Sicilia, i signori delle preferenze che stavolta voteranno Pd

Sicilia, i signori delle preferenze che stavolta voteranno Pd

Dopo la Lombardia, fra le regioni in bilico, c’è ovviamente la Sicilia. Una regione che negli ultimi vent’anni è sempre stata a trazione berlusconiana. Basti pensare a ciò che successe il 13 maggio del 2001, quando il centrodestra non lasciò alcun seggio al centrosinistra, ribattezzando quella partita come il “61 a zero”.

Ma anche con il porcellum il centrodestra ha sempre avuto la meglio sul centrosinistra in Sicilia. Nel 2006, al Senato, la compagine berlusconiana raccolse il 57,8% dei consensi, surclassando il centrosinistra che si fermò al 40,5%. Stessa storia nel 2008 ma questa volta con uno scarto maggiore. Il centrodestra privo dell’Udc di Pierferdinando Casini sfiorò il 55%, mentre il centrosinistra guidato da Walter Veltroni si fermò al 29%.

Oggi a distanza di cinque anni lo scenario siciliano è mutato. Tant’è che tutti gli istituti di sondaggio consegnano una previsione di sostanziale equilibrio al Senato: 29,5% al centrosinistra, e 29% al Pdl e ai suoi alleati. Una partita che si potrebbe decidere all’ultimo voto, ma che gli esperti di flussi elettorali in Sicilia attribuiscono quasi certamente al centrosinistra. E ciò si verificherà perché i “mr preferenze”, quelli che sul territorio hanno un notevole seguito, non sosterranno più la causa del centrodestra e di Silvio Berlusconi. E hanno sposato o la coalizione del centrosinistra, o la coalizione del premier Mario Monti. A ciò si aggiunge che la lista Crocetta, presente solo al Senato, proprio perché la lista del Presidente della Regione per il suo valore simbolico, può essere determinante.

Ma chi sono i “mr preferenze” in grado di decidere la partita siciliana al Senato? Francantaonio Genovese è sempre stato nel centrosinistra ed è il “re delle preferenze in provincia di Messina”. «Mr 20 mila preferenze», così lo chiamano, è il punto fermo del Pd in Sicilia. Grazie a lui in provincia di Messina non ci sarà partita. Sempre nella stessa provincia darà un notevole contributo Carmelo Lo Monte, candidato con il Centro Democratico di Bruno Tabacci. Lo Monte ha sempre gravitato in area centrista, ed è stato anche nel 2001 fra le fila di Democrazia Europea di Sergio D’Antoni e Giulio Andreotti. Nel 2006 decide di aderire al progetto autonomista di Raffaele Lombardo. Eletto alla Camera dei Deputati nel 2006 e nel 2008, nel 2012 aderisce all’Idv di Di Pietro, ma nelle ultime settimane ha preferito seguire Massimo Donadi. Lo Monte è «uno furbo, uno che conosce il territorio come pochi, uno che in provincia di Messina ha piazzato consiglieri comunali, sindaci in diversi paesi. Persino in provincia di Palermo è uno potente», confida un ex dirigente autonomista a Linkiesta.

Un altro pezzo da novanta del Centro Democratico di Bruno Tabacci è Pippo Gianni. Famoso perché nel 2005 durante una seduta parlamentare sulle quote rose disse: «Le donne non ci devono scassare la minchia». Gianni è un ex Udc che nel 2010 aderisce al partito di Saverio Romano (Pid), e nelle ultime settimane ha strappato con il centrodestra, aderendo al progetto di Tabacci, con il quale ha avuto sempre ottimi rapporti. Oggi Gianni è deputato regionale, e sarà il valore aggiunto del centrosinistra in provincia di Siracusa, una provincia dove il centrosinistra non ha mai sfondato. E sempre in provincia di Siracusa un altro “mr preferenze” si chiama Titti Bufardeci. Ha recentemente abbandonato il movimento sudista di Gianfranco Micciché, sposando il Centro Democratico di Bruno Tabacci.

In provincia di Agrigento il neo acquisto del centrosinistra si chiama Michele Cimino. Più volte deputato regionale, sempre in area centrodestra, è un altro che ha lasciato il partito di Gianfranco Micciché per andare ad arricchire i consensi del centrosinistra. Qualche giorno fa ha fondato il movimento Voce Siciliana «perché è importante che in questo momento la Sicilia venga difesa dalla politica antimeridionalista che sta cercando di imporre la Lega con la complicità del Pdl e di tutti i partiti ex sicilianisti». Stando ad alcune indiscrezioni raccolte da Linkiesta, «Cimino aiuterà la lista Crocetta, e in provincia di Agrigento farà la differenza». Stesso discorso vale per Franco Mineo, già deputato regionale fra le file di Grande Sud, con un curriculum giudiziario di tutto rispetto, ha dichiarato al quotidiano online BlogSicilia: «Lavorerò per essere la pietra che rompe l’ingranaggio della macchina elettorale del Pdl».

Ecco perché un dirigente regionale di peso del Pd ritiene che queste trasmigrazioni dal centrodestra al centrosinistra valgono «almeno 100 mila voti, e svuoteranno completamente il centrodestra di Berlusconi, Lombardo e Micciché». Ma non è finita. In provincia di Catania il centrodestra ha perso dei pezzi pregiati. Lino Leanza, ex Dc, ex Ccd, ed ex braccio destro di Raffaele Lombardo, dal giugno scorso ha aderito al partito di Pierferdinando Casini. E ha piazzato nelle liste dello scudo crociato un suo fedelissimo consigliere comunale di Catania, Salvo Di Salvo. «Leanza riesce a mobilitare 20 mila elettori per ogni competizione elettorale», racconta a Linkiesta un dirigente dell’Udc. Sempre in provincia di Catania il centrodestra non potrà più contare su Giovanni Pistorio, ex braccio “sinistro” di Raffaele Lombardo, e su Nicola D’Agostino, creatura politica dell’ex governatore della regione siciliana.

Quindi sulla base di questi sommovimenti la partita siciliana al Senato potrebbe per la prima volta essere favorevole al centrosinistra. Ecco perché Silvio Berlusconi starebbe valutando se scendere o meno in Sicilia per cercare di far recuperare terreno al Pdl e al centrodestra. Le due date più probabili sono quelle del 14 e del 15 febbraio. Il Cavaliere dovrebbe far tappa a Palermo e Catania. Ma ancora «è tutto underconstruction», riferiscono dal Pdl siciliano. In sostanza Berlusconi vorrebbe ricomparire in Sicilia ma la preoccupazione c’è ed è grande. Senza i “mr preferenze” «risulta difficile riempire i Palasport come nel 2005».

Twitter: @GiuseppeFalci