Pizza ConnectionCorruzione e mafia, è il Canada ma sembra Palermo

Corruzione e mafia, è il Canada ma sembra Palermo

Tremblay, sindaco di Montréal dal 2001, è stato accusato da un ex del suo partito per un finanziamento illecito proveniente dalla mafia siciliana, proprio mentre è in corso una importante inchiesta sulla corruzione negli appalti pubblici nel Quebec. A completare il quadro anche una faida in corso tra calabresi e siciliani, che il 5 novembre scorso ha lasciato per strada anche un morto: Giuseppe “Joe” Di Maulo, ras della mafia nella zona nord di Montréal.

Un bubbone quello degli appalti pubblici di Montréal, dove la mafia avrebbe giocato un ruolo di primo piano, scoppiato quest’anno e che ha portato all’istituzione di una commissione ad hoc in cui da mesi si alternano deposizioni e interrogatori di imprenditori e personalità arrestate. Le investigazioni delle polizie canadesi sarebbero arrivate a smascherare un sistema di corruttela nelle gare d’appalto che avrebbe sancito l’aggiudicazione a lavori pubblici a un ristretto gruppo di imprese, riconducibili a esponenti della criminalità organizzata.

Una storia che si protrae, stando alle indagini, da almeno vent’anni, quando l’ingegnere capo di Montréal Gilles Surprenant incontra Frank Catania, boss delle costruzioni italo-canadese, nel 1992. Surprenant dopo l’avvertimento di Catania («le persone che ci impediscono di mangiare noi le eliminiamo»), si mette a disposizione, e viene ringraziato dallo stesso con bustarelle (600mila dollari in dieci anni) e viaggi insieme ad altri funzionari.

Un sistema, quello delle collusioni tra mafia e politica nel settore degli appalti pubblici, che, «era emerso durante l’operazione Colosseo nel 2006 – ricorda Antonio Nicaso, docente di Storia delle Organizzazioni Criminali e autore anche con Nicola Gratteri di alcuni libri sulla mafia. «Finora il marcio – prosegue Nicaso – è emerso solo nel settore degli appalti e dei subappalti, ma ci sono tantissimi altri settori nei quali le mafie hanno investito impunemente, creando dei monopoli oggi insormontabili».

Il “sistema Catania”, proseguito per anni secondo gli investigatori, grazie all’intermediazione di un altro italo-canadese, Lino Zambito, tramite versamenti a politici locali e funzionari, è entrato in crisi lo scorso aprile.

L’Unità Permanente Anticorruzione del Quebec tra aprile e maggio aveva infatti proceduto all’arresto di 23 arresti nell’ambito di una operazione denominata “Gravier”, che vedeva coinvolti nomi noti della mafia italo-canadese e di alcuni funzionari pubblici, oltre al sequestro di alcune società.

Anche se, come spiega di nuovo Antonio Nicaso a Linkiesta, nel contrasto al fenomeno mafioso «si è perso tempo prezioso. Oggi è difficile distinguere i capitali mafiosi da quelli leciti. In Canada, proprio per questa promiscuità di investimenti, è molto difficile confiscare i beni illegalmente conseguiti – e questo complica il lavoro degli investigatori, per cui, spiega di nuovo – spesso non si riesce ad individuare la tracciabilità del denaro sporco».

Per gli investigatori canadesi i personaggi chiave sono a oggi Antonio Accurso, imprenditore e costruttore di alcune delle più importanti strutture del Quebec, il quale è accusato di frode e corruzione di pubblico ufficiale. Dal suo yacht sono transitati uomini d’affari e personalità della politica e della pubblica amministrazione canadese, tra cui anche l’ex presidente del Comitato Esecutivo della municipalità di Montréal, e parte del gabinetto del sindaco dimissionario, Frank Zampino, arrestato il 17 maggio scorso.

Con Zampino trova spazio, tra i politici di Montréal coinvolti nello scandalo tra corruzione e mafia, anche Bernard Trépanier, soprannominato “Mister 3%”. A coniare il ‘nickname’ è stato Benoit Labonté, compagno di partito di Zampino e trépanier, che svelò in una intervista a Radio-Canada, ormai tre anni fa, il sistema per cui su ogni lavoro pubblico, il tre percento spettasse ai partiti e alla politica locale.

E se alla politica va quel 3%, un altro 2,5%, riferisce di nuovo Zambito, va alla mafia locale. Circostanza che non smentisce uno degli investigatori che ha contribuito all’arresto del boss Rizzuto, il caporale Vinicio Sebastiano, che senza troppi giri di parole conferma gli incontri tra i tycoon delle costruzioni e gli uomini delle organizzazioni criminali. Anche qui per sopravvivere la criminalità organizzata ha infatti bisogno, per sopravvivere, della legittimazione di politica e imprenditoria.

Nelle prossime settimane dovrà rispondere alle accuse anche Paolo Catania, che secondo gli investigatori, avrebbe ottenuto vantaggi per la propria azienda, la Construction Frank Catania, agendo su alcuni funzionari del comune di Montréal che avrebbero ricevuto in tutto circa 1 milione di dollari cash oltre ad alcuni “regali”. In particolare viene contestata la compravendita di un’area pubblica a prezzo fuori mercato, con una perdita stimata di 5 milioni di dollari per il comune.

In questi mesi sono in corso le audizioni dell’apposita commissione presieduta dalla giudice France Charbonneau, che oltre a sentire addetti ai lavori e protagonisti della vicenda dovrà fare ordine all’interno delle carte di una inchiesta durata due anni e infarcita di video e intercettazioni telefoniche.

In questi giorni, oltre alla questione appalti, tiene banco l’omicidio di Joe di Maulo, che arriva a un mese esatto dalla scarcerazione del boss italo canadese originario di Cattolica Eraclea Vito Rizzuto, conoscenza anche delle autorità italiane che nel 2004 cercò di riciclare, senza successo, 5 miliardi di dollari provando a infiltrarsi negli appalti per il ponte di Messina.

Rizzuto, 66 anni ha lasciato lo scorso 6 ottobre il carcere di massima sicurezza di Florence, nel Colorado, dove ha scontato una pena di dieci anni per concorso in triplice omicidio. Considerato il “capo dei capi” della mafia italo-canadese, una volta scarcerato alcuni commentatori si chiedevano appunto quali fossero le mosse del boss una volta libero, dato che le cosche rivali avevano lasciato sul campo una scia di sangue uccidendo il padre, il figlio e alcuni sodali dello stesso Rizzuto.

Una faida tra due ras del crimine italo-canadese che riportano alla mente nomi come quelli di Bonanno, il vecchio padrino di Montréal Vic Cotroni, Salvatore “Sal” Vitale? Per ora gli investigatori canadese sono cauti, ma uno di loro al National Post dichiara «sospetto sia solo l’inizio, e questo potrebbe essere un messaggio rivolto ai calabresi di Di Maulo per dire “sappiamo che sei stato tu”».

Secondo questo investigatore l’avviso ai killer dei sodali di Rizzuto è lanciato. E la storia della mafia italo-canadese, dopo oltre mezzo secolo di storia, continua a scrivere nuovi capitoli, con il rischio che «Montréal si trasformi in una polveriera – riferisce ancora Nicaso – Dopo il ritorno in Canada di Vito Rizzuto, può succedere di tutto. Gli interessi in ballo sono tanti. Montreal rappresenta la principale porta d’ingresso per il traffico di droga destinato al mercato di New York, quello più importante. La situazione è sempre più instabile. Purtroppo, si conteranno altri morti, alcune delle quali saranno di difficile collocazione sullo scacchiere delle alleanze. Tra vendette, vecchi nemici e nuovi rivali, il risiko del malaffare è sempre più complicato».

Twitter: @lucarinaldi 

Le newsletter de Linkiesta

X

Un altro formidabile modo di approfondire l’attualità politica, economica, culturale italiana e internazionale.

Iscriviti alle newsletter