Mi consentoSe Renzi scavalca a sinistra Bersani sulla Tav Torino-Lione

Se Renzi scavalca a sinistra Bersani sulla Tav Torino-Lione

Che cosa sta succedendo a Matteo Renzi? L’impressione che il sindaco rottamatore sia un po’ in difficoltà l’avevamo avuta già ieri leggendo la paginata, peraltro non certo antipatizzante, a lui dedicata sul Foglio. La sintesi di due giorni in cui emergeva in maniera nitida il problema principale della sua campagna per le primarie, e cioè: che fare?

Perchè il punto è questo. La prima operazione, quella della rottamazione appunto, può dirsi riuscita. E in qualche modo, come da subito ha notato Peppino Caldarola, è stata in qualche modo anestetizzata dal passo indietro volontario di Veltroni e da quello, non altrettanto sciolto, di D’Alema. Poi, però, bisogna passare oltre.

Sennonché, proprio sul più bello, quando i “dinosauri” del Pd si stavano chiudendo nel fortino a stilare un regolamento per le primarie in stile Pcus, il sindaco incappa in quello che a oggi può essere considerato lo scivolone della sua fin lì perfetta campagna elettorale, e cioè la cena milanese con Davide Serra. Una serata preparata male, comunicata peggio e che ha visto il fiorentino impacciato nel replicare alle accuse “vetero” di Bersani di accompagnarsi a chi ha la residenza nei paradisi fiscali.

E hai voglia a spiegare, come ha fatto Serra, e non solo, che lui le tassa le paga a Londra, che avere sede fiscale alle Cayman non è nulla di illegale. Conta il messaggio, questo Renzi dovrebbe saperlo, almeno qualcuno dovrebbe averglielo detto. Avrebbe dovuto sbandierare il nome di Davide Serra, avrebbe dovuto rilasciare interviste e interviste definendolo il rottamatore della finanza, colui il quale ebbe il coraggio anni addietro di sfidare un certo Bernheim alle Generali. Non a caso la polemica fu innescata da un corsivetto sul Corriere della Sera, non certo un quotidiano contro l’establishment economico-finanziario. 

E invece no. Renzi ha accusato il colpo. E da quella sera non è più lui. E i recenti eventi lo dimostrano. A Servizio Pubblico ha preso le distanze, ma non è la prima volta, dal governo Monti. Ma mai ci saremmo aspettati di trovarlo a sinistra di Bersani sulla Tav Torino-Lione (dando per assodato, e a parere di chi scrive non è affatto così, che la Tav non sia di sinistra, ma questo è un discorso che merita ben altro approfondimento). Mai ci saremmo aspettati di trovarlo No Tav in un’intervista a Panorama, peraltro alla vigilia della sua tappa in Piemonte la scorso fine settimana. Con frasi che non sembrano appartenere al suo repertorio, alla immagine che fin qui si era cucito addosso: «Potessimo ripartire da zero, metterei quei soldi sull’edilizia scolastica. Detto questo, se non si può tornare indietro, si faccia».

Dichiarazioni che hanno scatenato la reazione dei bersaniani del Piemonte, ben raccontati in quest’articolo pubblicato oggi su La Stampa. Un parlamentare del Pd, Stefano Esposito, dichiara: «La sua intervista tradisce mancanza di coraggio e l’ambiguità che appartiene a coloro che sperano di lucrare qualche consenso dai movimenti, dimenticandosi di guardare agli interessi generali dell’Italia».

Ovviamente non saremo noi ora a regalare consigli al rottamatore. La sua sarà sicuramente una strategia. Fin qui, però aveva tenuto un profilo piuttosto netto, al punto da attirarsi le antipatie della sinistra ortodossa che sul web lo ha beccato al punto da definirlo il candidato ideale per le primarie del Pdl. È comprensibile la tentazione di virare nel tentativo di guadagnare consensi nella pancia del centrosinistra. Ma è una correzione di linea che andrebbe probabilmente studiata meglio, altrimenti finisce col dare la sensazione di procedere a tentoni. Ottenendo il solo risultato di rendere meno nitida la propria posizione politica. 

Da qui alle primarie c’è ancora tempo per un pit stop e ripartire. Ma, preferibilmente per lui, sarebbe meglio farlo con le idee chiare. Magari, a differenza di quanto fatto proprio nell’intervista a Panorama, facendo nomi e cognomi della sua potenziale squadra di governo. Disegnando in maniera più chiara come sarebbe l’Italia di Matteo Renzi. 

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