Nel calcio, basta un mese o poco più perché tutto cambi. Dal capitombolo dell’Inter in casa contro il Siena alla sesta vittoria consecutiva in campionato sono passati 40 giorni. L’ultimo successo con la Samp avrebbe persino potuto portare i nerazzurri a -2 dalla Juve, se Pogba non avesse steso il Bologna nel recupero. A pochi giorni dal derby d’Italia, comunque, l’Inter c’è. Anche se Andrea Stramaccioni stavolta qualcosa ha rischiato. Contro una Samp in crisi di risultati e alla vigilia della sfida contro l’odiata Juve, l’Inter non è scesa in campo con il suo marchio di fabbrica firmato ‘Strama’, il 3-5-2, con al suo posto un 4-3-3 che ha visto i padroni di casa bene in attacco ma maluccio in difesa. L’Inter è tornata ai livelli di inizio stagione, subendo 3 gol nelle ultime 2 gare, complici i pasticci di Samuel e Ranocchia. Non è stavolta bastato il 69% di contrasti vinti, ma allo stesso tempo il 62% di possesso palla e il 38% di vantaggio territoriale testimoniano un’Inter che soprattutto nella ripresa ha creduto e voluto la vittoria, attaccando per il 59% al centro dove c’era in agguato il redivivo Diego Milito.
L’Inter chiama, la Juve risponde. Per le grandi, i turni infrasettimanali non sono mai stati tradizionalmente una passeggiata, complici le coppe e i calendari troppo affollati. Così anche Antonio Conte, come Stramaccioni, è costretto al turnover. La Juve contro il Bologna convince come gioco, ma i limiti di una squadra che ha centrato il 49° risultato utile consecutivo restano gli stessi, soprattutto in attacco, dove l’assenza del tanto agognato top player estivo comincia a pesare. Giovinco continua a non segnare e Bendtner è un attaccante di manovra e non una macchina da gol. Ad ogni modo, i numeri supportano la vittoria bianconera, con possesso palla (57%) e vantaggio territoriale (81%) in loro favore. E poi c’è Pogba. Il rischio è che Alex Ferguson si stia mangiando le mani, nel pensare di aver lasciato partire da Manchester un giocatore che fa gol importanti e mette in campo personalità. Non è un caso che, nonostante il 3-5-2, il 68% degli attacchi arrivi dal centro, lì dove agiscono lui e il solito Pirlo.
Anche al Napoli manca un top player: Edinson Cavani. Senza di lui lì davanti a concretizzare, agli uomini di Mazzarri non può andare sempre bene. Se con il Chievo bisognava soltanto aspettare di buttarla dentro, complice un avversario totalmente remissivo, contro una Atalanta più organizzata è arrivata la terza sconfitta stagionale in trasferta. Non bastano il 73% di vantaggio territoriale e l’82% di passaggi riusciti, se non hai un terminale offensivo letale come il capocannoniere del campionato. Un’assenza che ha influito sul gioco del Napoli soprattutto nel primo tempo, con una squadra quasi remissiva e in balìa del pressing bergamasco (vedi il 57% di contrasti vinti). E va bene che c’era il campo pesante, ma con un Pandev in clamorosa involuzione non si può sperare sempre che risolva tutto Hamsik, o che il giovane Insigne diventi subito il salvatore della patria.
A proposito di grandi lacune. Il Milan degli ultimi tempi ne sta evidenziando più d’uno. Qualche aggiustamento in difesa non guasterebbe, magari con almeno un terzino in grado di spingere e azzeccare un cross ogni tanto per esempio. O una valida alternativa in zona gol a El Shaarawi (6 reti nelle ultime 6 gare): se togliete l’italo-egiziano, chi segna? Eppure i rossoneri a Palermo sono riusciti a rimontare una partita che sembrava ormai la solita sconfitta. Allegri ha fatto delle scelte tattiche da rivedere, soprattutto nella formazione del primo tempo: nel tentativo di infoltire il centrocampo, lo ha riempito di muscoli con Flamini e Nocerino, isolando però il reparto offensivo. Pato ci ha messo la buona volontà, ma da solo e con tanti infortuni alle spalle è dura. Al Milan manca realmente un giocatore di collegamento tra il centro e l’attacco. Qualcuno che mascheri le altre grandi difficoltà. Uno che si inserisca in mezzo, mandando in confusione le difese avversarie e inneschi finalmente quella macchina da gol che è Pazzini. Non è questo il compito di Bojan, anche se il 4-2-3-1 ha permesso al Milan la rimonta. Sarà un caso che Galliani voleva riprendere Kakà?