Silvio condannato, ma può ancora candidarsi senza problemi

Silvio condannato, ma può ancora candidarsi senza problemi

Quattro anni di reclusione, ma – soprattutto – la pena accessoria di tre anni di interdizione dai pubblici uffici. La fine di Silvio Berlusconi è nella condanna per il processo sui diritti Mediaset? No. Almeno, non ancora. È passato solo un giorno dal suo ritiro dalla vita politica, o meglio, dalla sua rinuncia a candidarsi come leader. Anche se, va aggiunto, non veniva esclusa la sua presenza in parlamento. Ora è arrivata anche la sentenza del tribunale di Milano, che infligge una condanna più alta di quanto richiesto dai pm (Fabio De Pasquale, a giugno, aveva chiesto una condanna a tre anni e otto mesi) e che gli impedirebbe di candidarsi, anche solo come parlamentare. Ma, in realtà, al momento non cambia niente.

Si tratta di una sentenza di primo grado: la pena diventa effettiva solo quando passa in giudicato, cioè in terzo grado. Lo stesso vale per le pene accessorie, come appunto l’interdizione ai pubblici uffici. Insomma, spiegano a Linkiesta due fonti legali, perché Berlusconi non possa più mettere piede in parlamento, la condanna deve essere confermata in appello e in Cassazione. Cosa che richiede, di conseguenza, ancora tempo.

Il processo sul reato di frode fiscale nell’acquisizione dei diritti Mediaset ha avuto un percorso accidentatissimo. Circa dieci anni di indagini, e udienze a singhiozzo, richieste di ricusazione da parte degli avvocati, ritardi dovuti al Lodo Alfano, la richiesta di trasferire il processo a Brescia. Scontri e accuse. Alla fine, la sentenza in primo grado è arrivata. La requisitoria del pm, Fabio De Pasquale, è arrivata a giugno 2012. I giudici si sono ritirati in camera di consiglio il 22 ottobre. Quattro giorni per decidere, e condannare (in primo grado) Silvio Berlusconi. 

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