I due diversamente bifolchi che hanno isolato Federica Salsi in consiglio comunale di Bologna sono perfettamente aderenti e compatibili al progetto grillesco di appropriazione del Potere. Due persone così, che non sanno confrontarsi con il genere umano, dovendone stabilire persino una distanza fisica al solo stormir di un minimo dissenso, sono la comica rappresentazione della nuova classe dirigente del Paese, uscita in superficie con la rapidità elettronica che la Rete esige.
Ma neppure la giovine Salsi salva se stessa, e noi di conseguenza, dalla ridicolaggine acuta con cui ha voluto proseguire la querelle con il grande capo che non le aveva perdonato – a lei come a tutti quelli che toccano il mezzo – l’ospitata televisiva. Colpita a caldo da Grillo e poi più a freddo sul web da altri militanti fedeli alla causa, la ragazza si è schiantata contro l’albero della ragionevolezza, attribuendo al Movimento un parallelismo spericolato con Scientology. Graditi paragoni più seri, please.
Il dissenso dal capo merita un sacrificio e un’abnegazione che nessuno, all’interno del Movimento 5 Stelle, può permettersi. Pena l’accusa di ritorno d’essere non solo ingrati ma totalmente inconsapevoli di quelle che erano le regole base per stringere un patto politicamente corretto tra il leader e i suoi militanti. Per dire della Salsi: non è pensabile di sfidare Grillo sulla partecipazione in tv, quando in radice lui stesso ne ha fatto una questione fondativa del movimento. La radice che gli permette di usare la televisione (che subisce passivamente le sue scorribande) e non esserne sfruttato. Se qualcuno deroga al patto di stabilità, come nel caso di Favia e della Salsi, con buone ragioni dev’essere mandato a quel tal paese e successivamente espulso. Senza neppure l’uso del paradosso, si può concludere che gli attivisti 5 Stelle non hanno diritto al dissenso. Triste ma è così.
Questi ragazzotti immaturi che sfruttano il leader, fingendo all’inizio di aderire ai suoi deliri primari, e poi quando fa loro comodo denunciandone le aberrazioni, sono una quota variabile che Grillo avrà messo sicuramente nel conto.
In questo senso, pensando al pacchetto di mischia più votato all’autoannullamento, è impeccabile la coerenza distruttiva (priva di qualsiasi valutazione intellettuale) che ha spinto Bugani e Piazza, i due consiglieri di Bologna, a dissociarsi (anche fisicamente) dalla collega di movimento. Un gesto tanto osceno quanto impeccabile nella sua forma stilistica e politica.
Si sapeva, si immaginava, che la selezione della classe dirigente grillina avrebbe vissuto momenti di sbandamento e del tutto logica è la scelta del capo di attingere dai già «esistenti» per formare le liste in vista delle elezioni nazionali. Ciò comporta meno rischi e una diligenza preventiva su cui poter contare. Meno tranquilla sarà invece la navigazione nel corso della legislatura ed è già logicamente programmabile che un buon numero di deputati grillini passerà con buona pace del Movimento al gruppo Misto.
Ultimo aspetto sul quale spendere qualche riflessione sono le parole e il loro significato. Se Grillo, riferendosi alla partecipazione della Salsi a Ballarò, dice che «il punto G è quello che ti dà l’orgasmo nei salotti dei talk show» non si può impiantare una protesta tardo-femminista, perché in realtà nulla della dignità della donna era in discussione con quella espressione. Espressione sgradevole, ma come similitudine perfettamente attinente all’argomento. Le buone, vere, femministe hanno taciuto pensando alle battaglie straordinariamente serie del passato. Lella Costa invece si è indignata all’Infedele e ci ha fatto malinconia pensando all’unico registro che ha.