Monti, cosa aspetta a dimissionare Giannini?

Monti, cosa aspetta a dimissionare Giannini?

Aggiornamento a venerdì 26 ottobre h 21. Secondo l’agenzia Radiocor, Giancarlo Giannini ha offerto al governo, in particolare al ministro dello Sviluppo Corrado Passera, e al governatore della Banca d’ Italia, le dimissioni da commissario straordinario dell’Isvap. La decisione è scaturato dopo l’avviso di garanzia per concorso in falso in bilancio emesso dalla Procura di Torino. Sembra tuttavia che il governo e il ministro Passera siano orientati a soprassedere perché mancherebbero poche settimane alla nascita dell’Ivass (il nuovo istituto di vigilanza sulle assicurazioni che passerà sotto l’ala di Bankitalia).

La saga degli orrori e della collusione fra mondo finanziario e pubbliche autorità di vigilanza ha fatto un salto di qualità. La Procura di Torino ha recapitato un avviso di garanzia a Giancarlo Giannini, da dieci anni alla guida dell’Isvap, l’istituto che vigila sulle compagnie assicurative. Concorso per falso in bilancio di una società sottoposta a vigilanza.

Il capo dell’autorità di vigilanza delle assicurazioni è sospettato di avere dato una mano a chi nei bilanci della Fondiaria Sai esponeva “fatti materiali non rispondenti al vero” oppure ometteva “informazioni la cui comunicazione è imposta dalla legge”, per citare sommariamente la norma del codice. Secondo gli inquirenti, c’è «traccia inadempimenti, ritardi e, financo, collusioni con il management della società sottoposta a controllo», ossia con i Ligresti e gli amministratori che hanno tenuto loro bordone nei vari cda del gruppo.

È un sospetto di una gravità assoluta: si va ben oltre l’abuso o l’omissione di atti di ufficio. Ed è un sospetto confortato da alcune evidenze: per anni FonSai non è stata ispezionata e poi, all’improvviso, fra il 2009 e il 2011, ha tirato fuori perdite per quasi 2,5 miliardi di euro. Quindi, è stata pilotata, con la regia di Mediobanca, nelle braccia di Unipol, compagnia che dentro la stessa Isvap non è mai stata considerata l’Everest della solidità.

Che cosa altro dovremmo aspettare perché Giannini rassegni le dimissioni immediatamente? La decenza istituzionale rendeva necessario che il passo indietro arrivasse già a fine 2011. Quando il gruppo FonSai annunciò a sorpresa perdite per un miliardo di euro, a distanza di pochi mesi dall’aumento di capitale da 800 milioni concluso a luglio: il presidente della Consob Giuseppe Vegas, che domani sarà sentito alla commissione Finanze della Camera, potrebbe spiegare se trattasi di falso in prospetto.

Giannini, comunque, non si dimise. Ha voluto essere sicuro fino all’ultimo che andasse in porto l’operazione di doppio salvataggio lungamente preparata da Mediobanca. Nemmeno il presidente del Consiglio Mario Monti e il ministro competente Corrado Passera hanno ritenuto di intervenire. Allora c’era l’urgenza dello spread. Oggi potrebbe esserci la scusa della transizione dall’Isvap all’Ivass, come si chiamerà l’istituto una volta passato sotto l’ala della Banca d’Italia. Fonti autorevoli di Via Nazionale assicurano, però, che lo statuto sarà pronto entro i termini stabiliti dal decreto sulla spending review, il 4 novembre. Contestualmente, saranno nominati i due membri del consiglio dell’Ivass che affiancheranno il direttore generale di Bankitalia, presidente di diritto del nuovo istituto. 

Se proprio non si può tollerare che l’autorità delle assicurazioni resti senza guida per qualche settimana, il ministro Passera potrà nominare rapidamente un nuovo commissario straordinario concordandolo con il direttorio di Bankitalia, così che la stessa persona sia poi confermata come consigliere, una volte concluse le procedure di promulgazione dello statuto. Ma nemmeno si può più tollerarare, e né Monti né Passera possono farlo, che Giannini resti dove è: vorrebbe dire tollerare una situazione che sfregia il decoro e la credibilità, già deboli, delle istituzioni. Men che meno è accettabile che Giannini possa continuare a «vigilare» sulla fusione fra Unipol e FonSai. 

Siamo di fronte a uno scandalo di dimensioni paragonabili se non superiori a quelle del caso Antonveneta-Bnl. La differenza è che lì c’erano due banche contese a suon di Opa, qui i risparmiatori hanno perso centinaia di milioni di euro. Se Fazio si dimise, anche Giannini può e deve farlo. Subito. 

Twitter: @lorenzodilena

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