Due vite, o una sola, ma divisa a metà. La sintesi della vita di Ray Kroc è che il successo può arrivare anche molto tardi. Nel suo caso, dal 1954 in poi, quando grazie a un panino galopperà alla conquista del mondo. Il panino è quello di McDonald’s, simbolo del secolo americano, del capitalismo globalizzato, del consumismo di massa. Amato, odiato, di sicuro presente in (quasi) tutto il mondo, tanto da diventare un indice di riferimento per mettere a confronto i prezzi. Con il fast food, e la catena di ristoranti McDonald’s, Kroc ha senz’altro cambiato il volto di tutto il pianeta. Non poco.
Eppure, nella prima metà della sua esistenza, nulla lasciava presagire questo successo. Kroc era figlio di immigrati. Il padre, Louis, era nato a Stupno (oggi chiamata Břasy), in Boemia e poi si trasferì in America, nell’Illinois. E proprio qui nasce Ray, a Oak Park, appena fuori da Chicago, il 5 ottobre del 1902. Subito dimostra grande talento nel pianoforte (la madre, Rose, era pianista), ma anche un’attitudine da sognatore. In famiglia lo chiamavano Danny Dreamer, dal nome di un personaggio dei fumetti allora molto diffuso, perché lo coglievano sempre immerso nei suoi pensieri. «Ma io sognavo, e questo mi ha sempre aiutato nella vita», scriverà più tardi.
È un’esistenza fatta di mille esperienze: comincia a vendere limonate quando era ancora a scuola, e poi apre un negozio di musica con alcuni amici, che durerà solo pochi mesi. Pazienza: passa a lavorare per la spillatrice dello zio, e vende bibite gassate e gelati. Un momento fondamentale: «Ho scoperto che riuscivo a influenzare i desideri della gente: venivano per un caffè, e se ne andavano con una coppa di gelato guarnita». Una capacità da venditore, su cui costruirà la sua prima carriera. Comincia come venditore porta a porta, finché non arriva la Grande Guerra. Era ancora molto giovane per partecipare, ma mente sull’età, entra nella Croce Rossa come guidatore, ma arriva troppo tardi: la guerra è già finita.
Torna in America, e fa una miriade di lavori: suona il pianoforte, la sera, lavora in una radio, prova a vendere case e terreni, fino ai bicchieri di carta, nel 1922, quando si sposa (sarà il primo matrimonio di tre). Ma è bravo, e ha fiuto. Continua nel settore, finché nel 1938 incontra Earl Prince, padone della Prince Multimixer, che gli mostra la sua invenzione: il frullatore a cinque lame. È fatta. Kroc passa dalla sua parte e comincia a vendere frullatori per tutta l’America. Lo farà fino a quando non avrà compiuto 52 anni.
Pensava già al ritiro, a quell’età. Aveva una discreta fortuna alle spalle e anche un desiderio di tranquillità, «eppure sapevo che il meglio, per me, era ancora da venire». Con questi pensieri entrò, nel 1954, in un ristorante californiano a San Bernardino. I due fratelli che lo gestivano avevano comprato otto frullatori a cinque lame, questo lo aveva incuriosito. Li avevano impiegati in un modo mai visto prima, cioè secondo i principi della catena di montaggio. Per Kroc fu una scoperta: riuscivano a preparare 40 milkshake alla volta, e rendevano più veloci le operazioni di pulizia usando bicchieri e piatti di carta. Insomma, il cliente in meno di 60 secondi riceveva quanto ordinato: c’era poca scelta, ma costava pochissimo. I due fratelli erano Richard e Maurice McDonald’s, e quello era il primo fast food della storia.
«Nel mio cervello fu immediata la visione di infiniti ristoranti McDonald’s che punteggiavano gli incroci delle strade»: insomma, Ray intuisce l’affare, e questo gli fa cominciare la sua seconda vita. Altro che pensione: comincia a costruire un impero economico. Propone ai due fratelli di fare affari insieme, sfruttando la sua più che ventennale esperienza di venditore. Chiede loro di cedergli i diritti del nome in cambio di una percentuale delle vendite di tutti i franchising che, ispirandosi al modello inventato da loro, sarebbe riuscito ad aprire. È l’inizio della sua scalata, ed è anche l’inizio del fast food nel mondo.
«La fortuna è solo il dividendo di un duro lavoro», amava ripetere. E così anche lui si è applicato alla sua nuova creatura con tenacia (tanto da perdere, a causa del lavoro, la prima moglie). Inventa nuovi metodi per rendere più veloce il servizio, cucinare le patatine e standardizzare il prodotto. Nel 1961, dopo un’altalena di fortune finanziarie, rileva le quote dei fratelli McDonald£s per soli 2,7 milioni di dollari. Due anni dopo nasce il pagliaccio di McDonald’s, Ronald McDonald’s, che diventa tanto popolare che, per il 96% dei bambini americani supera il presidente Usa.
Da lì, ogni data è un successo: nel 1965 si quota in borsa, ed è un boom. Kroc si ritrova più ricco di 3 milioni di dollari, che nei dieci anni successivi diventano 500 milioni. McDonald’s diventa un brand globale, apre oltreconfine in Canada, poi in Europa e in Asia, e poi in tutto il mondo. Diventa proverbiale, si attira critiche e odii, ma è anche un simbolo, atteso dell’arrivo della civiltà americana. Poche cose possono essere considerate più simboliche di questo.
La grandezza di Kroc non è solo nel duro lavoro e nel non volersi mai arrendere, ma anche nel saper avere inventato un modo di vivere diverso, e mai sperimentato prima. Il tutto alle soglie della pensione, segno che si può sempre inventare, innovare, e non ci si deve mai dare per finiti. Ma in fondo a tutto, c’è il lavoro, e l’attitudine del sognatore, che gli faceva dire che: «Io credo in Dio, nella famiglia e in McDonald’s. Ma quando sono al lavoro, l’ordine si inverte».