L’incontro avviene per la prima volta, guarda caso, virtualmente, durante un forum online di tecnologia. Loro hanno tra i 14 e i 16 anni, frequentano ancora le scuole superiori e non hanno un euro. Però uno sa creare siti web, l’altro usare programmi di grafica, il terzo è un esperto di Linux. Così decidono di bypassare le classiche scuole di programmazione e design, che costano troppo e sarebbero incompatibili con gli impegni scolastici, e fanno da sé, creando una vera e propria condivisione di conoscenze: tu insegni a me quello che sai e viceversa.
All’inizio le lezioni sono solo di informatica e avvengono in chat, ma le persone che stanno ad “ascoltare” e vogliono imparare sono sempre di più, così nasce l’idea di condividerle su internet perché: «Se qualcuno ti sta ad ascoltare, quello che dici vale la pena raccontarlo» spiega Marco De Rossi, fondatore di Oilproject appena 21enne, a Linkiesta. «Uno degli aspetti innovativi del nostro progetto è che a validare il contenuto delle lezioni non è un comitato scientifico ma la comunità stessa: una lezione è buona e apprezzata tanto più è seguita. Per questo sul sito si possono trovare anche più lezioni sullo stesso tema (tanto lo spazio c’è e non costa nulla), ma poi sarà il pubblico a valutare e decidere quale seguire, in base ai gusti, al docente e così via. Non noi».
Dal lontano 2004 la vera svolta si ha nel 2011 quando il progetto vince il finanziamento di Working Capital di Telecom Italia (un acceleratore di impresa che investe nelle migliori startup italiane del settore digital, aiutandole a fare il grande passo dall’incubazione al mercato) e diventa una vera e propria start up. Cambiano i tempi, diventa un’azienda e iniziano a parlare di tutto: economia, letteratura, attualità e finalmente da quest’anno anche di scienza: Biologia, Chimica, Scienze della Terra, Astronomia, Ecologia, Fisica, Matematica, Letteratura inglese, Web design. Queste le nuove materie.
Chiunque può insegnare o imparare. I corsi sono svolti da studenti, professori universitari, imprenditori, esponenti politici, giornalisti, scrittori o scienziati, e hanno dai 14 ai 75 anni. Il contenuto una volta inviato viene visionato dalla redazione che ha solo il compito di assicurarsi che sia coerente con l’offerta didattica offerta e non contenga errori grossolani. «Su 2200 contenuti in archivio, solo 500 sono prodotti dalla nostra redazione, il resto arriva da fuori» racconta Marco. «Liberi di imparare, liberi di insegnare» questo il loro moto.
La nuova piattaforma online, presentate ieri all’evento #iSchool, al Palalottomatica di Roma, in versione beta, offre 400 nuovi contenuti didattici ma soprattutto un percorso formativo definito che guida l’utente. Una volta scelto il corso che ci interessa, infatti, verremo guidati in un percorso di apprendimento, attraverso video, testi ed esercizi di verifica. E se interrotto, si può riprende esattamente da dove l’avevamo lasciato. L’apprendimento insomma, segue una lista ordinata, su modello dello statunitense Coursera.
Oggi in Italia non esiste niente di simile. «Certo sul web puoi trovare tutti i tipi d’informazione, ma in maniera casuale, come ad esempio la pagina wiki di Pasolini, che però è appunto informazione non formazione, totalmente diverso dal nostro corso» continua Marco. «Non sperimentare, non buttarsi ora in questo campo, è una follia, non giustificabile né da parte del Miur né degli editori. Noi abbiamo provato a collaborare con l’università ma senza successo, ci vedono come un nemico. Eppure abbiamo dimostrato che il web amplifica di 100 volte l’audience di una lezione. La stessa lezione di Marco Belpoliti su Calvino o di Andrea Cortellessa su Leopardi, all’università ha un’audience di 120-150 persone, ogni anno, sul web è seguita da 12-15 mila utenti. È un’opportunità pazzesca che il Miur non sfrutta».
L’obiettivo per ora è che i contenuti siano diffusi il più possibile e che siano sempre di più le persone che li visualizzano e imparano qualcosa. «La nostra proposta didattica è sicuramente molto migliorabile» conclude Marco «Però intanto esiste, ed è utile a centinaia di migliaia di persone». I guadagni invece, per ora arrivano solo dalla pubblicità sul sito, necessaria anche per coprire i costi che non sono pochi.