C’è un gioco, su Facebook, che proprio come una Buona Novella sta spopolando tra le pecorelle smarrite dei videogame da social network. Si chiama “The journey of Jesus”, il viaggio di Gesù, e, come il titolo lascia facilmente intuire anche agli uomini di poca fede, è basato sulla vita del Redentore così come raccontata dai quattro Vangeli canonici.
Il giocatore deve scegliere il sesso del proprio personaggio e, in base a questo, seguire Gesù nelle vesti (poverissime) di discepolo o in quelle (pudicissime) di ex prostituta redenta in stile Maria di Magdala. Non ci sono favoritismi, comunque: si parte tutti dal battesimo al Giordano. Lo scopo, come del resto in ogni videogioco, è quello di acquisire più punti, premi e skill possibili tra nozze di Cana, guarigione degli infermi, cacciata dei mercanti dal tempio, lapidazioni sventate, moltiplicazioni di pani e pesci via via fino alla Passione sul Calvario. Per chi volesse anche un “aiutino”, con la mano santa della carta di credito si possono acquistare monete extra utili per sbloccare alcune facilitazioni. Con buona pace della parabola dei talenti, e di tutti quei discorsi su Mammona. La strada verso la redenzione non è mai stata così divertente. Né così a portata di clic.
Blasfemia? Nient’affatto. Almeno non nelle intenzioni dei creatori (in questo caso sono più d’uno, a quanto pare, anche se vanno scritti in minuscolo) del gioco, che non nascondono il loro intento educativo e, perché no?, anche un po’ proselitista. «Lightside (questo il nome della casa di produzione videoludica) crea giochi basati su resoconti storici della Sacra Bibbia», recita la presentazione sul sito web ufficiale. «Ove possibile, si attiene al racconto biblico nello sviluppo delle sue storie. Quando la Bibbia non contiene alcuni dettagli o elementi della storia (come le skill e i punti, che proprio biblici non sono, ndr) abbiamo aggiunto contenuti allo scopo di rendere il gameplay avvincente. Tuttavia, abbiamo fatto del nostro meglio per essere più fedeli possibili al messaggio della Parola di Dio rivelata nella Sacra Bibbia». Amen.
Al di là dei buoni propositi (o dei fioretti, se si preferisce) degli ideatori, la presentazione del gioco sfiora il ridicolo: «Gioca al primo videogame sulla vita di Gesù! Un’avventura divertente nella quale dovrai superare ostacoli, completare missioni, e collaborare alla riuscita dei miracoli!». Sarà pur vero che omnia munda mundi, ma forse nemmeno il pazientissimo fra Cristoforo di manzoniana memoria avrebbe redatto una recensione positiva di questo bizzarro tentativo di catechesi on-line.
A fianco alla declinazione cristiana del gioco, c’è anche quella ebraica. Si chiama “The journey of Moses”, il viaggio di Mosè. Stesse modalità di gioco, solo che qui si impersona nientepopodimenoche il profeta stesso, dalla cesta di vimini ripescata nel Nilo sino alla Terra Promessa, passando (e come no?) per le Tavole della Legge. Stessa presentazione di dubbio gusto: «Partecipa ad una straordinaria avventura attraverso l’Antico Egitto e oltre. Gioca al Viaggio di Mosè su Facebook. Svela misteri, incontra importanti personaggi e scopri antichi tesori. Gioca con i tuoi amici per guidare Mosè e il suo popolo alla libertà!». Già.
All’appello dei videogiochi monoteisti manca solo la versione musulmana. A quanto pare, dopo vignette e film blasfemi, quelli di Lightside non avranno ritenuto opportuno fomentare altri disordini solo per strappare qualche “mi piace” (e qualche elargizione con carta di credito) in più. Ecco il catechismo ai tempi di Farmville, quando la devozione va di pari passo con la giocabilità del culto.