Via Padova a Milano, il prete della casbah che dà l’oratorio per Ramadan

Via Padova a Milano, il prete della casbah che dà l’oratorio per Ramadan

MILANO – «Amate questo quartiere». San Giovanni Crisostomo è la parrocchia di via Padova a Milano, situata esattamente a metà dei cinque chilometri di strada che la compongono. Un posto unico dentro il capoluogo lombardo, che ha visto negli anni prima la presenza degli immigrati meridionali, poi quella degli stranieri. È dunque la “mescola” di tanti mondi.

Ieri qui, dopo sedici anni don Piero Cecchi, il parroco, ha salutato la parrocchia. E ha fatto la sua consegna ai parrocchiani: non dimenticarsi che il sagrato non sta mai fermo. È come se continuamente si spostasse per aprirsi alle tante realtà di questo straordinario angolo di città. Poveri e stranieri, non credenti e ragazzini in difficoltà. Persone di altre religioni. A pochi metri la Casa della cultura islamica, numero civico 144: «Per noi don Piero è come un fratello maggiore – spiega il presidente Mahamud Asfà – una persona aperta ed accogliente, tutti i cattolici dovrebbero essere così».

Don Piero, che di anni ne ha 76 e da domani andrà a fare il sacerdote residente in una parrocchia di uffici in zona Pirellone qualche anno fa balzò agli onori delle cronache perché ai vicini musulmani prestava il campetto da calcio per il ramadan: «Così rispetto la costituzione» diceva con la sua solita serenità.
«Ma il nostro rapporto di amicizia non si è limitato a questo – precisa Asfà – abbiamo fatto degli incontri tra musulmani e cristiani: cene prima in parrocchia e poi nel centro islamico, i ragazzi hanno giocato a calcio, sono nate tante amicizie». Sembra paradossale che proprio qui la fatica che si fa nel resto della città a integrare le comunità musulmane con il resto del territorio non ci sia: via Padova è stata negli anni un ottimo paravento dietro cui si sono nascosti i profeti del facile allarme sociale.

Don Piero celebra la messa (Foto di F.L.)

Poi nel febbraio 2010, raggiunto l’apice della violenza con l’omicidio di un giovane egiziano che scatenò ore di guerriglia urbana proprio a pochi metri dalla parrocchia di San Giovanni Crisostomo la reazione dal basso: la gente pacificamente in strada con una grande manifestazione aperta proprio dagli scout e dai bimbi della parrocchia. Don Piero era lì, anche lui a manifestare: «Per noi è stato importante confrontarci con una presenza come la sua, che è stata capace di creare dei momenti di coesione – spiega Lella Trapella, presidente dell’associazione Amici del Parco Trotter – e che ha sempre cercato di capire che cosa stava succedendo nel quartiere, soprattutto nei momenti difficili come quelli subito dopo l’omicidio». «Il giorno della grande e pacifica manifestazione», continua Trapella, «ricordo che in contemporanea si teneva una riunione della Lega nella sede locale di via Padova che aveva come oggetto proprio un tema caldo come i rom. Eravamo tutti molto tesi. Avere con noi don Piero, don Nicola, il prete che si occupa dell’oratorio è stato importante».

E furono proprio i preti di questa zona a lanciare il primo messaggio positivo in quei giorni con un bellissimo documento: “via Padova, la città in cui speriamo”. «Grazie a quel documento – afferma Fabrizio Panebianco, coordinatore della Festa di via Padova – abbiamo capito da che parte voleva stare la Chiesa vissuta. E che voleva essere in un certo modo anche all’avanguardia». Così San Giovanni Crisostomo non ha mai fatto mancare la sua adesione alla Festa, “via Padova è meglio di Milano” (dalla frase detta da un alunno della scuola del Parco Trotter, ndr).

Don Nicola Porcellini, il prete giovane, quello che in gergo ecclesiale si chiama coadiutore, racconta che in oratorio gli ultimi arrivati di queste settimane sono i cinesi: «Li ha portati qui un ragazzo che ha partecipato all’oratorio estivo. Ora lui non viene più, ma gli altri hanno imparato la strada. Vengono a giocare a ping pong, calcetto, basket. È difficile relazionarsi con loro anche se si tratta di una questione di semplice saluto. Ci dicono che tanto i loro nomi sono difficili e non ce li ricordiamo. Certo, sono una presenza molto composta i cinesi, a differenza dei sudamericani, che si muovono per bande». Mai nessun incidente, comunque, nessuno è stato forzato ad andare via.

All’oratorio di San Giovanni Crisostomo si lavora seriamente su due pilastri: il cortile dell’oratorio, dove si cerca di accogliere i ragazzi in modo informale, senza partire subito con la proposta cristiana, e il doposcuola. «A breve ne costruiremo un terzo – precisa don Porcellini – l’orientamento al lavoro, in collaborazione con la Fondazione San Carlo della Caritas Ambrosiana». Grazie ai fondi nazionali per l’inclusione sociale nelle aree metropolitane e alla partecipazione a specifici bandi indetti da Fondazioni bancarie come la Cariplo, qui lavorano tre educatori professionali e una pedagogista. Stipendiati. «Il volontariato scarseggia, la gente lavora – dice ancora il giovane sacerdote – e poi con un certo tipo di situazioni sociali delicate ci vogliono persone che siano professioniste». Così la collaborazione sul fronte del doposcuola si è aperto anche a tre parrocchie dello stesso territorio: San Giuseppe dei morenti, sempre su via Padova, San Michele Arcangelo di Precotto e Santa Teresa di Gorla.

Proprio con una di queste tre parrocchie potrebbe essere il destino di San Giovanni Crisostomo: tra le ipotesi future c’è l’accorpamento in una Comunità pastorale, la forma di unione tra più realtà che non possono andare avanti da sole, non solo per la diminuzione delle vocazioni sacerdotali e che a Milano sono state promosse durante l’episcopato di Tettamanzi soprattutto nei paesi della provincia. Ma che piano piano prenderanno piede anche nelle 200 parrocchie della città (per ora sono solo otto, ndr). Per un anno, in ogni modo, parroco sarà don Massimiliano Colleoni, padre oblato vicario, una particolare categoria di sacerdoti presenti nella diocesi di Milano e chiamati a gestire alcune situazioni parrocchiali che presentano problemi. 

Ma al di là dei tecnicismi con cui la chiesa opera in particolari periodi della storia i suoi cambiamenti a San Giovanni Crisostomo rimangono tre certezze. Sono l’esortazione finale di don Piero durante l’omelia: «non smettete di cercare Gesù, continuate a tenere relazioni di accoglienza, aiuto e solidarietà verso tutti». E, soprattutto: «non dimenticatevi dei poveri».

Le newsletter de Linkiesta

X

Un altro formidabile modo di approfondire l’attualità politica, economica, culturale italiana e internazionale.

Iscriviti alle newsletter