L’Argentina continua a fallire e lotta contro i mercati

L’Argentina continua a fallire e lotta contro i mercati

L’Argentina ha faticato a gestire il proprio denaro in ogni momento dei suoi due secoli da nazione indipendente – e una volta è stata così dura che ha cercato di scambiare le isole Falkland per il suo debito.

Ha ricevuto il suo primo prestito, dalla Gran Bretagna, nel 1824, ma è fallita nel 1890. Nel 1949 si è dichiarata priva di debiti ed è diventata anche un creditore per l’Italia, la Finlandia, il Belgio e la Romania, che erano state devastate dalla guerra. Ma nel 2001 aveva collezionato il più grande default sovrano del mondo per arrestare il pagamento di quasi 100 miliardi di dollari del debito estero.

Oggi, il maggiore produttore di soia e cereali punta sul suo percorso dalla bancarotta al boom dello scorso anno dell’ 8,9% di crescita, e l’espansione sopra l’8% in sette degli ultimi nove anni, per sostenere che l’austerità non è la ricetta per il rilancio. Vuole trasformare la sua lotta contro gli “strozzini”, guidati dall’hedge fund Elliott Associates, in una crociata e ha lanciato un appello ai suoi partner del G20 per concentrarsi sulla causa.

L’Argentina ha anche definito “terroristi” le agenzie di rating di credito e si considera assediata dagli speculatori – dice che questa è stata una costante della sua storia. Per la repubblica il prestito del 1824 era «il primo anello di una catena di debito corrotto, fraudolento e dannoso per i nostri interessi nazionali», si legge al Museo del debito estero all’Università di Buenos Aires.

Quando si tratta di debito, l’Argentina ritiene che bisogna essere in due per ballare il tango: gli istituti di credito irresponsabili e allo stesso modo i debitori sconsiderati. Ma l’Argentina suscita poca simpatia data la sua propensione a offerte di ristrutturazione “prendere o lasciare” sia nel 2005 che nel 2010; e data la non curanza dei contratti, come l’espropriazione del 51% del gruppo energetico Ypf  dalla spagnola Repsol  quest’anno, e i persistenti debiti di circa 10 miliardi di dollari al Club di Parigi dei creditori.

Per l’Argentina, queste sono questioni “sovrane” da poter risolvere come meglio crede, non secondo i dettami di un sistema finanziario “colonialista”. L’Argentina ha pagato i suoi debiti al Fondo Monetario Internazionale, a cui dà la colpa per le politiche che l’hanno portata alla catastrofe del 2001, e si oppone al controllo annuale dei suoi conti – solo i paesi del G20 possono farlo.

Con l’aumento della posta in gioco con la saga della corte di New York, può essere utile ricordare il primo prestito dell’Argentina: 1 milione di sterline in prestito da Barings Brothers di Londra nel 1824. Il paese ha chiesto il prestito per opere infrastrutturali; ha visto circa solo la metà dei soldi che aveva preso in prestito, e, infine, ha finito per dare indietro 5 milioni di sterline – 81 anni dopo.

L’articolo è stato originariamente pubblicato sul Financial Times del 28 novembre
 

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