L’uragano Sandy, che già aveva devastato i Caraibi, ha messo a dura prova la costa orientale degli Stati Uniti, provocando oltre trenta morti, causando numerosi black-out e danneggiando diversi edifici. Il bilancio è ancora provvisorio e una stima dei danni non può che essere parziale.
Nel corso delle ultime 24 ore, come riportato dal sito statweestics, l’hashtag #sandy ha raggiunto una popolarità del 12%. Si tratta di un valore molto elevato rispetto alle medie mensili o annuali, un fatto che indica chiaramente la gravità della situazione. Il trend è attualmente in calo, intorno al 6-7%, ma l’argomento è ancora di gran lunga quello più seguito e commentato, non solo negli Stati Uniti.
Nel frattempo, un’altra tempesta, altrettanto potente, potrebbe abbattersi su Barack Obama, condizionando le sue possibilità di rielezione. Secondo il sito della rivista Mother Jones, oltre ai problemi di pubblica sicurezza causati da inondazioni, interruzioni di corrente e danni a persone o cose, Sandy potrebbe avere un impatto decisivo sulle elezioni presidenziali del prossimo 6 novembre.
Gli eventi meteorologici di grande portata possono condizionare le scelte e le valutazioni degli elettori, specialmente a pochi giorni dal voto. Lo dicono alcuni politologi, lo conferma ciò che fu Katrina per Bush. In particolare, come affermato da Andrew Reeves e John T. Gasper, professori di scienze politiche presso la Boston University e la Carnegie Mellon University, gli elettori tendono a punire con le loro preferenze i governanti che non hanno reagito in modo adeguato alle calamità naturali. Oppure li premiano se hanno lavorato in modo efficace e trasmesso sicurezza alla popolazione.
Nel 2000, per esempio, secondo quanto riportato da uno studio sull’impatto del clima sul voto, Al Gore avrebbe perso circa 2,8 milioni di consensi, molti dei quali decisivi, nella sfida elettorale contro George W. Bush, a causa della siccità o delle piogge eccessive in alcuni stati.
Obama ha annullato i suoi appuntamenti elettorali e proclamato lo stato di calamità per New Jersey, New York, e Long Island, un provvedimento che permetterà alle zone colpite di usufruire dei fondi federali destinati alla messa in sicurezza delle infrastrutture danneggiate.
Durante l’intervento televisivo legato all’emergenza, il presidente non aveva dato troppo peso al voto imminente: «Sono preoccupato per l’impatto sulle famiglie, per i nostri soccorritori, per l’economia e i trasporti del Paese, ma non per le elezioni che andranno avanti la settimana prossima». In effetti, la campagna elettorale è stata interrotta mentre la Gallup e altri istituti demoscopici hanno deciso di sospendere i loro sondaggi. Anche alcuni seggi, quelli in Maryland e Virginia, sono stati chiusi per precauzione. C’è ben altro a cui pensare e il 6 novembre sembra lontanissimo.
Tuttavia, un dato interessante ci viene fornito dal cosiddetto Twitter Political Index, che misura giornalmente le reazioni e i commenti via Twitter nei confronti dei due candidati principali alla Casa Bianca. Nel corso delle ultime ore, l’indice di Mitt Romney ha superato quello del presidente in carica.
Si tratta di un’inversione di tendenza legata all’emotività del momento o di una bocciatura nei confronti dell’operato di Obama? Tra qualche giorno ne sapremo di più. Nella maggior parte dei casi, questi eventi estremi, se ben gestiti, si rivelano una manna per presidenti o governanti in difficoltà, trasformando una crisi in una grande opportunità.