Viva la FifaE in serie A restano di moda il 3-5-2 e i “consigli” di Berlusconi

E in serie A restano di moda il 3-5-2 e i “consigli” di Berlusconi

Ora si dirà che le recenti visite di Berlusconi in casa Milan hanno avuto il classico effetto taumaturgico sulla squadra. I rossoneri, in effetti, nelle ultime tre partite non hanno perso: 2-2 a Napoli in rimonta, qualificazione in Champions ottenuta a Bruxelles, vittoria sulla Juventus campione d’Italia e prima della classe. C’è da dire che il presidente non si è mai tirato indietro quando si è trattato di dare ‘indicazioni’ ai propri allenatori e anche questa volta non si è risparmiato.

Allegri ha ricevuto l’ordine presidenziale di abbandonare il 4-2-3-1 per mantenere il 4-3-3 di Bruxelles, ma con stavolta in attacco Robinho e Boateng accanto a El Shaarawy. In particolare, è il numero 7 il prescelto di Berlusconi. Che ci ha visto giusto. Per due motivi. Uno: il brasiliano, dato per partente a gennaio, ha mostrato quello che ormai fa la differenza in campo, ovvero la fame. Robinho ha cominciato a scalpitare fin dai primi minuti, con i suoi tagli e le sue accelerazioni, desideroso di mostrare di essere ancora un giocatore da Milan. Due (conseguente al punto uno): tatticamente, la posizione di Robinho ha costretto il 3-5-2 della Juve a tenere bassi i due esterni, in particolare Asamoah, che ha dovuto spesso stringere e ripiegare per non lasciare il fianco troppo scoperto alle ripartenze di Binho. Non che il Milan si stato perfetto. La squadra, ormai rassegnata ai continui cambi di modulo, ogni tanto ha alcuni meccanismi non bene allineati: a sinistra, un altro che scalpita come Nocerino (gran secondo tempo) costringe El Shaarawy a tornare indietro troppo spesso, togliendo al Milan uno dei tre attaccanti in fase offensiva. In crescita Montolivo, che con i suoi 439 passaggi utili in attacco sta imparando che non deve passarla solo indietro. Male ancora Boateng, che rispetto a Nocerino non mostra segni di miglioramento.

Rispetto allo scorso anno, contro le altre due grandi la Juventus sta facendo peggio: nell’ultima stagione, i bianconeri all’andata domarono sia l’Inter (a San Siro) che il Milan (in casa). Certo l’Inter dell’anno scorso era inferiore a questa, mentre quel Milan era a inizio stagione, periodo che rappresenta da sempre per Allegri un tallone d’Achille. Ma è anche vero che la Juve quest’anno sta pagando qualcosa. La questione sta tutta nella fame e nella tattica. La Juve pressa meno dello scorso anno, o comunque non riesce a farlo per tutta la gara: ieri sera ha preso il sopravvento negli ultimi venti minuti, anche perché il Milan non avrebbe potuto reggere tutta la gara. Così si spiegano i numeri a favore dei bianconeri: 62% di possesso palla, 76% di possesso territoriale, 53% di contrasti vinti. Il problema è che non si può giocare sempre con lo stesso modulo. Se schieri sempre il 3-5-2, anche uno che di mestiere non fa l’allenatore capisce che deve colpirti sulle fasce per chiuderti il rubinetto del gioco almeno per la metà. Conte ha cercato di rimediare con Padoin per Isla (il cileno ieri sera non ha azzeccato un cross e a marcarlo c’era Costant, mica Maldini), ma alla fine ha dovuto cedere e passare alla difesa a quattro. Certo gli episodi non gli sono stati favorevoli, ma le partite vanno giocate fin dal primo tempo: la Juve dell’anno scorso lo avrebbe fatto.

La Fiorentina è ufficialmente una grande del campionato. Con il pareggio di Torino è arrivata fino al secondo posto, rimontando la gara dell’Olimpico per due volte. Anche ieri, Montella ha schierato i viola in maniera intelligente, contro un toro che quest’anno si sta giocando la salvezza giocando senza il braccino corto, ma attaccando e divertendo. I granata puntano molto sul gioco sugli esterni: Montella si è presentato così a Torino con il 3-5-2. Una tattica che, unita a un centrocampo dai piedi buoni, per buona parte ha pagato. A cominciare dai numeri: 71% di vantaggio territoriale, 57% di possesso palla, 87% di passaggi positivi. Il tutto grazie anche al sempre più in forma Borja Valero, che con i suoi 487 passaggi in stagione (è secondo dietro Pirlo e davanti a Totti) ha retto bene il peso di un reparto che ha visto perdere Aquilani per infortunio. La tattica di Montella ha però mostrato anche qualche crepa, soprattutto in occasione del gol di Cerci, perché giocare con i 3 dietro significa (ancora di più rispetto alla difesa a 4) avere un reparto che si muove ad occhi chiusi. Il gol di Cerci ha mostrato sia la mollezza della difesa viola, sia l’abilità della squadra di Ventura: azione sviluppata sulla sinistra, quattro passaggi, gol.

Certo, non tutti i 3-5-2 funzionano. Ma se ci si lavora su, possono dare risultati. Il Pescara di Bergodi, neo tecnico arrivato in settimana, ha proposto una squadra schierata con la difesa a tre e un centrocampo irrobustito da 5 uomini. Una scelta che fa storcere il naso, perché la Roma gioca con il 4-3-3 e con i continui inserimenti tipici di Zeman la difesa a 3 può essere una croce. E invece la squadra abruzzese riesce a tenere botta, perdendo solo 1-0. Ma Bergodi ha molto da fare: deve ripartire dalla buona percentuale di vantaggio territoriale (57%), ma vanno curate nel dettaglio le due fasi. Ieri il Pescara ha fatto quattro tiri (tutti e quattro fuori) e in difesa ha permesso a un giocatore come Totti, abile nell’infilarsi tra le linee, di aggirarsi indisturbato sulla tre quarti.

Senza Cassano squalificato, è probabile pensare che Stramaccioni stasera a Parma schieri il 3-5-2, perché orfano di uno dei tre ‘tenori’ del tridente. Avendo la panchina corta in attacco, il tecnico nerazzurro infoltirà il centrocampo e vedrà una squadra un po’ più riposata, dopo che molti hanno ricevuto il cambio dai giovani in Europa League (ma è meglio non ricordare ai tifosi nerazzurri come è finita a Kazan). Sneijder è recuperato e in una partita come questa avrebbe potuto far comodo. E invece non è stato convocato per scelta tecnica. Una decisione che lascia qualche dubbio: senza uno come Cassano, autore di 4 assist decisivi in campionato, l’olandese avrebbe potuto far comodo. Oltre alle ragioni di stato (pare che l’Inter voglia liberarsi dell’ingaggio di un giocatore spesso infortunato), c’è la questione dell’equilibrio tattico: Stramaccioni ha individuato nel 3-4-3 e nel 3-5-2 i moduli che gli hanno garantito continuità e per questo non vuole snaturare l’identità che ha cercato da inizio stagione.