Comunione e Liberazione batte un colpo. Peraltro non richiesto, né così atteso. Per riprendere fiato, dopo lo schianto fragoroso dell’era Formigoni con tutti i suoi annessi e connessi, in vista delle prossime elezioni resuscita per l’ennesima volta il povero “Gius” e ai suoi scritti saggi e inascoltati affida la stella polare per la contesa 2013. Ci racconta, questo documento ufficiale apparso sul sito e che si richiama ai gloriosi anni ’70, che «c’è fra noi tutti in quanto Cl, e i nostri amici impegnati nel Movimento Popolare e nella Dc, un’irrevocabile distanza critica. Se non fosse così – continua don Giussani – se cioè qualsiasi realizzazione per il solo fatto di essere stata promossa da persone di Cl diventasse “meccanicamente” del movimento, l’esperienza ecclesiale finirebbe per essere strumentalizzata e le comunità si trasformerebbero in piedistalli e in coperture di decisioni e di rischi che invece non possono che essere personali».
Insomma, ancora e sempre, si tenterebbe l’impresa di dichiarare con l’orgoglio che rimane: giù le mani da Cl!, quando ormai i suoi rappresentanti, diciamo così, autorizzati, sono sparsi malinconicamente un po’ qui un po’ là. Mario Mauro con Monti (se se lo prende), Lupi col Cav. (auguri), Formigoni un piede qui e uno là (bilateral).
Ma a che serve ormai tutto questo? Comunione e Liberazione è tecnicamente fallita. I suoi libri sono al Tribunale della storia, il quale nel tempo, e con tutta la calma e la preparazione che gli storici richiedono, scriverà la sua sentenza.
Comunione e Liberazione l’hanno fatta fallire gli uomini e non le idee ed è un contrappasso ancora più atroce per un movimento di ispirazione cattolica. Quando nel comunicato di ieri si è costretti a sottolineare, sempre con le parole del Gius di quarant’anni fa, che «non è affatto corretto né leale l’uso, invalso su molti giornali, di definire “candidati di Cl”, “consiglieri comunali di Cl”, quei militanti del nostro movimento che si sono direttamente impegnati nelle campagne elettorali e in genere nella militanza politica, come pure – e soprattutto – non è affatto corretto definire “leaders di Cl” i dirigenti dei gruppi da essi costituiti», beh, questo significa che non si ha più la minima aderenza con la realtà. Nessuno vi cerca più, né equivoca sulle vostre moderne peripezie politiche.
Ma la colpa di un atroce fallimento non è di Formigoni o di tutti quelli che hanno strapazzato l’Idea a loro uso e consumo. No. La colpa è di voi ragazzi. Sì, proprio la parte più illibata, trasparente, ingenua del movimento. Quella parte che è sempre stata la linfa vitale, l’ossatura etica e virginale di una costruzione molto complessa, il paravento più impeccabile alla disinvoltura politico-affaristica dei più “grandi”, quelli a cui l’età non consentiva più illusioni né teneri sorrisi di convinta solidarietà.
La colpa di voi ragazzi non è di averci creduto. Il che farebbe di voi, fa di voi, persone appassionate che intendono partecipare, gioire, discutere, rendersi conto. Ecco, appunto, rendersi conto. E dubitare. La vostra responsabilità è di non avere mai dubitato, di avere applaudito sempre e comunque, acriticamente, di aver pensato che aderire al movimento equivalesse ad avere Fede, questa sì, bisognosa di quell’atto illiberale e supremo che è il non piegarsi comunque anche di fronte all’ultimo miglio, quella terra di mezzo in cui le questioni appaiono più irrisolvibili e incomprensibili.
Ecco perché voi ragazzi, pur avendone sommamente diritto, non potrete muovere la vostra «class action» nei confronti di quei maledetti che vi hanno scippato la giovinezza, con le speranze e le illusioni ch’essa porta con sé. Nessuno ve la potrà più restituire. Uno scippo consapevolmente atroce. Sarà questo, probabilmente, il contrappasso più doloroso, dal quale magari riemergere con un disincanto perfino non pessimista. Un piccolo miracolo che sarebbe cinico non augurarvi.
Ps. Quanto alle vicinissime elezioni, non essendoci più Cl, sarà semplice e naturale anche per noi non attribuirle candidati di riferimento.