E se invece fosse la Littizzetto ad aver «rotto il c…»?

E se invece fosse la Littizzetto ad aver «rotto il c...»?

E se invece avesse «rotto il cazzo» proprio la Littizzetto? No, qui non si vuole parlare della sua ormai esilissima vena comica, candidata all’invisibilità per via di una coazione a ripetere che ha sfibrato anche i più pazienti di noi. Né si intende essere volgari così, a buon mercato, con gli effetti “speciali” che la lingua italiana ci mette a disposizione. Ma semplicemente sottolineare, attraverso le parole di un comico che andrebbe per la maggiore, la strada più luminosa per riportare nuovamente Berlusconi alla dimensione ideale di eroe del nostro tempo. Insomma, come mantenerlo in vita, moderno Tamagotchi, offrendogli quel sostentamento ideale di rancore necessario a un’impresa al limite dell’umano: resuscitare un morto.

A questa impresa apparentemente impossibile, Luciana Littizzetto ha già offerto il suo iniziale e fondamentale contributo ieri a «Che Tempo Che Fa», quando in un sapiente crescendo televisivo ha concluso la sua intemerata berlusconiana attribuendo al suo eterno ritorno la «pragmatica sensazione di avere rotto il cazzo». (minuto 5’-5’30’’ del video). Il fintoscandalizzato Fabio Fazio ha tenuto il punto, da consumata spalla del varietà, girandole la sorridente accusa di populista.
 

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Non sappiamo se il saggio Antonio Polito, per illustrare meglio il suo articolo di oggi sul Corriere della Sera, si sia serenamente ispirato alla performance della sabauda incazzata. Ma certo coglie il nodo, un nodo terribilmente intrecciato da una ventina d’anni che nessuno è stato in grado di sciogliere: con quali armi – della politica, della comunicazione, dello stile – si combatte un uomo come il Cavaliere? Scrive Polito: «Anche se Berlusconi non vincerà le elezioni, ha già cambiato il contenuto delle elezioni. Da domani ciò che conta è di nuovo da che parte si sta, non che cosa si fa; da domani non si fa più di conto con i soldi pubblici, ma si rifà la conta dei voti che possono portare i soldi pubblici. Si gioca a berlusconiani contro antiberlusconiani, per la sesta volta di seguito. L’armistizio è durato 13 mesi. La guerra continua. Il mondo ci guarda incredulo».

Il problema è che Fabio Fazio, accennando al populismo, ha interpretato persino per difetto il sentimento che alberga nei cuori dei “littizziani”, popolo di sinistra orba che non riesce a modulare i propri sentimenti sull’onda delle sfumature. Qui siamo, più decisamente, nei pressi del rancore, quell’atteggiamento muscolare del tipo «ci vediamo fuori» che non contempla più l’uso del confronto anche sottile, anche giocato sull’ironia o su una voluta sottovalutazione irridente del personaggio, e neppure fa leva – per sollevarsi dalla mediocrità – al sano senso della realtà che porterebbe a concludere, per usare un parallelo felice di Peppino Caldarola, che è più facile che si avveri la profezia Maya sulla fine del mondo piuttosto che il Cavaliere vinca le elezioni.
Qui siamo all’impazienza liquidatoria, come se la stizza dovesse imporre comportamenti conseguenti, tra i quali il pensionamento anticipato di Berlusconi che non avrebbe titolo democratico per ricandidarsi perché ormai «ha rotto il cazzo» a sufficienza.

È singolare come il destino abbia messo nelle mani di due comici autorevoli come Beppe Grillo e Luciana Littizzetto la valutazione immaginifica del ritorno in campo del Cavaliere ed è ancora più singolare come i due abbiano preso strade diametralmente opposte. L’uno nella sua dimensione massimamente irridente e distruttiva, che lo porta a considerare il Cavaliere come uno dei tanti morti viventi che affollano le catacombe politiche, l’altra nella sua cieca e rabbiosa inaccettabilità di una situazione che era comunque nell’ordine delle cose possibili (anche se non probabili).

Tocca capire come deciderà di comportarsi la sinistra. Dal suo atteggiamento – non è un azzardo sostenerlo – ne conseguiranno anche i destini elettorali del leader del Pdl. Nel senso che se la rabbia della Littizzetto sarà eletta a sistema, come è regolarmente accaduto in questi ultimi vent’anni, ciò porterà inevitabilmente più voti di quanti ne siano previsti nella giberna berlusconiana. Ci saranno persone che per una ripicca al contrario andranno al seggio, pur non avendone un’intenzione iniziale. E’ questo, ancora oggi, l’obiettivo di Bersani & C.?