«AAA operatori culturali cercasi. Preferibilmente, che lavorino già per noi». Suona un po’ strana detta così, ma in Italia accade anche questo. Succede a Roma, dove ieri si sono svolte le preselezioni per un concorso pubblico indetto dalla Zètema Srl, una società partecipata al 100% dal Comune, che opera in house nel settore cultura. Alle prove si è presentata anche una delegazione di carabinieri e vigili urbani: lo scopo era tenere sotto controllo gli umori non proprio sereni dei partecipanti, protagonisti di una protesta che va avanti da qualche settimana. Sono in molti infatti a parlare di “concorso truffa”, e a denunciare delle modalità di selezione dei candidati poco corrette.
Tutto inizia lo scorso luglio, quando Zètema pubblica un bando di concorso per diciotto posti, quasi tutti a tempo indeterminato. Si tratta di una società nata nel 1998 – volta a potenziare i servizi turistici e culturali di Roma Capitale – che conta circa settecento dipendenti. Le attività interne spaziano dalla progettazione al restauro, dalla catalogazione all’organizzazione di eventi e mostre. Anche le posizioni aperte riguardano una serie di settori molto ampia: addetti al supporto delle attività interculturali, ai punti di ascolto, alle attività per l’infanzia o per i disabili. E ancora, gestione dei dati del personale Zètema, relazioni con il terzo settore, servizio di prevenzione dei rischi sul luogo di lavoro, fund raising. Inspiegabilmente, nonostante si tratti di ruoli professionali specifici, per quasi tutti il requisito minimo non è nemmeno la laurea: basta il diploma di scuola superiore, quando non è già sufficiente quello delle medie. Il bando viene pubblicato il 13 luglio 2012 con scadenza al 2 agosto. Poco tempo per rispondere, e nel cuore dell’afosa estate romana.
Nonostante il periodo e la poca visibilità data all’iniziativa, le iscrizioni fioccano. Per le preselezioni (previste per il mese di ottobre) vengono selezionati circa seimila candidati: se contiamo che ognuno di questi ha versato 10,33 euro di iscrizione, abbiamo già 60.000 euro nelle casse della società, senza colpo ferire. La prova preselettiva prevede un quiz di cinquanta domande a cui rispondere, ma il punteggio conseguito non ha alcun valore rispetto alla graduatoria finale. Questa infatti è data dalla valutazione dei requisiti, da una prova orale e da un colloquio attitudinale. E qui scoppia il caso.
Leggendo il bando, infatti, si scopre (non senza fatica) che il punteggio minimo per accedere alla prova orale è dato dalla valutazione dei requisiti, e deve essere pari a 24/40. Il punto è che i titoli formativi da soli danno un massimo di 16 punti, e la prova preselettiva non ne dà nemmeno uno. Quindi? Quindi bisogna possedere dei titoli professionali, che sul bando sono definiti così: «0,5 punti e fino a un massimo di 24 punti, per ogni mese di svolgimento di attività lavorative analoghe a quelle in selezione». A stabilire l’analogia sarà un’apposita commissione, che comunque esclude a priori tirocini, stage e servizio civile. Se poi si aggiunge che dalle preselezioni sono esclusi «coloro che hanno già prestato attività lavorative per Zètema (…) in mansioni analoghe», qualche domanda viene da farsela. E da lì a protestare per un «concorso interno spacciato per pubblico» il passo è breve. L’accusa dei candidati è di aver stabilito una valutazione dei requisiti che favorisce chi già lavora in Zètema, guadagnandoci nel frattempo decine di migliaia di euro.
Una somma del genere potrebbe far comodo alla partecipata di Roma Capitale, che stando alle ultime cronache sarebbe persino a rischio chiusura. L’ipotesi è ventilata in un recente articolo apparso sul Corriere della Sera, e in un altro sul Messaggero si legge: «Verrà sciolta o alienata entro il 13 dicembre 2013. Lo prevede il decreto sulla spending review. (…)é una delles ventuno società pubbliche a rischio».
I candidati al concorso, intanto, danno battaglia. Olimpia, di Napoli, ha fondato su Facebook un gruppo chiamato “Contro Zètema e il concorso truffa”, che conta già più di duecentocinquanta iscritti. «Io ho una laurea in Lettere con indirizzo Beni Culturali – racconta a Linkiesta -, ho svolto un corso come restautrice e ho avuto modo di fare esperienza anche tra gli scavi di Pompei, ma questo non mi consente lo stesso di arrivare ai ventiquattro punti richiesti». Un altro problema su cui si sofferma Olimpia è quello dei quiz: i circa duemila quesiti su cui prepararsi sono stati pubblicati appena il 10 ottobre (a soli quindici giorni dal test di preselezione), e in alcuni casi c’erano anche degli errori. Tra gli altri partecipanti c’è già chi pensa di fare ricorso al Tar, e sono in previsione anche possibili manifestazioni.
Dai vertici di Zètema, invece, tutto tace. Linkiesta ha chiesto un’intervista all’amministratore delegato, Albino Ruberti, che ha declinato. La società capitolina, per altro, non è nuova a proteste circa la gestione dei suoi affari interni. Nel giugno 2012, cinque imprese – tutte operanti nell’ambito di servizi turistico-culturali – hanno presentato ricorso al Tar del Lazio contro Roma Capitale e Zèmata Srl. L’accusa, rivolta al Comune, è di aver affidato in via diretta a Zèmata i servizi nel settore cultura da gennaio 2102 a dicembre 2014, senza una procedura di gara e sottraendo così mercato alle imprese in questione.
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