Se la Cassa di Risparmio di Firenze investe nel fondo di Davide Serra

Se la Cassa di Risparmio di Firenze investe nel fondo di Davide Serra

Due giornalisti del Fatto Quotidiano hanno scoperto e scritto, oggi, che L’Ente cassa di Risparmio di Firenze ha investito 10 milioni di euro nel fondo di Davide Serra, padrone di casa in onore di Renzi in occassione della cena con la finanza milanese e tornato poi al fianco del sindaco alla Leopolda, ieri, dopo tante polemiche sulla sede fiscale alle isole Cayman e le minacce di querele a Bersani.

L’Ente cassa di risparmio di Firenze è una fondazione ex bancaria, per tale si muove sotto il controllo del ministero del tesoro e i suoi organi societari sono generati dal “territorio”, perchè “sul territorio” (dicono in sostanza tutti gli statuti), quei soldi devono tornare. Così, il sindaco di Firenze nomina un consigliere di indirizzo come molti altri rappresentanti di enti terrritoriali locali o enti ecclesiastici della Toscana. Il consiglio di indirizzo – statuto alla mano – nomina il cda. I gradi di separazioni barocchi di ogni fondazione ex bancaria non sono mai abbastanza, e così finisce che in Consiglio di Amministrazione dell’Ente ci sia Marco Carrai, “uomo forte” della squadra di Renzi, uomo macchina – spiegano – attentissimo alle risorse che servono e all’organizzazione del cammino di Renzi. In un consiglio che da statuto necessità di sette membri, ma il comitato di indirizzo può ampliarlo fino a 12.

E da dodici è naturalmente composto il Cda di cui fa parte Carrai, organo supremo di questo Ente che – appunto – ha investito 10 milioni di euro in Coco Bond del fondo Algebris. Prodotti ad alto rischio e alto rendimento, che Borsa Italiana consiglia di maneggiare con l’attenzione che meritano prodotti con queste caratteristiche. Su La Stampa di oggi, peraltro, proprio Davide Serra contento per i buoni risultati del suo fondo spiega che “I CoCo bond creano tante opportunità ma sono strumenti molto complessi, adatti a investitori sofisticati come appunto gli hedge fund”.

L’ente Cassa di risparmio di Firenze, per missione e per vocazione prudente, ha voluto questa volta rischiare, anche se il rischio elevato è rappresentato chiaramente in ogni sede. Naturalmente, sempre per statuto, l’eventuale rendimento di quei soldi sempre nelle casse dell’Ente deve tornare a finanziare le attività previste. Non si capisce tuttavia perché un ente che investe un miliardo nelle sue attività abbia bisogno di fare una bella plusvalenza su 10 “miseri” milioni. Non si capisce perché – sopratutto – si sia preferita la gallina domani quando, da ogni parte, c’è scritto a chiare lettere che la gallina di domani è fortemente “a rischio”.