Se questo campionato avesse un titolo, potrebbe essere ‘L’importanza di avere un bomber’. Ne sanno Juventus, Napoli ed Inter in negativo, Milan e Fiorentina in positivo. Mentre la Samp, in piena emergenza in attacco, vince il derby grazie a un giovane di belle speranze.
Sulla partita Juventus-Lazio c’è poco da dire a livello tattico: tra i bianconeri e Federico Marchetti è finita 0-0. Allo Juventus Stadium si è vista una Lazio arroccata in difesa, nel tentativo (ben riuscito) di imitare il catenaccio che Mourinho impose all’Inter al Camp Nou nella semifinale di Champions League del 2010. L’allenatore bosniaco ha così di fatto spianato la strada alla Juve, abituata a giocare contro squadre chiuse a doppia mandata tutte le volte che entrano nel nuovo stadio torinese. A fine gara la Lazio non ha fatto nemmeno un tiro in porta e pare che Buffon abbia deciso di non far lavare la divisa in vista del match di Champions contro il Chelsea. Klose è rimasto inoperoso, complice un Hernanes che se ben bloccato non può illuminare la scena: a fine gara sono 7 i dribbling sbagliati dal ‘Profeta’. Alla Juve però non è bastato l’atteggiamento remissivo degli avversari, così torna di moda il tormentone sulla mancanza del ‘top player’ in avanti. Da una parte c’è un dato da non sottovalutare: dietro il cannoniere Quagliarella (6 reti), chi ha segnato di più è un centrocampista come Vidal (5 reti). Giovinco ne ha messi a segno 4, fanalino di coda Matri con un solo gol in stagione. Numeri che fanno pensare che alla Vecchia Signora manchi effettivamente un cannoniere in avanti. La ‘Formica Atomica’ è quella che delude di più: oltre ai pochi gol, l’ex fantasista del Parma ha perso 18 palloni e fallito 8 dribbling. Non è poco, su 70 palloni toccati in tutta la gara. Ma più in generale, è anche vero che sabato sera Marchetti avrebbe parato qualsiasi cosa fosse capitata nel suo specchio della porta.
E non sempre è il cannoniere a risolvere i problemi. Lo sanno bene, anche se da punti di vista differenti, Napoli e Fiorentina. Cominciamo dal club di De Laurentiis, che ieri sera avrebbe potuto affondare i rossoneri con una comodità quasi imbarazzante. Peccato che dopo il doppio vantaggio iniziale, la squadra di Mazzarri si sia afflosciata come un calzone mal riuscito. La mancata precisione del re dei bomber Cavani e di Hamsik hanno fatto il resto. Il Napoli non ha vinto per due motivi. Il primo è di ordine mentale: gli azzurri a volte non riescono a chiudere le partite (vedi l’1-1 al san Paolo con il Torino) e si ritrovano a mangiarsi le mani. Bisogna stare attenti a questo aspetto: ne sa qualcosa Spalletti, che con la Roma si è giocato lo scudetto per colpa di certi clamorosi scivoloni casalinghi. Il secondo motivo è di ordine tattico. Mentre Mazzarri si è mantenuto sul 3-5-2, Allegri ha spiazzato tutti puntando sul 4-3-3 con il redivivo Boateng al posto di Emanelson a dettare i tempi sulla fascia. Bravissimo poi il Milan a non smontarsi sulla doppia incertezza di Abbiati, per tornare alla voce ‘ordine mentale’: mentre il Napoli si è seduto senza fare possesso palla (il Milan farà il 56% di possesso, con il 39% di vantaggio territoriale), i rossoneri non si sono arresi e devono anche ringraziare El Shaarawy, che il nono e il decimo gol stagionale ha tenuto a galla la propria squadra, così come farebbe di solito Cavani. Ecco, la squadra di Allegri sa bene cosa vuol dire farsi risolvere i problemi da un bomber.
Ci sono invece squadre che fino ad ora se la cavano benissimo senza il top player. Parliamo della Fiorentina, sempre più terza a pari merito con il Napoli e sempre più sorpresa del campionato. Esageriamo: ora sono i viola la vera anti-Juve. Perché se il Napoli dimostra spesso di essere Cavani-dipendente e l’Inter ha evidenti problemi legati al turnover per l’Europa League, la squadra di Montella gioca e vince senza il top player in attacco. L’ex ‘aeroplanino’ ha impostato una squadra tutta gioco, che imposta l’azione da dietro e sfrutta tre costruttori di gioco come Pizarro, Borja Valero e un Aquilani che dopo le ultime stagioni in chiaroscuro contro l’Atalanta ha sfornato 2 gol e un assist. Grazie a questo centrocampo, i numeri sono tutti positivi: 8 tiri in porta contro 2 dei bergamaschi, 553 passaggi contro 358, 89% di passaggi riusciti. E così, anche un ‘vecchietto’ come Toni può tornare a segnare. Nelle ultime 2 gare, la Fiorentina ha segnato 7 reti: altro che top player là davanti.
L’Inter invece non ha sufficienti pezzi di ricambio in attacco. Se, come nelle ultime due gare, Milito non gira a dovere (con il Cagliari si è mangiato due gol clamorosi), per i nerazzurri può essere un problema. Messe da parte tutte le polemiche su rigori concessi o non concessi, l’Inter è un po’ in affanno causa mancanza generale di panchina lunga. L’Europa League comincia a togliere energie al centrocampo tutto muscoli e corsa di Stramaccioni. Lo si è visto nel secondo gol del Cagliari, con il solo Cambiasso a scalare per tentare di arginare il contropiede ospite. I numeri dicono Inter (66% di vantaggio territoriale, 42 dribbling a 26, 88 contrasti a 65), ma certe cifre suggeriscono uno sforzo che rischia di svuotare i serbatoi nerazzurri.
I blucerchiati sono tornati alla vittoria senza i bomber Maxi Lopez e Eder. I top player contano. Quando non ci sono, può succedere che esca dal nulla un cannoniere a sorpresa. Nel derby dei ‘disperati’, la Samp si cava da qualche impaccio di classifica facendo suo il match contro il Genoa grazie anche al gol della sicurezza del giovane Italo-Argentino Icardi, al primo gol nella massima serie. Le due squadre hanno ancora notevoli problemi di duttilità tattica, perché entrambe difficilmente si schiodano dal 4-4-2 di Del Neri e dal centrocampo a 5 di Ferrara. Se Borriello e Immobile ci mettono più continuità, per il Genoa potrebbe essere tutto più facile. L’importanza di avere un bomber.