A Milano al via la psicanalisi gratuita, come nella Berlino post bellica

A Milano al via la psicanalisi gratuita, come nella Berlino post bellica

Nel 1919 nel clima post bellico e all’affacciarsi della crisi del ’29, a Berlino nasceva l’Istituto Psicoanalitico, con il chiaro intento di promuovere il contatto tra psicoanalisi e società. Erano tempi duri, di estrema povertà, senza certezze né punti di riferimento. E il centro Psicoanalitico fu la prima istituzione, del mondo occidentale, a offrire un servizio di consultazione e terapia gratuito, per aiutare chi ne avesse bisogno ma non possedeva le disponibilità economiche. Oppure, se i pazienti possedevano una minima entrata finanziaria, veniva chiesta loro una cifra, patteggiata con l’analista, che variava da caso a caso a seconda delle risorse. Questo era possibile anche grazie alla generosità degli specialisti, per lo più benestanti, che si autofinanziavano.

Quasi cento anni dopo a Milano, la storia si ripete e nasce il Servizio Clinico del Centro Milanese di Psicoanalisi (Cmp) “Cesare Musatti”, che presenta gli stessi intenti e la stessa organizzazione. In realtà si tratta di un rinnovamento, più che di una vera e propria nascita, e la novità che lo differenzia dal passato è appunto, la possibilità come a Berlino, di ricevere un trattamento psicoanalitico gratuito o a prezzi “sociali”.

Il momento storico che ci troviamo a vivere ha molti punti in comune con quegli anni. «La crisi economica ha generato nuova povertà ed esacerbato quella esistente, i giovani hanno sempre meno certezze e speranza nel futuro e in generale vi è un clima di sfiducia nelle istituzioni. Manca un super-io sociale e le persone sono abbandonate a se stesse» racconta il presidente del Centro Milanese di Psicoanalisi, Giuseppe Pellizzari durante la presentazione del Servizio Clinico che è avvenuta lo scorso sabato 27 Ottobre «lo stesso Freud durante il congresso di Budapest tenutosi nel 1928 disse che “la nevrosi minaccia la salute pubblica non meno della tubercolosi”». Per questo è importante diffondere la cultura della terapia psicoanalitica e aiutare chi ha bisogno ma non se lo può permettere.

Il servizio è rivolto a bambini, adolescenti, coppie e adulti, che si trovano in condizioni economiche difficili ma che necessitano di un supporto psicologico. Si passa prima attraverso cooperative o associazioni sociali territoriali, ma anche dai servizi pubblici o privati, che segnalano il caso al Servizio Clinico, dove un gruppo di psicoanalisti di grande esperienza valuterà il caso e che percorso seguire. Non è escluso però che sia direttamente il cittadino privato a contattare il centro. Una sorta di psicologia sostenibile, di qualità e a basso costo che possa coinvolgere le fasce più fragili della società, dai giovani a chi ha problemi economici.

«Nel nostro Servizio Sanitario Nazionale c’è un buco» spiega a Linkiesta Sandro Panizza segretario scientifico del centro «che non copre chi ha bisogno di questo tipo di terapia. Oggi pagando il ticket hai diritto a 4-8 sedute, forse, ma non bastano. Noi mettiamo a disposizione un gruppo di professionisti e un tempo illimitato. Finché il paziente ha bisogno». Sul perché il nostro Ssn trascuri questo tipo di cure, è molto chiaro il presidente Pellizzari che spiega a Linkiesta che «i farmaci sono più economici e più facili da somministrare. Lo psichiatra vede il paziente una volta ogni tot mesi, gli prescrive i farmaci ed è apposto così. Non che la terapia farmacologica non sia utile, ma serve solo a tamponare il problema, a risolvere il sintomo. Ma i pazienti non vengono ascoltati e il problema resta lì. Capire dove nasce il disagio e risolverlo, senza usare i farmaci, richiede molto più tempo e soldi».

Con quello che costa però viene normale chiedersi se alla fine dei conti la terapia psicologica funziona. Ma all’estero ci sono alcuni esempi di centri simili a quello milanese che sembrano funzionare molto bene. «A partire dal policlinico di Berlino» spiega Pellizzari «il beneficio è stato documentato numericamente. La terapia psicodinamica ha mostrato risultati piuttosto consistenti su chi ne ha fatto uso, anche rispetto alla terapia farmacologica. Esempi di questo tipo, con centri simili al nostro, all’estero esistono già. Si trovano in Germania, ma anche a Parigi e Londra, dove il Tavistock Institute svolge un servizio simile. E i risultati sono soddisfacenti». E ora qualcosa si muove anche in Italia soprattutto a Roma e Milano.

Il progetto, per chi se lo chiede, è totalmente autofinanziato. O meglio, gli spazi sono quelli del Cmp “Cesare Musatti” e gli analisti sono tutti professionisti che lavorano nel pubblico e nel privato, e offrono le loro competenze senza guadagnare nulla. Una sorta di volontariato insomma. «C’è una mezza intenzione di coinvolgere il comune» spiega Sandro Panizza «almeno per quanto riguarda gli spazi, e se il progetto dovesse decollare e le piccole sale del Cmp non fossero più sufficienti. Ma per ora ancora non si è preso nessun accordo».

L’intento è quello di aiutare le persone che hanno bisogno con l’unico ritorno di fare ricerca e formazione. «L’accesso a una più ampia fascia sociale per noi è molto importante, perché ci permette di conoscere le nuove patologie, diverse da quelle classiche, con cui altrimenti non verremmo mai a contatto» conclude Panizza «è il caso delle coppie di fatto, per fare un esempio». «Gli psicoanalisti in genere vedono pazienti di un certo tipo, indipendentemente dalla condizione economica» spiega ulteriormente Pellizzari «Ma ci sono situazioni di disagio psichico che spesso gli psicoanalisti non vedono, come ad esempio gli adolescenti che stanno in comunità, o che hanno a che fare con il tribunale minorile, e che delinquono. O nuove forme di dipendenza e depressione che interessano ampie fasce della popolazione e che difficilmente gli psicologi vedono nei loro studi. Il servizio insomma è un beneficio per le persone che devono fare terapia, ma anche per gli psicoanalisti che vedono casi nuovi».

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