La nostra inchiesta pubblicata nel momento delle richieste di condanna del pm Alessandra Dolci nell’ambito del processo nato dall’operazione “Infinito”, che coinvolge anche Carlo Chiriaco, ex direttore sanitario dell’Asl di Pavia. Considerato raccordo tra ’ndrangheta e politica, aveva messo le mani su un appalto al carcere di Opera.
Poche ore fa sono arrivate le richieste di condanna del pm Alessandra Dolci nell’ambito del rito ordinario del maxi-processo scaturito dall’operazione della Direzione Distrettuale Antimafia di Milano “Infinito”, che che nel luglio 2010 portò all’arresto di oltre 150 persone ritenute parte della ‘ndrangheta in Lombardia. Tra gli imputati anche Carlo Chiriaco, ex direttore sanitario dell’Asl di Pavia, ritenuto dall’accusa troppo vicino agli uomini delle cosche, che per lui ha chiesto 13 anni e 6 mesi di reclusione. Dietro la sua figura si staglia anche quella di un suicidio a tinte fosche di un dirigente dell’ospedale San Paolo di Milano e i voti della ‘ndrangheta alle elezioni regionali lombarde.
Nel rito abbreviato dello stesso troncone sono già state comminate 110 condanne, e nella sentenza il gup del tribunale di Milano Roberto Arnaldi aveva già avuto modo di evidenziare anche i contatti, ormai non più nuovi, tra gli uomini delle cosche, l’imprenditoria e la politica. Aveva scelto invece il rito ordinario Carlo Antonio Chiriaco, ex direttore sanitario dell’Asl di Pavia, finito nell’indagine della Direzione Distrettuale Antimafia di Milano e imputato per concorso esterno in associazione mafiosa e corruzione elettorale nell’ambito delle elezioni comunali di Pavia. Assolto per quanto riguarda il filone pavese sulla corruzione elettorale, la sua posizione è rimasta aperta davanti ai giudici della settima sezione penale del tribunale di Milano, dove il pm ha, come detto, chiesto una condanna a 13 anni e 6 mesi di reclusione per l’ex direttore sanitario dell’Asl di Pavia.
Per l’accusa, Chiriaco «costituisce elemento di raccordo tra alti esponenti della ‘ndrangheta lombarda e alcuni esponenti politici; favorisce gli interessi economici della ‘ndrangheta garantendo appalti pubblici e proponendo varie iniziative immobiliari; si presta a riciclare denaro provento di attività illecite degli associati; procura voti della ‘ndrangheta a favore di candidati in occasione di competizioni elettorali comunali e regionali».
L’ex presidente dell’Asl di Pavia era finito sul banco degli imputati coinvolto in processi a uomini vicini alle cosche già negli anni ’90, ma ne uscì con due rinvii in appello poi finiti in prescrizione. Nel processo “Infinito” emergevano i contatti che Chiriaco teneva con alcuni esponenti legati alla ‘ndrangheta in Lombardia, in particolare con Cosimo Barranca, ritenuto il capo della locale di ‘ndrangheta di Milano, e con un piede dentro a più di una campagna elettorale. Tanto che, specifica il pm Dolci, «Chiriaco avrebbe fornito a Barranca una lista di candidati da sostenere, tra questi anche Mario Mauro», uomo di Formigoni, oggi parlamentare europeo del Pdl. I riflettori erano tornati su di lui dopo che l’antimafia nel settembre del 2008 aveva arrestato il latitante Francesco Pelle, alias Ciccio Pakistan alla clinica Maugeri di Pavia, ricoverato sotto falso nome e con false cartelle cliniche. Per quella contestazione è stata richiesta una archiviazione, ma all’epoca gli investigatori raccolgono materiale su Chiriaco, fino all’arresto del 2010.
Nelle battute finali della requisitoria, Dolci, è tornata ad occuparsi proprio della figura di Chiriaco, che viene ricollegata a un suicidio a tinte fosche, cioè quello di Pasquale Libri, 37 anni, dirigente del settore appalti dell’ospedale San Paolo di Milano. Nove giorni dopo gli arresti del luglio del 2010, Libri si gettò dall’ottavo piano dell’ospedale. Nelle intercettazioni del’inchiesta emergeva una intercettazione tra lo stesso Libri e Chiriaco del dicembre 2008 in cui i due, entrambi indagati dicevano «Puttana la ‘ndrangheta», esordiva Chiriaco, «eravamo una potenza ora ci siamo combinati così» rispondeva Libri, «ora ci siamo ridotti così, a fare il direttore amministrativo», chiudeva ancora Chiriaco.
Ma più delle intercettazioni, a far emergere un quadro inquietante di relazioni “borderline” è la vicenda dell’appalto dei servizi infermieristici del carcere di Opera, che proprio presso l’ospedale San Paolo ha un distaccamento. Una vicenda che coinvolge politica, sanità e ‘ndrangheta. «All’appalto – spiega il pm in aula – partecipa il consorzio di Chiriaco (Fatebenefratelli, ndr) che presenta il progetto per il tramite di Edo Sergio, medico dell’Asl di Pavia», nonchè, particolare non da poco, componente della commissione giudicatrice dello stesso appalto; commissione dove siede anche lo stesso Pasquale Libri.
Nel gennaio 2010 intanto Chiriaco si muove per la campagna elettorale e, stando alle indagini, con Cosimo Barranca, in grado di spostare «500-600 voti» si muove per portare preferenze ad Angelo Giammario. Ultimo degli eletti alle regionali 2010 tra le fila del Pdl, Giammario, avrebbe incontrato presso il comitato elettorale, nel gennaio 2010, proprio lo stesso Chiriaco, Pasquale Libri, Cosimo Barranca (ritenuto dagli investigatori a capo della locale di ‘ndrangheta di Milano) e la fidanzata di Barranca.
Nomi che si intrecciano con l’appalto dei servizi infermieristici del carcere di Opera presso l’ospedale San Paolo di Milano. Anche qui c’è una intercettazione e un fatto, citato dal pm Dolci a sostegno delle accuse contro Chiriaco: «Poi – dice Chiriaco intercettato una decina di giorni dopo l’incontro al comitato elettorale di Giammario in via Pirelli – mi romperanno i coglioni tipo Cosimino Barranca, una serie di persone che poi mi romperanno i coglioni per stu cazzo di appalto del San Paolo no, perchè lì c’è per fare apparire il direttore amministrativo del San Paolo (Pier Luigi Sbardolini ndr) che vuol fare il direttore generale come il punto di riferimento di questo gruppo di voti cioè di persone che portano complessivamente 5/600 voti».
Si arriva così al 12 luglio del 2010 e il consorzio Fatebenefratelli, riconducibile al gruppo Chiriaco, secondo la valutazione tecnica della commissione giudicatrice sarebbe vincitore dell’appalto, superando di dieci punti l’azienda concorrente rimasta in gara. Il giorno successivo partirà la maxi-operazione “Crimine-Infinito” che porterà all’arresto di oltre 300 persone sull’asse Milano-Reggio Calabria. «Se non fossimo intervenuti con gli arresti – spiega in aula il pm Alessandra Dolci durante la requisitoria – l’appalto sarebbe sicuramente andato al consorzio di Chiriaco. Una prospettiva sicuramente interessante per parte della ‘ndrangheta quella di trovare posti di lavoro nell’ambito infermieristico di una casa circondariale». Altri profili di indagine potrebbero fare nuova luce su sulle relazioni societarie tra Calabria e Lombardia, e su quel suicidio di Pasquale Libri, che già in passato aveva lavorato al fianco di Chiriaco presso la Dental Building, società mista (di proprietà per il 60% dell’ospedale San Paolo di Milano), poi fallita nel 2005.
Twitter: @lucarinaldi