Renzi termina il suo tour lombardo e sbarca a Milano. O meglio ci torna. L’evento, stavolta, è pubblico ed è al teatro Dal Verme, dove «ci sono 1700» posti. Un’uscita pubblica che, secondo quanto spiega a Linkiesta Eugenio Comincini, sindaco di Cernusco sul Naviglio e referente dei comitati della Lombardia per Renzi, «serve più a chi vuole sapere di più su Renzi, agli indecisi». E segue quella, ben più discussa e che ha suscitato aspre polemiche, tenuta a porte chiuse. Ma anche un’occasione per parlare a Milano, Lombardia, presentare il suo progetto per l’Italia e puntare prima alle primarie e poi al governo.
Cosa succederà lunedì al Dal Verme?
L’organizzazione dell’incontro segue il canovaccio che Matteo Renzi ha utilizzato nelle tappe precedenti in giro per l’Italia: un monologo con cui racconterà il suo messaggio, il suo progetto per l’Italia, e con il quale Un’occasione che serve più a chi è indeciso, e curioso, piuttosto che per chi lo sostiene già.
Ma parlerà anche della situazione di Milano, della Lombardia, immagino.
Sono temi importanti. Milano e la sua storia recente, per esempio. E anche sull’attualità politica della regione, che non passa certo un buon momento.
Appunto: cosa ha in mente Renzi per la corsa alla Regione Lombardia?
In questo momento la Regione Lombardia per noi è un’ulteriore sfida da affrontare, e per il Partito Democratico è un’occasione storica. È fondamentale scegliere il miglior candidato, e riuscire a vincere le elezioni. Per quanto riguarda Renzi, va detto che non esiste un candidato renziano, e i nomi alla base sono noti a tutti, e penso a Lorenzo Guerini [sindaco di Lodi, ndr]. Renzi non si sta occupando delle elezioni.
Ma come? Per uno che vuol diventare leader del partito è una mancanza grave.
No. Adesso la situazione è importantissima: ci si deve muovere senza creare divisioni nel partito. Occorre mantenere un movimento compatto di partito, e Renzi adesso sa che serve questo, e lo vuole. In questo senso, credo che faccia bene.
E adesso torna a Milano, dopo tutta la polemica sulle Cayman.
Sì, una questione che ha creato qualche fastidio. Sia per come alcuni soggetti politici l’hanno trattata, sia per come alcuni media l’hanno ripresa. Non aveva alcun fondamento: Renzi non è certo andato a cena con persone che hanno nascosto i soldi. Chi lo ha organizzato [Davide Serra, fondatore del fondo Algebris, ndr] le tasse le paga non certo alle isole Cayman, ma in Gran Bretagna. E comunque il discorso va affrontato in maniera diversa da come è stato fatto finora.
E come?
Il mondo della finanza internazionale è importante, e questo è un punto. Non è secondario avere interesse a parlare anche con loro. La serata in questione era proprio queste due cose: un’occasione per raccogliere fondi, senza dubbio. E anche un momento importante per interloquire con un mondo con cui la sinistra non ha mai dialogato in modo sereno. Altri si sono serviti di questi rapporti per rafforzare la propria posizione. Per Renzi era un modo per parlare anche con questo mondo. Si è trattata di un’accusa contro la campagna di Renzi, che per il resto si è mantenuta corretta, ha seguito le regole e la massima trasparenza sui finanziamenti.
Che rapporto può instaurare Renzi con Milano?
Buono, senz’altro. Anche in questo caso ha ottime chances di diventare un interlocutore importante. Per due motivi semplici: in primo luogo, quelli che prima erano la voce del nord, hanno deluso i loro elettori. Pdl e Lega hanno lasciato un vuoto di rappresentanza, e senz’altro non riescono a ricolmarlo. In secondo luogo perché Renzi dà risposte concrete. È un uomo del fare.
Cioè?
Nei suoi discorsi Matteo fa sempre esempi concreti. Ma la cosa importante è che li trae dalle scelte della sua amministrazione, del suo vissuto. Non si allontana da cose che sa, e che dimostra di saper fare. In un certo senso è per questo che lo tenevo d’occhio, in passato: guardavo allo stile della sua amministrazione. Aveva modalità di intervento nei problemi del tutto nuove. Si basava sui reali bisogni dei cittadini, e apriva al dialogo.
Capisco che il nord possa essere interessato a lui. Ma a lui interessa il nord?
Certo. Lo dicono anche solo le tappe che ha fatto. Ha visitato città e stabilimenti produttivi, e ha dialogato molto con il mondo dell’impresa. La sua campagna è partita da Verona. E poi, a guardar bene, non ci sono solo gli imprenditori: il nord è pieno di lavoratori, e tanti per ogni impresa. Si tratta i lavoro, di temi importanti e antichi nella sinistra. A dispetto di chi dice che Renzi sia di destra. Ma si tratta della solita forma di delegittimazione. Ormai bisogna guardare la realtà con occhi nuovi, e superare alcune vecchie categorie, che invece ancora girano in certi ambienti della sinistra.
Ad esempio?
Il conflitto sociale. Basta, non regge più i tempi. Le cose sono cambiate e serve qualcuno che sappia leggerle in questo senso, come nessuno ha mai fatto prima. A Milano ci sono 19 comitati pro-Renzi già costituiti e 26 in provincia. Altri ne stanno nascendo. E dentro non ci sono solo giovani, ma di cittadini di tutte le età. Cosa che ridimensiona la questione generazionale, anche questa portata alla caricatura dalla stampa e dagli avversari. È solo passione per la politica. È una cosa bella.
Un rinascimento?
Non so se si può usare questa parola, ma è senz’altro bello. Coltivare la speranza, ecco. La speranza per il futuro mi sembra un buon punto di inizio.