AGGIORNAMENTO Giovedì 11 ottobre, h 18.30. Il cda di Prelios, riunito giovedì 11, ha annunciato di aver concesso «un periodo di negoziato in esclusiva a Feidos fino al 12 novembre prossimo». La decisione conferma le attese della vigilia che davano la società fondata da Massimo Caputi in vantaggio sugli americani di Fortress, grazie anche al favore delle banche creditrici. I nuovi capitali arriveranno per 25 milioni da Feidos attraverso un aumento di capitale riservato, per altri 25 milioni dagli attuali aderenti al patto di sindacato (Camfin, Mediobanca, Edizione della famiglia Benetton, Generali, Intesa Sanpaolo e Massimo Moratti) e per i restanti 85 milioni dal mercato, per un totale di 135 milioni. Le banche si sono rese disponibile a garantire l’aumento anche attraverso conversione dei crediti vantati verso Prelios. Intanto, Davide Malacalza, esponente della famiglia che da tempo è in aperto dissidio con Tronchetti Provera, si è dimesso dalla carica di consigliere di Prelios. Lo ha comunicato la stessa società, precisando che le dimissioni sono state comunicate con lettera poco prima del cda. Malacalza «ha reiterato le affermazioni già in precedenza espresse», con riferimento «a irregolarità del procedimento consiliare e all’insussistenza dei presupposti per la continuità
aziendale». Continuità che resta effettivamente appesa alla trattativa con Feidos, o comunque al buon esito di una ricapitalizzazione.
(articolo originariamente pubblicato l’8 ottobre 2012)
Il salvataggio di Prelios volge alle battute finali. Giovedì 11 è atteso il cda della società immobiliare, che si trova in una situazione di tecnica di default (non sta pagando gli interessi da mesi) ma ha ottenuto dai creditori bancari una deroga fino a fine anno.
I due candidati al salvataggio, la Feidos di Massimo Caputi e il gruppo americano Fortress, propongono scenari radicalmente diversi, per gli azionisti ma soprattutto per le banche. La proposta di Caputi prevede risorse nuove per 135 milioni e l’assunzione di 250 dei 559 milioni dell’indebitamento finanziario netto di Prelios Sgr. Per la parte restante di debito senior, circa 300 milioni, i creditori dovrebbero accettare la sostituzione con un finanziamento garantito «con patrimonio destinato a uno specifico affare» (secondo quanto previsto dall’art. 2447-bis del Codice civile). In sostanza, a servizio del nuovo finanziamento verrebbero messe le partecipazioni in fondi e veicoli detenute da Prelios. Dalla dismissione graduale di tale patrimonio, affidata a un comitato congiunto società-creditori, arriverebbero i proventi per onorare il nuovo prestito. Eventuali plus e minusvalenze ricadrebbero sui creditori. Per le banche questa soluzione avrebbe il vantaggio di consentire una gestione flessibile dell’emersione di eventuali perdite su crediti, che è oggi una delle questioni che più innervosisce i banchieri, in primis quelli di Unicredit e Intesa Sanpaolo. Caputi punta quindi la trasformazione di Prelios in una società di servizi pura: gestione di fondi, gestione di proprietà immobiliare, gestione e recupero crediti. Un progetto per cui avrebbe già avviato la ricerca di un manager di profilo internazionale tramite una società di head hunting londinese.
Stando ai dati ufficiali al 30 giugno, la quota totale di competenza di Prelios nell’indebitamento bancario dei fondi e delle società di investimento partecipati è pari a 1,5 miliardi di euro, a fronte di attivi pro-quota di 2,2 miliardi, per un valore patrimoniale netto di 700 milioni. Dalle due dilingence condotte da Feidos e Fortress, tuttavia, emergerebbe che quest’ultimo valore si sarebbe ridotto a circa 550 milioni, a causa degli interessi passivi non pagati su alcuni veicoli. Tale valore si confronta con un debito di ammontare non dissimile a livello di capogruppo e con una capitalizzazione borsistica di poco inferiore a 80 milioni. Nel caso si seguisse l’impostazione proposta da Caputi, gli investimenti nei veicoli verrebbero separati dal resto della società e messi al servizio del nuovo finanziamento da 300 milioni. Da notare che il valore patrimoniale netto attribuito alle quote investite nei veicoli sarebbe doppio rispetto al nuovo finanziamento ex articolo 2447-bis: il che lascia presumere che non vi sia troppo ottimismo sul valore di realizzo degli investimenti nei veicoli.
L’offerta di Fortress metterebbe sul piatto meno cassa. Il condizionale è d’obbligo perché fino a venerdì scorso non risultava esserci un’offerta formale. Sul mercato, ad ogni modo, si parla di un impegno a ricapitalizzare per 50 milioni. In realtà, sembra che nel corso delle trattative la società americana, nota per i suoi investimenti aggressivi in distressed asset, avrebbe manifestato solamente una generica disponibilità a valutare la ricapitalizzazione. L’aumento di capitale della società presieduta da Marco Tronchetti Provera dovrebbe perciò ricadere principalmente sulle spalle degli attuali azionisti, e quindi su Camfin (14,8%), Generali (3%), Mediobanca (2,6%), Benetton (2,7%). Obiettivo di Fortress è fondere le sue società di servizi italiane (Italfondiario e Torre Sgr) in Prelios, acquisendo il controllo di quest’ultima. Ovviamente, ci sarebbe da sciogliere il nodo dei concambi: questione non agevole visto che di mezzo c’è una società quotata. Non sono peraltro noti i dettagli sulla rinegoziazione del debito della capogruppo: fonti vicine all’operazione parlano di una richiesta di write off (cancellazione) del debito vicina al 50 per cento.
Per entrambe le offerte, comunque, la rinegoziazione del debito è il punto centrale: la proiezione sull’anno dei dati del primo semestre porta il costo degli interessi a quasi 50 milioni, livello pressocché simile a quello del risultato operativo pre-interessi e tasse (il cosiddetto Ebit). La struttura finanziaria e operativa, insomma, non è sostenibile e va razionalizzata. Interventi potrebbero essere necessari anche sul personale, attualmente sceso a 950 persone, dopo anni di licenziamenti. Soprattutto se andasse in porto il piano piano di fusione proposto da Fortress, che creerebbe sovrapposizioni, e quindi esuberi. Ma per le banche, questo, è l’ultimo dei problemi: l’attenzione è tutta sulla ristrutturazione o cancellazione dei debiti.
Twitter: @lorenzodilena