anche qui siamo dovuti ricorrere al nostro Lorenzo che pare si sia scocciato di questo ruolo e stia trattando l’ingresso di un grosso socio. Mistero…
2) Asessuati
Questa è l’appartenza che ci viene attribuita con più frequenza e come potrete immaginare è anche quella che ci provoca più tormento interiore. Anche da una visione molto approssimativa, il lettore più distratto potrà concludere che a noi di LK delle donne non interessa. Da quando siamo nati, ormai diciassette mesi fa, sul nostro sito non è mai comparso lo straccio di una presenza femminile in posa femminile. Non diciamo in posa hard, figuriamoci, ma semplicemente femminile. Un po’ per alimentare il convincimento che la nostra fosse un’impresa seria, molto seria, troppo seria, un po’ per il sospetto strisciante che al nostro interno le donne non fossero poi così amate. Molti di noi si sono trattenuti per lunghi e lunghi mesi, assecondando la policy aziendale, ma questo si è riflettuto anche sul nostro stato psicofisico, duramente provato dalla privazione sessuale. Ora che i referti medici sono sul tavolo del direttore, Tondelli ci ha autorizzato a tenere aperto You Porn in parallelo sul computer.
1) Forneriani
Qui la questione è in parte orgogliosa e in parte dolorosa. È del tutto evidente che noi di LK abbiamo eletto a nostra leader naturale la mitica Elsa, appena la ministra ha pronunciato la fatidica frase: «Il posto di lavoro non è un diritto, bisogna conquistarselo». Il suo incedere ci è parso talmente liberale che in un momento di totale ma generosa insensatezza il direttore Tondelli l’ha proposta addirittura come candidata premier del centro-destra. Naturalmente quei morti viventi del Pdl, spappolati tra fascisti, puttanieri e vecchi arnesi socialisti non hanno recepito la bellezza della sollecitazione, lasciandola cadere miseramente. Certo, avremmo dato alla Elsa una bella gatta da pelare. Peraltro, in questo mondo che non più certezze – meno che mai tra sinistra e destra – potremmo qui candidarla anche alla guida della sinistra. Parliamoci chiaro, ragazzi: sarà meglio la Elsa o quel pivellino presuntuoso di Renzi?