Pizza ConnectionLa ‘Ndrangheta, la Libia e «quella guerra che rompe i coglioni»

La 'Ndrangheta, la Libia e «quella guerra che rompe i coglioni»

Traffico di mezzi d’opera rubati in nord Africa, mafia e sullo sfondo la guerra civile in Libia nella primavera del 2011. Quella «cazzo di guerra che mi sta rompendo i coglioni», così la definisce Sabatino di Grillo, detto Tino, uno degli arrestati nell’operazione che ieri ha visto finire in manette anche l’assessore regionale lombardo alla Casa, Domenico Zambetti.

Il traffico di mezzi d’opera rubati non è un business nuovo per le cosche. É sufficiente infatti tornare indietro di poco più di due anni fa per ritrovare le stesse modalità di esportazione in nord Africa di alcuni mezzi rubati nei cantieri e poi trasportati in nord Africa da parte delle cosche.

Il modus operandi è quasi sempre lo stesso: si individuano, attraverso alcuni operatori di settore, i mezzi d’opera da proporre a intermediari e commercianti con cui si gestiscono le trattative. Un uomo della cosca mantiene i contatti con i titolari delle macchine, i quali sono solitamente operatori in difficoltà economiche e sovente debitori verso la cosca stessa. L’emissario dell’organizzazione criminale si accorda con i proprietari del mezzo trovando un prezzo di “vendita”, dopodiché il proprietario, una volta che il mezzo giunge a destinazione (in più di un caso stati del nord Africa come Tunisia e Marocco) ne denuncia il furto alle autorità italiane. Così facendo si lucra sul mezzo venduto sotto costo ma anche sulla liquidazione del premio assicurativo.

Emerge dalle carte dell’inchiesta della direzione distrettuale Antimafia di Milano che il business dei mezzi d’opera rubati è continuato e continua. Questa volta l’import/export dei mezzi è intralciato dalla situazione di tensione creata in Libia dalla guerra civile.

Così tra Caterpillar, Terna e grù sono protagonisti personaggi come Sabatino di Grillo, alias Tino ritenuto organico alla cosca Di Grillo-Mancuso arrestato ieri, e altri non identificati come “Il Romano”, “Marien” e “Il Fenomeno”. Oltre ad altri indagati che si propongono come intermediari e che hanno nella propria disponibilità mezzi già rubati o portati via dai cantieri con le modalità tipiche già descritte.

Punto di snodo è Cuggiono, piccolo comune di 8mila abitanti tra le provincie di Milano e Novara, dove gli uomini della cosca Di Grillo-Mancuso spesso si ritrovano per discutere di crimine e soprattutto di affari. Ma i mezzi rubati, già pronti per la transazione con i nuovi acquirenti, si trovano tra l’hinterland milanese, la Valla d’Aosta e nei depositi definiti “dei nonni”. Mezzi che, sottolinea il pm, “venivano “taroccati” ed immessi sul mercato e commercializzati mediante esportazione nei paesi del Nord Africa. D’altro canto – prosegue il pubblico ministero di Milano Giuseppe d’Amico -, si è già sottolineato come /’indagine “Dinasty” della ODA di Catanzaro avesse evidenziato come l’attività di ricettazione e commercializzazione dei mezzi di opera rubati costituisse una delle principali fonti di guadagno per la cosca “Mancuso” di Limbadi (VV)”.

Per i pm infatti, Di Grillo, «una volta stanziatosi nell’hinterland Nord di Milano, ha praticamente “esportato” lo stesso modello, compresa la tipologia delle attività criminali, dell’associazione mafiosa originaria, riproducendo in Lombardia, e specialmente nell’area del Magentino (MI), un’organizzazione criminale analoga alla matrice originaria, e dedicandosi alle stesse attività delittuose (estorsioni, furti e ricettazioni di macchinari e di mezzi di opera) svolte dalla cosca “Mancuso” in Calabria»

Ed è proprio con Mariano Mancuso (non indagato in questo procedimento, e su cui, nota il Gip l’appartenenza al clan Mancuso non ègiudiziariamente accertata), cugino di Di Grillo, a essere destinatario di alcuni messaggi su Facebook da parte dello stesso Di Grillo, che lo tiene informato sulle attività riguardo il traffico dei mezzi d’opera. Intralciato però dalla guerra in Libia.

Si parla di denaro, i mezzi sono evidentemente già arrivati a destinazione, ma il pagamento tarda ad arrivare. Scrive Di Grillo in chat su Facebook al cugino “forse tutto a posto, in settimana viene da te, è fatta, solo che con questa cazzo di guerra, mi stanno rompendo i coglioni, e non mi stanno mandando neanche i miei, gli ho detto di mandarmi 50 come caparra, così la tengo, altrimenti ci sono altri interessati”

Per gli investigatori «E’ chiaro qui che Di Grillo parla di soldi (accenna ad una caparra di “50′: presumibilmente di 50 mila euro, di cui è in attesa), che non gli stanno arrivando a causa di una “guerra”. Si riferisce chiaramente alla guerra civile in Libia scoppiata proprio nella primavera del 2011. Ora, se si considera che abitualmente i mezzi di opera tra fugati venivano spediti da Di Grillo Sabatino, e dal suo gruppo criminale, principalmente nel Nord Africa, è fondata la supposizione che le somme di denaro che Di Grillo Sabatino si aspetta di ricevere da un momento all’altro costituiscono il provento del traffico internazionale di macchinari rubati dallo stesso gestito».