Di discorsi su Twitter ne circolano in continuazione: non c’è giorno che anche i non iscritti non ne sentano parlare in un servizio giornalistico, che non vedano comparire su un altro social network i cinguettii di un amico o ancora non capiti loro, camminando, di scontrarsi con qualcuno intento a sintetizzare il suo pensiero in 140 caratteri. La visibilità del social network è dovuta anche alla considerevole presenza di giornalisti, star dello spettacolo e politici che sempre più di frequente lo utilizzano anche come strumento per rilasciare dichiarazioni ufficiali.
Accanto alle conversazioni, mediatiche e non, una conferma viene dai dati: dopo Facebook nel cuore degli italiani si stanno ritagliando uno spazio altri social network, in testa Twitter. I dati Audiweb/Nielsen, citati da Vincenzo Cosenza durante la Social Media Week di Torino, confermano la presenza di 3,64 milioni di visitatori unici mensili per Twitter contro i 22,4 milioni di Facebook e i 2,85 milioni di LinkedIn. Gli utenti italiani iscritti a Twitter, secondo Semiocast, si attestano a oltre 6 milioni (erano 4,1 milioni alla fine del 2011) di cui solo una media globale del 27% è attiva. Sebbene gli utenti attivi sia un numero esiguo, non mancano le conversazioni. L’analisi di Vincenzo Cosenza e Blogmeter prima citata ha lavorato su 60,5 milioni di tweet italiani estrapolati dal 3 aprile al 3 settembre 2012. Si nota, inoltre, una differenziazione degli usi: accanto alla fruizione di modo ludico e ironico si afferma quella si servizio (come è accaduto per il recente terremoto in Emilia), di informazione o l’utilizzo come secondo schermo mentre si guarda la televisione.
Si tratta di un fenomeno non nuovo in rete, in cui una minoranza di utenti produce la maggioranza dei messaggi ed è legata anche alla struttura della piattaforma, adatta per brevi messaggi ma ripetuti e continuativi nel tempo e pubblicabili attraverso diversi device. Solo per fare alcuni esempi, si pensi a quanti tweet occorrono per costruire una conversazione, alla pratica del retweet in cui si pubblicano anche numerosi messaggi in modo rapido o a quella del livetwitting, ma anche al numero di tweet pubblicati dai profili delle testate.
In ogni caso, si tratta di una fetta piccola della popolazione italiana connessa a internet: sempre secondo i dati Audiweb, nel mese di agosto sono 27,5 milioni gli utenti che si sono collegati almeno una volta da PC, mentre sono 11,6 gli utenti attivi nel giorno medio. Secondo il Censis la penetrazione complessiva di Internet si attesta al 62,1% della popolazione italiana. Per Twitter sono significativi anche gli accessi da mobile che i dati Audiweb non monitorano al momento (come diverse analisi diffuse in questi giorni fanno notare insieme ad altri punti critici del sistema di rilevazione). Su questo terreno secondo una ricerca Comscore valida per il mercato statunitense, Twitter sta scontando la concorrenza con Instagram.
L’attenzione verso Twitter è confermata anche dal successo dei Tweet Awards, giunti quest’anno alla terza edizione e che dopo due anni di convivenza con la BlogFest di Riva del Garda si sono trasferiti a Milano. L’evento, che si profila come il più grande evento italiano dedicato agli amanti di Twitter, è stato organizzato per il 6 ottobre con la collaborazione della Settimana della Comunicazione. I TA, che non hanno nessun legame ufficiale o ufficioso ma solo affettivo con Twitter, sono stati ideati e organizzati da Davide Licordari, Rudy Bandiera, Claudio Gagliardini, Luca Conti, Stefano Forzoni e Riccardo Scandellari.
Si tratta, come viene presentato sul sito, “del primo e più importante #twitraduno a carattere nazionale, occasione rara e preziosa per incontrare e conoscere di persona gli utenti twitter con i quali si è soliti interagire in modo virtuale” e si propongono di premiare “in maniera scherzosa e ironica, i personaggi italiani più amati dalla community nazionale di Twitter”. Dopo le nomination e le votazioni dei finalisti, durante l’evento di sabato saranno svelati i vincitori ai quali non andrà premio in denaro ma il tributo degli utenti. Le prenotazioni per i 300 posti dello spazio che li ospiterà (Spazio teatro IED moda, in Via Pompeo Leoni 3) sono già state esaurite dal 18 settembre, sintomo di attesa e di aspettativa per l’evento. A confermare la rilevanza di questo genere di eventi non solo per gli utenti internet è la presenza di sponsor e partner importanti. Davide Licordari spiega meglio il fenomeno.
Partiamo dall’inizio: come e quando sono nati i TweetAwards?
I TA sono nati nel 2010: durante una chat su Skype con il mio amico Rudy Bandiera gli ho proposto di creare un evento i grado di riunire un grande numero di appassionati di Twitter, di persone che si sentono quotidianamente, che sono amiche ma che ancora non si conoscono di persona. Ecco che sono nati i TA: un piccolo evento durante la BlogFest 2010.
Per dare forza al tutto abbiamo pensato di scatenare un po’ la competizione, facendo candidare (in 10 categorie circa) ai “tuitteri” i loro personaggi Twitter preferiti, fino ad arrivare a premiarli durante l’evento. Il tutto con la massima ironia e leggerezza, non siamo una manifestazione ufficiale ma solo un gruppo di amanti di questo social network.
Quest’anno siete arrivati alla terza edizione, come mai la decisione di staccarvi dalla BlogFest?
Proviamo a diventare grandi: il primo anno eravamo in 70, l’anno scorso in 120, quest’anno…molti di più. Abbiamo provato a spostarci a Milano un po’ per metterci alla prova come organizzatori di eventi, un po’ perché è una città infinitamente meglio collegata come trasporti e logistica rispetto alla pur splendida Riva del Garda.
Vi aspettavate un tale successo di iscrizioni?
Sì e no: l’idea di spostarci a Milano è anche una diretta conseguenza della consapevolezza che avremmo potuto avere un bacino di utenza maggiore, ma (ingenuamente?) non ci aspettavamo così tante iscrizioni. Mi preme dire una cosa: purtroppo abbiamo un limite di posti disponibili che è stato ampiamente superato, motivo per cui non riusciamo a ospitare chi si è iscritto dopo il 18 settembre.
Qual è il tuo personale polso dell’uso di Twitter in Italia?
Mi sembra che Twitter piano piano stia penetrando presso un pubblico più “basico”, un po’ come fatto da Facebook 2-3 anni fa: non solo più addetti ai lavori, blogger, giornalisti e affini ma anche una buona fetta di persone che semplicemente si incuriosiscono e provano questo social. Twitter non è semplice, non hai i tuoi amici “veri” (alla FB), non ci sono foto, né video: per molti il dover creare contenuti è spesso un grosso ostacolo, e quindi molti si limitano a leggere (i vip, le squadre di calcio, le battute, etc.) ma scrivono poco e interagiscono poco.
Molto spesso dall’esterno si guarda ai contenuti pubblicati sui social network come a un bel modo per trascorrere il tempo libero o per ottenere i propri “15 minuti di successo”. Ritieni invece che i contenuti di Twitter abbiano un valore culturale e professionale aggiuntivo?
Sono di parte, ma credo che su Twitter alcune nicchie di “autori di contenuti” siano di ottima qualità: tenendo sempre presente il fatto che siamo su un social network (= svago), mi vengono in mente da un lato le news in diretta di coloro che vivono eventi epocali (rivolte, terremoti, grandi eventi, etc.), dall’altro ci sono persone che in 140 caratteri riescono a descrivere emozioni o che riescono a far divertire come autori ben più conclamati. Senza dimenticare gli hashtag che nascono quotidianamente e che generano tweet meravigliosi: ai #TA12 abbiamo i finale ad esempio #querelaconpaola (paola ferrari) e #vadaabordocazzo (affondamento Costa) che sono due ottimi esempi di come un fatto di cronaca possa diventare un tormentone divertente (tanto che spesso sono ripresi da quotidiani e programmi tv)
Rispetto ai numeri effettivi di utenti, benché producano volumi di conversazioni consistenti, non ritieni che Twitter sia un fenomeno sopravvalutato?
Dipende: è sopravvalutato quando si dà eccesiva importanza a twittate di celebrità (attori, sportivi, politici) che spesso sono poco più che banalità. A mio avviso Twitter ha una potenza enorme nel momento in cui diventa uno strumento di comunicazione e di diffusione di notizie che altrimenti non avrebbe molti altri canali: penso al terremoto in Emilia del maggi scorso, per fare un esempio vicino a noi…io per primo sono venuto a sapere dell’accaduto via Twitter e ho seguito da lì (mentre i giornali nazionali dormivano) gli avvenimenti, da lì ho saputo che i miei amici emiliani stavano bene. Se ci pensiamo è qualcosa di assolutamente grande. Sbaglio?
Torniamo ai TweetAwards: Cosa c’è di bello nell’incontrare persone che abitualmente si frequentano online? E di brutto?
Io, ad oggi, posso dire che la maggior parte se non tutti coloro che ho conosciuto prima online (facendo questo lavoro è la prassi) e poi offline sono persone meravigliose. Il bello di conoscere dal vivo coloro con cui si parla da mesi/anni sul web è che immediatamente si crea quell’atmosfera da “eppure sembra che ci conosciamo da sempre”! Il brutto…è che ogni tanto qualcuno/a dal vivo non è altrettanto piacevole rispetto al suo essere “virtuale”!
ITA assomigliano molto a un ritrovo tra vecchi amici, con pacche sulle spalle e aneddoti comuni.
Cos’ha Twitter che altri social network più recenti come Foursquare o Pinterest non hanno e che gli può garantire durata nel tempo?
Le notizie: su Twitter in ogni momento c’è qualcosa di nuovo, c’è una quantità potenziale di informazioni infinite, c’è la facilità di entrare in contatto con chiunque in poco tempo, non è mai uguale a sé stesso giorno dopo giorno.
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Beppe Severgnini del Corriere della Sera è stato eletto migliore nella categoria giornalisti (ha battuto @AndreaScanzi, @ementana, @lucasofri,@simonespetia). Il premio di migliore fake va a @Iddio. Il miglior hashtag? #vadaabordocazzo. Miss twitter? È @Bonnielacozza. Riconoscimento anche Selvaggia Lucarelli (@Stanzaselvaggia)