Bella Milano a Natale, sembra la Città morta

Bella Milano a Natale, sembra la Città morta

Lo so, non ci sono soldi. Ma neppure le idee? Sta di fatto che, tornato a Milano per festeggiare con i miei vecchi il Natale, mi sono imbattuto nella Città Morta. Opportunamente un tassista mi ha fatto osservare che se non per la data difficilmente dimenticabile, appena il 25 Dicembre, questo martedì di festa poteva sembrare benissimo una qualunque domenica d’inverno, tristissima e umida (veniva giù una pioggerella sottile), bigia, depressiva, totalmente a-sentimentale. Mamma mia.

Viene da chiedersi se al Comune di Milano ci sia almeno un assessore al Morale dei cittadini, una piccola vedetta lombarda sulle nostre emozioni, insomma una sentinella dei nostri stati d’animo. Temo non ci sia, perché altrimenti non si sarebbe mai perpetrato l’orrore di una metropoli che non festeggia il Santo Natale, che non gli restituisce almeno il decoro di una bella confezione, che si dimentica di indossare l’abito della festa.

Per capirci, cara Giunta milanese: se una famiglia versa in cattive condizioni economiche, il vostro dovere non è di adeguare il tono della città a quello delle persone più disagiate, ma semmai di rendere loro la vita meno agra almeno in quei giorni in cui gli altri, i più fortunati, festeggiano. E a renderla meno agra contribuiscono – certo che sì – anche le luminarie natalizie, i festoni, tutto ciò che di creativo si può immaginare per giorni come questi. Insomma, va bene la sobrietà, ma la sobrietà al ribasso, beh, quella è veramente depressiva, per tutti, nessuno escluso.

O forse per un malcelato senso di colpa, magari per evitare troppe facce allegre in città, o addirittura per farci credere che anche quelli con i soldi stanno male, avete deciso che l’immagine di una Città Morta fosse quella più acconcia per rappresentare il tono del Paese? Se davvero lo avete pensato, è utile rimodellare i parametri che legano le istanze politiche ai desideri dei vostri cittadini, perché a giudicare da come avete intristito la città la distanza appare siderale. E chi scrive non ha mai amato lo sfarzo, ma una certa allegria sì.

Ognuno di noi avverte, in questa Italia, il pericolo di sentirsi fuori posto, di essere fuori posto, di apparire completamente sbilanciato rispetto ad altre categorie sociali che versano in cattive condizioni. E’ un’attenzione condivisibile, una sensibilità che dovrebbe appartenere sia al ceto politico (ma come sappiamo in larga parte è totalmente assente), sia a coloro che si ritengono più fortunati.

Tutto ciò ha naturalmente a che fare con l’espressione più esterna dei nostri gesti, delle nostre azioni, dei nostri pensieri. E sin qui, ottimo. Ma poi c’è il territorio della condivisione sociale, gli spazi comuni di vita, l’idea che il bello, il suggestivo, il divertente, l’allegro, lo stupefacente, possano diventare appannaggio di tutti, senza divisioni o sottolineature sociali. E’ sempre stato un po’ questo il Natale, il godere insieme di luci e di emozioni, il pensare sempre e comunque a un mondo migliore. Stupido e insensato ottimismo? Forse.
Resta il fatto che una città a un solo colore, completamente avvolta da un pesantissimo grigio, non serve a nessuno.

Ps. Quando si dice mancanza di idee, qui si vorrebbe intendere che magari si potevano coinvolgere aziende, professionisti, stilisti, insomma la parte più produttiva di Milano e chiedere loro, naturalmente a fronte di un ritorno di immagine, di occuparsi di «accendere» la città. Sicuri che non avrebbero accettato?  

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