Quello che il presidente francese François Hollande vuole è un accordo definitivo. Entro la fine dell’anno, Google e gli editori francesi dovranno aver trovato un’intesa, altrimenti sarà il governo a decidere «una normativa che regolamenti la questione della ripubblicazione dei contenuti», ha spiegato.
Il problema è semplice. Google, indicizzando nel suo motore di ricerca (in particolare Google News) i contenuti delle testate online francesi, riesce a ottenere ricavi, in termini pubblicitari, superiori a quelli delle testate stesse. Parassitismo? Forse. Gli editori, per compensare questo svantaggio, hanno chiesto al governo una nuova legge: Google dovrà pagare una tassa per ogni contenuto delle testate francesi ripubblicato. Una proposta non del tutto nuova. Anche in Germania avevano pensato a una legge del genere (ribattezzata Lex Google) e anche in Italia c’è chi accarezza un progetto simile (tra cui Carlo De Benedetti, che nel 2010 aveva definito “parassita” il motore di ricerca di Mountain View). In nessun caso, comunque, si era andati fino in fondo. Ora, in Francia, la minaccia si fa seria.
E Google? Com’è ovvio, non ha nessuna intenzione di cedere e, soprattutto, pagare. Le notizie da Parigi, nei giorni scorsi, hanno creato un certo fastidio. Subito, con un documento di poche pagine, Google ha spiegato la sua posizione ufficiale: se si introduce la tassa, verrebbe colpita la libertà di Internet, e sarebbe un danno per tutti. Poi lo ha spedito agli uffici del governo francese, suscitando la reazione stizzita di alcuni rappresentanti (come, ad esempio, il ministro della cultura Aurélie Filippetti). In ogni caso, continuano, se la legge va avanti, la loro reazione sarà dura. Non pagheranno la tassa, e toglieranno dal motore di ricerca i contenuti delle testate francesi. Eliminandole dalle Serp (Search engine results page), cioè la pagina dei risultati del motore di ricerca, i link agli articoli delle testate francesi non esisteranno più. Un danno incalcolabile per gli editori. Ma la tassa lo sarebbe per Google: come fanno notare da Mountain View, ogni mese Google reindirizza alle testate «poco più di quattro miliardi di clic delle testate francesi», e questa legge «metterebbe a repentaglio la sua stessa esistenza».
Insomma, è guerra. E neppure l’incontro, avvenuto ieri tra il presidente Hollande e Eric Schmid, presidente del consiglio di amministrazione di Google, ha portato una soluzione. È durato poco, e senza dichiarazioni ai giornalisti al termine. Fumata nera, insomma, di fronte a una questione che non riesce a trovare un filo d’intesa. Schmidt ha proposto un aumento della presenza di Google in Francia, sostenendo le piccole e medie imprese con un contributo allo sviluppo digitale. Ma senza tornare indietro. Se c’è da pagare, non indicizzeranno più i siti.
Sarà vero? Come ha ribadito Hollande, anche loro devono capire «che lo sviluppo dell’economia digitale richiede un adattamento della fiscalità». Ma Google non è solo: la posizione degli editori non è compatta. Il Sindacato della stampa indipendente (Spill), che riunisce testate nate solo sul web, come Mediapart, Slate, Rue89, è contrario. «Si tratta di un provvedimento senza senso: l’informazione online ormai è del tutto dipendente da Google, almeno a livello di audience. Se si aggiunge anche una dipendenza economica, allora Google potrà decidere su tutto», ha spiegato il presidente Maurice Botbol. La soluzione? «Non tassare ogni contenuto re-indicizzato, ma mettere un’imposta sui profitti». Ma anche in questo caso, Google dovrebbe pagare.